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Bassa

“Abusava di me”: bufera sul fondatore della comunità “Oasi 7” di Antegnate

Secondo il "Corriere della Sera" ci sono prove schiaccianti contro padre Zanotti: i filmini e le foto hard sono già stati depositati in Vaticano e alla Procura di Roma, insieme a una denuncia per violenza sessuale

È finito al centro di una vera e propria bufera padre Antonio Zanotti, il frate cappuccino fondatore della comunità “Oasi 7” di Antegnate che da anni accoglie profughi e minori in difficoltà. Ad accusarlo proprio uno degli ospiti della sua struttura che, assistito dall’avvocato Laura Sgrò, avrebbe scelto di raccontare quello che gli sarebbe accaduto nella comunità della Bassa negli ultimi anni, denunciando tutto alla magistratura e alla Santa Sede.

E non sarebbe l’unico: altri due giovani hanno già depositato presso lo studio Bernardini De Pace la propria testimonianza e sono pronti a parlare con i pm e con le autorità ecclesiastiche.

Secondo quanto raccolto dal “Corriere della Sera”, il giovane sarebbe arrivato nella comunità “Oasi 7” nel 2014, abbandonato dai genitori. Lì sarebbe stato accolto con tutte le premure del caso. Anche troppe, forse: “Notai subito – si legge sul Corriere – l’eccessivo lusso nel quale era abituato a vivere padre Zanotti, molto lontano dai costumi francescani. Per circa un anno svolsi attività lavorativa in cambio di solo vitto e alloggio, nonostante padre Zanotti mi avesse promesso una assunzione regolare in tempi brevi presso la cooperativa ‘Rinnovamento’ di Antegnate. Dopo circa 3 mesi dal mio ingresso in comunità il frate cominciò ad approcciarmi sessualmente, prima con abbracci, poi dopo avermi invitato a bere nella sua stanza. Nonostante non fosse mio desiderio avere rapporti sessuali con il frate, non riuscivo a oppormi. Padre Zanotti cominciò a farmi dei regali costosi, qualunque cosa chiedessi me la acquistava. Se accondiscendevo alle sue richieste, mi faceva trovare dei soldi”.

Poi la prima fuga dalla comunità e, qualche mese dopo, il rientro: “Padre Zanotti mi promise che le cose sarebbero cambiate, che avrei avuto un alloggio tutto mio e un lavoro vero. Le cose andarono effettivamente così – si legge ancora -, ma il frate divenne ancora più possessivo. Mi costrinse a prendere del Viagra. Mi diceva sempre: ‘Ci vogliono i soldi, caro mio, io ne ho tanti e tu non hai niente’. Così decisi di andarmene, di nuovo”.

Secondo la testimonianza del ragazzo, dopo la seconda fuga dalla struttura sarebbe arrivato anche un pestaggio. A Bergamo, in zona stazione: “Fui circondato da due ospiti della comunità, che riconobbi, che mi riempirono di pugni e schiaffi lasciandomi a terra sanguinante, non prima di avermi detto: ‘Non tornare più là dentro e vedi di stare molto lontano da qui’. Adesso vivo in un luogo protetto, ma ho paura che possa accadermi qualcosa di brutto”.

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