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Angelo nozza (uil)

“Non basta pensare ai riders per affrontare i problemi del lavoro” video

Il segretario generale della Uil Bergamo non vuole commentare le prime azioni del Governo Conte: “Siamo solamente all’inizio, ma per le grandi riforme occorre coinvolgere tutte le parti sociali”

Prima il lavoro, ma quale e con quali forme di contratto? Angelo Nozza, segretario generale della Uil Bergamo, dà un suggerimento partendo dalla sua esperienza come sindacalista.

Come giudica la prima azione del Governo Conte che ha voluto mettere ordine per i lavori atipici come i riders che consegnano in bicicletta i cibi?

“Credo sia ancora troppo presto per esprimere giudizi in materia di lavoro su questo Governo. Hanno voluto mettere mano a questi contratti atipici, ma perché sono di grande attualità, direi di moda. Diciamo che è un tema che fa molta presa perché questi lavoratori non hanno nessun tipo di copertura o di tutela e, soprattutto, il loro interlocutore è una piattaforma digitale. Se si vuole però affrontare con serietà un tema mettere mano a delle riforme occorre un altro approccio”.

Quale?

“Il Jobs Act ha messo in discussione delle certezze, dei diritti, delle tutele che oggi non ci sono più. In alcune grandi aziende sono rimasti dei capisaldi, ma nelle piccole e medie aziende – di cui è costituita la scocca del sistema produttivo di questo Paese – i lavoratori hanno pagato più tutti gli effetti della crisi. Con il Jobs Act si è intervenuti senza coinvolgere le parti sociali, solo con il Governo Gentiloni si sono volute ascoltare le parti sociali e cercare i rimedi per certe situazioni. Non si deve dimenticare che in tempo di crisi chi non aveva alternative ha accettato tutte le condizioni di lavoro pur di sbarcare il lunario, anche svolgere un lavoro come consegnare cibo con contratti senza tutele, ma si tratta di situazioni transitorie. Ora queste non paiono più tali eppure certi parametri che sono degli sfruttamenti sono diventati definitivi. Prima di dare giudizi complessivi sul Governo Conte bisogna vedere quali misure adotteranno. Per ora non c’è molto sul tavolo da giudicare. Se il governo ci darà la possibilità di discutere sui temi, vedremo. Per ora abbiamo assistito a una sola misura su un tema caldo perché fa titolo in questo momento”.

È un governo dei grandi annunci?

“Sono annunci da campagna elettorale. Le urne ora sono chiuse, c’è un mandato di governo e si deve amministrare. Mi auguro che si coinvolgano le parti sociali, come è avvenuto con il governo Gentiloni. Se parlano della riforma della Fornero, per esempio, ci piacerebbe intervenire perché abbiamo qualcosa da dire in merito in base alla nostra esperienza”.

Lei abolirebbe la Fornero?

“Abolirla significa aprire un grande problema. Quando è stata fatta si sono state sottovalutate le ripercussioni che avrebbe avuto. Penso agli esodati. Certo se si cambia bisogna tenere presente un equilibrio che va garantito oggi e alle nuove generazioni. Non ci sono solamente quelli che devono andare in pensione, si deve pensare anche ai giovani che andranno in pensione in base a ciò che hanno versato. Bisogna vedere se ci sono coperture per tutti, non possiamo far pagare alle giovani generazioni ipoteche future per privilegi odierni di alcuni”.

Di Maio toglierebbe le pensioni d’oro per ridistribuirne in parte su quelle sociali?

“Io temo che succeda quello che è successo con il governo precedente, quando la consulta intervenne e si decise di ridare i soldi a coloro che erano stati tolti. Questo è un Paese dove non c’è mai la certezza delle scelte. Dal punto di vista morale è giusto intervenire in alcune situazioni per aiutare le persone che hanno necessità. Occorre però un criterio, servono delle valutazioni serie e comprovate che non danneggino altri cittadini”.

Veniamo a Bergamo; dove il lavoro non manca se le nostre aziende vanno negli istituti tecnici per svolgere dei colloqui e cercare mano d’opera.

“Qui la fermo. Credo che alcune tipologie di lavoro in aziende siano ormai appannaggio di persone immigrate, e il mio non è un discorso discriminatorio ma basato sull’esperienza. Gli italiani non voglio più svolgere certe mansioni anche se ben retribuite. Alcuni tipo di lavoro sono destinati a persone che vengono da altri paesi. Detto questo, perso che alla base di tutto ci debbano essere per un ragazzo bergamasco, come per un immigrato, tutte le condizioni per svolgere un percorso di studi che permetta loro di avere un lavoro che sia qualificato. Io sono molto favorevole all’alternanza scuola-lavoro. Anzi, sa che cosa le dico?”

Cosa dice?

“Io inserirei dei tipi di contratti che permettano anche nei primi due anni delle superiori di potersi cimentare in estate con il mondo del lavoro. I nostri giovani entrano troppo tardi nel mondo del lavoro e magari hanno già fatto una parte del percorso”.

La sua affermazione è un invito al mondo del lavoro bergamasco che va nelle scuole a scegliere i giovani prima ancora che si affaccino all’università?

“Sì, la scuola è un investimento che una società fa sulle future generazioni. Io credo che un giovane possa correggere in corsa la sua formazione, adattarla alle esigenze. E la scuola e l’università si aprano a corsi permanenti per formare i lavoratori. Si deve e può imparare anche da adulti, un’alternanza scuola lavoro perenne per quanti lo desiderano”.

Avrebbe lasciato i voucher?

“Toglierli è stata una scelta ideologica. Andavano controllati, ma toglierli ha lasciato spazio al sommerso, al lavoro nero e quindi allo sfruttamento. Come ogni misura non bisogna mai abusare, ma non li avrei tolti”.

La nostra è una società che guarda alle donne? Le prende in considerazione?

“La nostra società italiana non è all’altezza dell’Europa. Una società moderna deve mettere tutti nelle condizioni di base per conciliare lavoro e famiglia. E da noi le donne spesso sono escluse, non hanno la possibilità di accedere al lavoro o a dei servizi che permettano loro di realizzarsi. Penso ai contratti part time che spesso le aziende ignorano o evitano, magari pensando di utilizzarli solamente al mattino. Ma una donna potrebbe anche svolgere un lavoro nel pomeriggio o serale, se ci fossero strutture come asili o centri di animazione per i bambini. In Italia dobbiamo ancora lavorare molto sia sui contratti sia alle infrastrutture. Chi assume, penso alle aziende, deve guardare alla soddisfazione dei propri collaboratori. Se sono sereni lavorano di più e meglio”.

Ci sono almeno le condizioni per un cambiamento?

“Per ora c’é un ribaltone a livello nazionale che non ha lasciato indenne Bergamo. Anche se negli ultimi anni e mesi la nostra città e la nostra provincia sono state protagoniste di un grande e positivo cambiamento. Purtroppo viviamo un’epoca in cui tutti sono arrabbiati, c’è un malcontento generale difficile da capovolgere. Se non si pensa positivo, se non torna la fiducia e l’ottimismo, mi permetto di dire anche la speranza di costruire un mondo migliore credo che la nostra società perderà l’occasione di creare le condizioni e le infrastrutture per recuperare i soggetti più fragili come le donne e i bambini, i lavoratori precari. La forbice delle differenze va ridotta e per far questo serve un lavoro di società che coinvolge tutti”.

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