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Parla l'ex sindaco

Foppolo, Berera interrogato due ore e mezza: nega su incendio e gara truccata

Davanti al pm ribadisce la sua versione sui 700mila euro a Hong Kong e parla del rogo doloso alle seggiovie: ad appiccarlo, secondo lui, fu qualcuno della valle. Sugli ultimissimi sviluppi dell'inchiesta gli inquirenti mantengono alto il riserbo

Un interrogatorio durato poco più di due ore: dalle 16 alle 18,30. Non un’infinità, considerando che quella dell’ex sindaco di Foppolo è la figura chiave dell’inchiesta che ha travolto l’alta Valle Brembana. Mercoledì 11 luglio, Giuseppe Berera è tornato a parlare agli inquirenti. Lo ha fatto per la quarta volta da quando è finito nel mirino della Procura di Bergamo: la prima il 7 febbraio 2017, la seconda e la terza in occasione degli interrogatori di garanzia successivi ai domiciliari e al carcere, il 20 aprile e il 27 giugno 2018.

Davanti al pubblico ministero Gianluigi Dettori, l’ex primo cittadino, assistito dall’avvocato Enrico Pelillo, avrebbe nuovamente ammesso di aver intascato una tangente dall’imprenditore della neve Sergio Lima. Con un piccolo elemento di novità rispetto a quanto dichiarato poche settimane fa: allora, durante l’ultimo interrogatorio di garanzia, aveva detto di ricordare solo 50 mila euro dei 75 mila di cui si parla nell’ordinanza del gip Ilaria Sanesi. Una cifra, quest’ultima, che ora sarebbe stata confermata dallo stesso Berera (stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, i soldi transitavano da un conto corrente aperto in Austria dall’imprenditore Giancarlo Montini e servivano a Lima per garantirsi lavori all’interno del comprensorio sciistico, senza passare da gare di evidenza pubblica. Versione poi confermata dai diretti interessati).

Nel corso delle indagini era emerso anche un trasferimento di circa 700 mila euro dalla Brembo Super Ski (la società degli impianti poi fallita) in favore di una società di Hong Kong, giustificata da una presunta attività di ricerca di investitori asiatici. Soldi distratti dalla Bss in fallimento, aveva ipotizzato la Procura; soldi persi in un investimento per recuperare denaro da mettere nella telecabina sostiene Berera, omessi nella contabilità per la “vergogna” di essere stato truffato. Motivo, avrebbe ribadito l’ex sindaco, alla base della mancata denuncia.

Dagli ultimi elementi emersi durante le indagini, si è passati a quelli che le indagini le hanno scatenate: ovvero l’incendio doloso alle seggiovie Quarta Baita e Montebello di Foppolo nel luglio 2016, e la presunta turbativa d’asta per l’installazione della cabinovia Ronchi-Montebello, gara poi vinta dalla Graffer di Sergio Lima, unica società a presentarsi.

In entrambi i casi, Berera si è difeso. Chi e perché ha appiccato il fuoco alle seggiovie è quel che si chiedono da Foppolo in giù da due anni a questa parte. La convinzione di Berera è che sia stato qualcuno della valle (anche se indizi specifici l’ex sindaco non ne avrebbe forniti). E la presunta gara truccata? Anche qui, nega ogni coinvolgimento. Dopo l’incendio – dice – era necessario intervenire, e Lima era quello più abituato a lavorare sugli impianti di risalita usati.

Lunedì 2 luglio, prima di Berera era stato sentito dagli inquirenti l’imprenditore di Città Alta Giancarlo Montini (ora ai domiciliari dopo che il pm ha accolto l’istanza di attenuazione presentata dall’avvocato), mentre venerdì 6 era toccato a Lima. Ma quel giorno, in piazza Dante, si è intravista anche la figura dell’ex presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, ascoltato in quanto persona informata dei fatti. L’ex governatore non risulta nella lista degli indagati, ma è stato citato dall’ex vicesindaco di Carona Mauro Arioli durante una deposizione spontanea rilasciata nelle scorse settimane. Sentirlo significa anche misurare l’attendibilità delle parole di Arioli che, tra le altre cose, avrebbe riferito di una cena svoltasi a Treviglio con personaggi gravitanti nell’orbita di Comunione e Liberazione, tirando in ballo appunto Formigoni, l’ex assessore regionale Marcello Raimondi e perfino l’ex ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi. Su questo fronte, nulla filtra dalla Procura.

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