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I retroscena

Blitz di Zingonia: una notte con i carabinieri, gli eroi senza paura fotogallery video

Siamo stati con i militari durante l'operazione "Nuova Zingonia 2" alla ricerca di droga e armi. Una squadra che unita supera ogni timore

Il ritrovo è al comando di Treviglio all’una di notte. Un paio di ore prima di entrare in azione. Il tempo di indossare la divisa, caricare le armi e ascoltare le ultime direttive dei superiori. Un’ora dopo si sale a bordo di auto e furgoni. I volti sono tesi. Da quelli dei più giovani traspare un pizzico di emozione. Non siamo a Scampia o a Palermo, ma anche qui nella Bassa i rischi ci sono e la vita ha lo stesso valore. I carabinieri ogni giorno la mettono in gioco per contrastare la criminalità e garantire sicurezza ai cittadini

Alle 2.45 il capitano Davide Onofrio Papasodaro dà l’ordine di via. Si parte. La missione di questa notte è delicata. Un maxi blitz, un altro dopo gli otto degli ultimi due anni, a Zingonia, in quell’area che negli anni ’60 avrebbe dovuto diventare un fortino industriale ma ora è un covo di spacciatori. Spesso senza scrupoli e capaci di uccidere i rivali. Come accadde nel novembre del 2015.

I militari, 150 in totale (tra cui alcune donne) a bordo di una quindicina di veicoli arrivano ai palazzoni della malavita poco prima delle tre. In fila. Con i loro lampeggianti illuminano la notte. Agiscono subito. Tutti sanno cosa fare. Non si può perdere nemmeno un secondo. Bisogna cogliere di sorpresa i malviventi che vivono lì. Spesso in modo abusivo.

La paura? Se c’è si supera osservando il distintivo portato con orgoglio sul petto. E grazie al gruppo. Di colleghi, ma anche di amici. Una pacca sulla spalla per incoraggiare un compagno che sta facendo irruzione in un appartamento sospetto. Un pollice alzato per complimentarsi con un altro che ha fermato un pusher. C’è anche questo dietro all’operazione “Nuova Zingonia 2” che ha portato al ritrovamento di clandestini e di droga. Il lato umano di un gruppo di ragazzi che non si sono accontentati di un posto in fabbrica o in ufficio. Ma hanno scelto di diventare, a loro modo, eroi.

L’operazione dura un paio d’ore. Negli appartamenti la situazione è, se possibile, peggiore di quanto si possa pensare. Condizioni igienico-sanitarie al limite della decenza umana. L’aria è quasi irrespirabile per l’odore di degrado. In spazi di cinquanta metri quadrati alloggiano anche in dieci. Magari con bambini.

Tre gli edifici controllati. Abitazione per abitazione. Angolo per angolo. All’improvviso da un piano si sentono dei colpi. Non sono di pistola. Qualcuno si rifiuta di aprire. Così i carabinieri, aiutati dai vigili del fuoco, sono costretti a sfondare la porta. Il momento è delicato. Non si sa chi o cosa si possa trovare all’interno. Questa volta sono quattro africani senza permesso di soggiorno. Alla fine saranno una trentina quelli clandestini, trasportati al comando con due pullman.

Con le forze dell’ordine ci sono anche tre cani delle unità cinofile. Coccolati da tutti e premiati con biscotti per il duro compito di annusare qualsiasi pertugio, alla ricerca di sostanze illecite.

La spedizione si conclude intorno alle 5. Quando il sole inizia a spuntare, si torna alla base. Tutto è andato secondo i piani. Stavolta i superiori non danno ordini, ma fanno i complimenti per il risultato. Non troppi, non bisogna montarsi la testa ma pensare subito alla prossima missione.

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