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Le interviste

25 Aprile dei giovani: cosa conoscono, come l’hanno vissuto?

25 aprile: solo un'occasione per fare grigliate con gli amici? Siamo andati a chiedere ai giovani il significato di questa giornata: ecco le loro risposte

“Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste? Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà… l’onestà… l’onestà. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto. La politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo, se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato” (Sandro Pertini 1983, Milano).

Il 25 aprile del 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dalle forze nazifasciste costringendole alla resa. “Arrendersi o perire!” non fu solamente un grido di battaglia ma un inno alla libertà da un nemico oppressivo e collerico nei confronti dell’alterità e del “diverso”. In pochissime parole venne racchiuso il desiderio di ripulire l’Italia da tutte quelle milizie che inneggiavano all’odio e al razzismo. Il 25 aprile, in Italia, si festeggia la fine di un periodo buio. Il 25 aprile, l’Italia trovò la forza per dire basta alle ingiustizie e ai soprusi di un antagonista dei diritti civili.

Ma che cosa ne sanno i nostri giovani di questa data, carica di significato e speranza, scolpita all’interno della nostra storia nazionale? BGY ha intervistato molti di voi per capirlo.

Abbiamo incontrato Sara Deleidi, una ragazza bergamasca che (qualche anno fa) ha avuto modo di chiacchierare con un partigiano proprio per stendere la tesina della maturità. “Ciò che mi è rimasto maggiormente impresso” ci racconta con una voce strozzata “Sono le lacrime che gli rigavano il volto nel raccontarmi un episodio che lo ha poi perseguitato per tutta la vita: un giorno vicino a Fonteno si trovò faccia a faccia con un ragazzo di sedici o di diciotto anni, probabilmente con i suoi stessi sentimenti ma con la divisa di un altro colore. Inizialmente cercò di fargli capire che non avrebbe mai sparato a un suo coetaneo. Questi, però, alzò il fucile e per la paura il partigiano gli sparò. Mi disse che i suoi occhi erano sbarrati, era come se fosse stato drogato prima del rastrellamento o peggio, era pietrificato dalla paura. Penso che quegli occhi lo perseguitarono per tutta la vita. Uccidere una persona è la cosa peggiore che possa capitare a un uomo”.

Ciò che rimane ai nostri ragazzi sono solo racconti tramandati, ormai, di generazione in generazione. Ma perché è così importante ricordare?

“Molto spesso mi rendo conto di quanto si voglia guardare al passato ma, purtroppo, senza trarne veramente un insegnamento che sia valido al giorno d’oggi”. Non possiamo ignorare le parole di Melissa Martinoli.
Nonostante il prezioso insegnamento custodito in vecchi tomi scolastici, si tende a ignorare quanto la guerra causi problemi. Sepolti in qualche terreno spoglio, giacciono ancora molti cadaveri. La Terra non ha smesso di piangere per anime innocenti trucidate da bombe e fucili.

“Secondo me” ci spiega Martina Mazzucchelli “del 25 aprile se ne parla poco e ciò comporta il rischio che diventi una normale festa segnata sul calendario, di cui non se ne conosce affatto il significato”.

Noi non vogliamo che il 25 aprile sia solo un giorno di vacanza, siamo qui per ricordare che ci vuole più coraggio per conquistare la pace e la libertà piuttosto che per combattere una guerra che insabbia valori quale l’uguaglianza. Vogliamo mantenere vivo il ricordo di giovani che, alla nostra età, hanno attraversato l’inferno combattendo per gloriosi ideali più grandi di loro.

“Questa data mi dà sia un senso di sollievo che di tristezza. In primis perché segna la fine di una mostruosità e in secondo luogo perché se ripenso a tutte le cose brutte causate dal nazismo mi viene da piangere”. Laura Migliazzi descrive in poche parole il pensiero di tutti i ragazzi che abbiamo avuto modo di intervistare. Il grido dei morti in battaglia ci serva da monito, nella speranza che le barriere vengano infrante e che i rumori degli spari non si sentano più. Alla fine combattiamo tutti per lo stesso ideale: la libertà.

Chiara Carrara ci parla, per l’appunto, dei risultati conseguiti grazie allo sforzo di soldati che tra le braccia stringevano la speranza e nella bocca masticavano parole come “libertà”. “Penso che grazie alla liberazione noi possiamo avere la libertà di essere ciò che ci sentiamo di essere. Abbiamo la libertà di esprimerci, abbiamo la libertà di credere in un Dio diverso da quello dei nostri amici, abbiamo la libertà di parlare di ciò che ci è più congeniale ma, specialmente abbiamo la libertà di vivere”

Consapevoli del fatto di essere fortunati, siamo giovani immersi in una realtà ovattata, tutelati da ogni forma di angheria, ma non è sempre stato così.

“Sono sincera” ci confessa Camilla Gagliardi “Ci sto pensando perché me l’hai chiesto. Purtroppo siamo troppi immersi in questa realtà distorta e superficiale, presi da problemi molto spesso inesistenti e non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siamo fortunati. Però penso anche che sia una questione di educazione, nel senso che se le cose venissero spiegate in un altro modo, forse, verrebbero recepite diversamente”.

A tal proposito, abbiamo ritenuto opportuno incontrare una docente dell’Istituto Comprensivo di Costa Volpino, Rosanna Cretti. “Molte persone non conoscono questa data, un po’ perché quando eravamo giovani noi la guerra era terminata da qualche decennio quindi era ancora viva nella mente di tutti; ora sta scemando perché non ci sono più anziani che ci possano colpire il cuore con i racconti dei loro vissuti. È molto importante che a scuola si parli di ciò che è accaduto. La liberazione dalla dittatura è stata una delle tappe più importanti della storia d’Italia, perché la dittatura (che sia di destra o di sinistra) è sempre estremamente nociva per la salute di un uomo”.

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