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La riflessione

Prof bullizzato, scuola 6 in ginocchio: ora rialzati e sali in cattedra

La vittima è un prof di 64 anni, che insegna italiano e storia. Il bullo, invece, è un ragazzino di 15 anni

L’ennesimo atto di violenza nei confronti di un professore. L’ennesima presa di coscienza del fatto che, probabilmente, la scuola non ce la fa proprio più. E con essa i suoi docenti.

È successo nella periferia di Lucca, nell’istituto tecnico commerciale “F.Carrara”: la vittima è un prof di 64 anni, che insegna italiano e storia, un docente che da anni, ormai, fa questo mestiere. Il bullo, invece, è un ragazzino di 15 anni che urla al professore di mettergli 6 in un’interrogazione e di non farlo arrabbiare perché è lui che comanda in quell’aula.

“Lei non ha capito nulla. Chi è che comanda? Si inginocchi!”, riecheggia nell’aula, mentre il bullo punta il dito contro l’insegnante e cerca di strappargli dalla mano il registro per poter decidere lui quale voto deve comparire di fianco al suo nome. Di sottofondo le risate dei compagni. Il professore, invece, non dice niente, non reagisce: non dirà neppure nulla al preside e altri colleghi che prenderanno coscienza del fatto solo quando verrà messo in rete il video girato dai ragazzi che hanno filmato l’intera scena.

I responsabili vengono individuati e denunciati alla Procura del Tribunale dei minorenni di Firenze e lo studente si scusa. Ma ci sono scuse possibili per un fatto del genere? I ragazzi coinvolti rischiano sospensioni superiori ai quindici giorni e dunque anche la bocciatura. Il prof dichiara di aver avuto l’impressione che non sia stato uno scoppio d’ira improvviso ma qualcosa di studiato (“Probabilmente volevano metterlo sul telefono e poi farlo girare e parlarne”, ha detto alla Gazzetta di Lucca). E il fatto continua a far parlare di sé, discutendo sui social, con dichiarazioni e accuse nei confronti del professore, degli studenti, della scuola, dei genitori, della società…

Trovare un colpevole in queste situazione non è mai facile. “Ogni potere ha la propria legittimazione”, si insegna nelle scuole durante le ore di filosofia e storia. Quindi, è lecito domandarsi: atti così fuori dal buon senso e dalla buona educazione da chi sono legittimati? Perché questo ragazzo si sente non solo libero, ma percepisce come un suo diritto prendere a male parole il professore, figura che, dalla notte dei tempi, dovrebbe far nascere negli studenti reverenza, stima e, passatemi il termine, anche venerazione? Oltre al video diventato virale in pochi giorni, gli inquirenti hanno trovato nei cellulari degli studenti altri tre filmati, probabilmente registrati in momenti diversi, ma sempre nella stessa classe e con lo stesso insegnante. Gli autori delle minacce, quindi, sarebbero più di uno.

Perché gli viene permesso? Ed è giusto non reagire per paura delle possibili conseguenze, per le quali il bullo diventa vittima?  Come ha fatto, la scuola, ad arrivare a questo punto? Come hanno permesso, i genitori, che i loro figli arrivassero a questo punto? Perché noi studenti siamo arrivati a questo punto?

“Hey, teacher, leave the kids alone”, cantavano i Pink Floyd. Un grido di ribellione, di lotta, di rivoluzione dei giovani di allora che volevano andare contro un sistema – quello della famiglia, della scuola, della chiesa e della società – considerato troppo coercitivo da parte della nuova orda giovanile. Ma davvero l’episodio di Lucca può essere considerato un atto ribellione contro il sistema?

Io la chiamerei noia, invece, condita con una certa dose di stupidità. E quel che è peggio è che tutto è avvenuto tra le risate dei compagni: perché la violenza verso i deboli viene vista come un gioco, un atto di cui ridere e da legittimare, ancora una volta. Ma, d’altronde, si sa, il riso abbonda sulla bocca degli stolti e la bontà e il rispetto rimangono due delle materie più difficili da insegnare.

Forse ci sarebbe bisogno di un nuovo grido: “Hey, school, don’t leave the kids alone“. Perché noi tutti abbiamo ancora bisogno di te.

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