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Il caso

Articolo su gay e lesbiche: la scuola dice no alla pubblicazione sul giornalino

È successo al liceo linguistico Giovanni Falcone

Purtroppo è successo di nuovo. A poco più di un anno dallo scandalo che si era creato attorno al giornalino del Secco Suardo “Pink Freud”, reo di aver pubblicato un articolo nel quale una ragazza esprimeva le proprie opinioni in merito all’uso di anticoncezionali e per questo chiuso immediatamente (e mai più riaperto) (LEGGI QUIun’altra testata diretta da studenti liceali è stata costretta a non parlare di un argomento “scomodo” a causa degli incessanti colpi della censura.

Siamo al liceo linguistico Giovanni Falcone di Bergamo.

L’autore, che ha desiderato rimanere anonimo, scrive un articolo per il giornalino scolastico “1993” sulla comunità LGBT+ (che letteralmente significa “Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender, Queer e tanti altri), incoraggiando queste persone ad accettare la loro identità senza vergognarsene e aprirsi al mondo facendo affidamento sui propri amici e parlando con loro, al fine di non nascondere le proprie insicurezze come polvere sotto il tappeto.

Nel testo si leggono frasi profonde e addirittura commoventi, come “È assolutamente normale provare sentimenti, ma deve diventare altrettanto normale la possibilità di discutere di ciò che ci tormenta, senza avere paura di essere giudicati”, oppure ancora “Ognuno di noi è importante ed ognuno di noi è una persona che vale. Bisogna solo accettare qualunque fatto ci riguardi ed aiutare gli altri. Non c’è altra vita, bisogna vivere oggi, bisogna vivere adesso!”, concludendo nel finale con un signorile “Non avere paura, ci sono e ci saranno sempre persone che si preoccuperanno per te e per le quali tu sei importante, è normale essere sé stessi”, segno che chi sta scrivendo ha veramente molto a cuore la questione.

L’articolo è stato bocciato in quanto “la scuola non è tenuta a sapere l’orientamento sessuale di studenti e\o docenti” e inoltre perché questo “potrebbe offendere comunità religiose”, quasi come se ci trovassimo negli anni 30’, dove il laicismo non esisteva, dove non c’era comprensione per chi è “”“diverso””” (da mettere almeno tra sette virgolette) e dove nessuno poteva parlare di questi argomenti, considerati scomodi e dannosi, lasciando così le persone che soffrono per tale situazione sole e costrette ogni giorno a dover accettare una situazione che li consuma dall’interno.

I giornalini scolastici sono, e devono sempre restare, tele bianche in cui gli studenti sono liberi di dare sfogo, rigorosamente nel rispetto degli altri, alla loro vena creativa e alle proprie opinioni, senza mai preoccuparsi di incappare in censure insensate, e in certi casi definitive chiusure, in nome dell’assurda idea che certi argomenti rappresentino un pericolo mortale per chi legge.

Forse a tutti farebbe bene un veloce ripasso della nostra Costituzione, leggendo bene l’articolo 21 che recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Il Liceo Linguistico Falcone ha voluto fornire, tramite il proprio referente per il contrasto al bullismo e cyberbullismo, la propria versione: “È per noi importante precisare che da parte dell’Istituto non c’è mai stata alcuna intenzione censoria. Il ‘Falcone’ è e resta una scuola aperta e inclusiva, e il dialogo avviatosi in questo momento lo dimostra. Nel confronto tenutosi con i rappresentanti abbiamo convenuto che l’aspetto più importante dell’eco mediatica di questo articolo sia stato il dibattito generatosi, e non solo nel nostro Istituto, relativo all’argomento. Desideriamo infine che tutte le nostre studentesse e i nostri studenti si sentano accolti e al sicuro, qualunque sia la loro identità”.

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