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L'operazione

Incendi ai parcheggi dell’aeroporto, 5 arresti: “Così volevano alterare il mercato” video

Le indagini hanno permesso di accertare l'esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale, il cui vertice operativo sarebbe un pregiudicato di origini napoletane residente a Bergamo. In cella anche tre ucraini

Sono stati arrestati dai carabinieri i presunti responsabili degli incidenti ai parcheggio dell’aeroporto di Orio al Serio. Gli incendi dolosi si sono verificati nel 2017 all’Azzurro Park e al Blu Parking di Grassobio, strutture utilizzate dai clienti dello scalo. Il primo il rogo aveva causato il danneggiamento di 2 vetture, il secondo di ben 51.

Domenica 11 marzo, nei Comuni di Bergamo, Milano e Sant’Anastasia (Napoli), i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 5 persone di cui 4 in carcere e uno all’obbligo di dimora con prescrizioni, emessa dal Tribunale di Bergamo. Il provvedimento scaturisce da una complessa e articolata attività investigativa coordinata dalla procura della Repubblica di Bergamo e denominata “Park on Fire” protrattasi dal giugno 2017 al gennaio 2018.

incendi parcheggi

I rilievi condotti sul posto dalla sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri hanno consentito di stabilire l’impiego di bottiglie incendiarie (8 delle quali ancora integre, rinvenute e sequestrate in un’aiuola a circa 300 metri dall’Azzurro Park).

Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di un sodalizio criminale il cui vertice operativo sarebbe un pregiudicato di origini napoletane, L.G, 36enne residente a Bergamo tutt’ora sottoposto al regime degli arresti domiciliari, ex dipendente della Società Azzurro Parking srl, nonché amministratore della Società Orio Big Parking srl che gestisce parcheggi a Seriate e a Grassobbio. Individuate anche 3 persone di nazionalità ucraina: il 35enne P.G, il 41enne L.D e il 30enne C.A., domiciliati nel Milanese e ingaggiati da un cugino dell’indagato L.G.: sarebbero gli esecutori materiali degli incendi, a cui è stata corrisposta dal 15 al 26 giugno 2017 la somma complessiva di 750 euro.

Incendio Grassobio

Il movente degli incendi? Intimidire i titolari dei parcheggi al fine di imporre i prezzi stabiliti dal sodalizio criminale e alterare così la concorrenza di mercato, ricostruscono gli inquirenti.

I reati contestati sono: incendio doloso, detenzione e porto illegale di bombe molotov, nonché evasione nei confronti del capo del sodalizio (in quest’ultimo caso attestava falsamente di essere andato dal suo legale mentre in realtà si trovava a trascorrere con la famiglia una vacanza al mare in Versilia utilizzando l’auto di un’ignaro cliente, riportano sempre i carabinieri).

Saranno eseguiti 7 provvedimenti di perquisizioni domiciliare e personale a carico dei soggetti colpiti dalla misura cautelare e di altri soggetti indagati in stato di libertà.

Incendio Grassobio

Nella ricostruzione degli inquirenti e del pm titolare dell’indagine Raffaella Latorraca, il mandante sarebbe entrato in contatto con gli esecutori materiali grazie all’intermediazione del cugino, D.A., 27enne incensurato e residente a Sant’Anastasia, in provincia di Napoli, ma con grossi agganci con la criminalità organizzata e con un fratello in carcere per associazione mafiosa: sarebbe stato lui, tramite un gruppo di ucraini gravitanti nel Napoletano e per i quali la procura aveva chiesto altre ordinanze di custodia cautelare, ad arrivare ai tre cittadini ucraini domiciliati nel milanese e arrivati a Orio per commettere il reato.

Tra l’incendio del 14 e quello del 16 giugno, i carabinieri di Bergamo hanno sventato anche un terzo colpo, programmato presumibilmente per il 15: i militari dell’Arma, infatti, quella notte hanno sequestrato ben 15 bottiglie molotov pronte all’uso in un’aiuola nelle vicinanze dell’Azzurro Park.

Il mandante viene descritto come un soggetto dall’alta capacità e propensione a delinquere, un imprenditore giovane e spregiudicato che in pochissimo tempo era riuscito a ritagliarsi uno spazio di primissimo piano in un settore attorno al quale gravitano alte somme di denaro, applicando tariffe in alcuni casi pari alla metà di quelle dei concorrenti: secondo gli inquirenti L.G. avrebbe incolpato alcuni imprenditori concorrenti di una visita della Guardia di Finanza del 12 giugno 2017, durante la quale era emersa la posizione irregolare di alcuni dipendenti. Sarebbe stato quell’episodio a innescare in lui una sete di vendetta, poi pianificata lucidamente fino al compimento degli atti incendiari.

Al momento nessun provvedimento è stato preso nei confronti della società gestita da L.G., che dal settembre dello scorso anno vede al vertice una nuova figura imprenditoriale.

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