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“Fiabe dritte per un mondo storto”: Rumi, 26enne bergamasco, torna in libreria

Le fiabe raccolte sono raccontate dai bambini di una città di soli bambini agli adulti che vivono in una città di soli adulti

L’innocenza e il non sentirsi adatti: due temi presenti nelle vite di molte persone, due temi che nella società di oggi sono sempre più comuni. Temi che, inoltre, rappresentano la caratteristica comune delle sei fiabe contenute all’interno della raccolta “Fiabe dritte per un mondo storto”, quarto libro pubblicato dal 26enne bergamasco Rumi Nicola Crippa.

Le fiabe approfondiscono tematiche adulte e hanno uno stile di narrazione molto particolare: sono infatti raccontate dai bambini di una città di soli bambini agli adulti che vivono in una città di soli adulti.
I temi sono molti ampi: dalla scarsa autostima all’importanza del dialogo, dalla paura di soffrire alla separazione dei genitori, passando per il ruolo dell’arte (la possibile soluzione in grado di riportare i colori in un mondo ormai inesorabilmente grigio) o per l’incapacità tipica di molti adulti di collegarsi col proprio bambino inferiore.

Le fiabe sono: “Dentro o Fuori”, “La Caverna di Oi”, “La Coraggiosa Storia di Lauro”, “Un Mondo a Colori”, “A Nascondino con i Sogni” e “Celestino Sifulino”. Quattro di queste sei hanno ricevuto menzioni o premi letterari: “La Caverna di Oi” ha ottenuto una menzione speciale dal Premio Marudo 2015, “Un Mondo a Colori” è risultata decima classificata alla I edizione del concorso letterario nazionale «Una perla per l’oceano 2016», “A Nascondino con i Sogni” ha ottenuto una menzione speciale per il premio nazionale «Il Narratore 2016» e infine “Celestino Sifulino” è giunta terza classificata alla II edizione del concorso letterario nazionale «Versi Sotto Gli Irmici 2015».

Meditazione e scrittura: due attività che hanno un peso specifico notevole all’interno della tua vita privata. Rappresentano anche un binomio importante nella tua vita lavorativa oppure questi due mondi non interagiscono fra loro?

«Sono assolutamente correlati. Quando ebbi la mia prima pubblicazione – un racconto inserito all’interno di un libro di racconti – decisi di fondare il Collettivo Artistico Zorba, un collettivo di persone che viaggia sul binomio arte-consapevolezza: da una parte si lavora sulla relazione fra crescita artistica e crescita spirituale di ognuno, mentre dall’altra sul beneficio che si trae dall’opera d’arte (qualunque essa sia) o da un’esperienza spirituale. Quel che scrivo, quindi, è pieno di ciò che riguarda il mio percorso di conoscenza di me: tutti i racconti e le poesie del mio primo libro “Riflessi”, per esempio, sono nati in seguito a esperienze di meditazione, e allo stesso modo “Fiabe dritte per un mondo storto” ha molto a che fare con il bambino interiore».

Questo binomio fra arte e consapevolezza di sé emerge anche all’interno dei tuoi corsi di storytelling e scrittura creativa?

«Sì, le parole di questo binomio si abbinano molto anche nel lavoro che faccio. Nei vari seminari che conduco mi occupo di storytelling e scrittura creativa, ma lo faccio in maniera esperienziale: l’obiettivo è quello di usare la finalità del produrre scrittura come veicolo per creare esperienze emotive che portino ad una maggiore conoscenza di me stesso. Prima di scrivere, cerco di far vivere le esperienze: è ovviamente impossibile aver vissuto ogni singola esperienza, ma bisogna cercare di immedesimarsi e di comprendere ciò che sta alla base di ogni fatto, per poi poterlo interiorizzare e vivere».

Immigrazione, uso della tecnologia, rapporto con i genitori e ruolo dei sogni: quattro delle tante tematiche che emergono dalle sei fiabe raccolte in “Fiabe dritte per un mondo storto”. Si può dire che esse rispecchiano la società entro cui Rumi Crippa ha vissuto e tuttora vive?

«Sì, lo si può fare, in quanto sono temi molto coerenti col messaggio che volevo trasmettere: sono delle tematiche che vanno da quelle più esteriori a quelle più interiori, e che sono fortemente legate con la realizzazione umana. L’immigrazione riguarda l’Italia, Bergamo, il mondo bianco ma soprattutto riguarda me, poiché nel 2015 ho lavorato come operatore d’accoglienza in un campo di richiedenti asilo politico. Quest’esperienza mi ha colpito molto: in positivo, facendomi vedere la bellezza del popolo dei migranti, ma anche in negativo, rendendomi cosciente della bruttezza dell’accoglienza messa in atto in Italia. Inoltre, è pur vero che rappresenta una tematica esterna, ma ha anche dei forti rimandi interni: chiunque, infatti, può sentirsi non accolto, nella società così come in famiglia. La tecnologia, invece, è per me un grande problema della nostra società: si dice che siamo la “società dell’iper-connessione”, ma in verità non ci rendiamo conto che stiamo perdendo la connessione con la natura e col confronto umano, nascondendoci dietro a mezzi tecnologici. Sono certamente favorevole al suo sviluppo e al suo uso consapevole ma secondo me bisognerebbe istituire dei corsi di filosofia della tecnologia. La terza tematica riguardava la genitorialità, che rappresenta il primo aspetto della ricerca interiore: io seguo molto Osho (mistico e maestro spirituale indiano, ndr) e lui era il primo a dire che per cercare se stessi c’è prima bisogno di spogliarsi dal condizionamento dell’infanzia, dal rapporto col proprio nucleo famigliare, che rappresenta il teatro dei nostri condizionamenti. Infine, il ruolo dei sogni è qualcosa che mi ha sempre affascinato tantissimo: essi rappresentano l’onirico, il nostro magico, allo stesso modo della poesia, il cui bello risiede nel non dover necessariamente seguire le regole dell’analisi logica e grammaticale, ma nel portare il lettore in un’altra dimensione, in una nuova sfera dove la tecnologia non trova spazio. I sogni e la poesia rappresentano quindi un punto d’arrivo, ed è bello che un libro di fiabe ti conduca a cercare i tuoi sogni».

E adesso? Quali sono i tuoi progetti? Stai già lavorando a qualcosa di nuovo?

«Ora sto scrivendo un romanzo, il mio primo, dove la tematica principale è quella dell’amore, presente in una duplice sfumatura: da una parte, l’amore che nasce fra il protagonista, un operatore d’accoglienza in un campo profughi, e una mediatrice culturale senegalese; dall’altra, la storia d’amore fra l’operatore e i richiedenti asilo politico. Mi ci sto impegnando molto e ne sono davvero contento».

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