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I dati

Troppi cervelli in fuga, Italia tredicesima nella classifica dei ricercatori più citati al mondo

Tra gli italiani citati all'estero c'è Maurizio Corbetta, uno dei cento scienziati più conosciuti al mondo

Nella classifica dei ricercatori più citati al mondo nel 2018 l’Italia resta al tredicesimo posto con 46 studiosi in una lista di 3.539 (l’1,3 per cento). Come scrive Repubblica, il nostro Paese è dietro, oltre a una grande potenza scientifica come gli Usa, largamente in testa con 1.644 “Highly cited researchers” (il 46,4 per cento del totale), a Gran Bretagna (344 ricercatori citati) e Cina (249).

Alle spalle ci sono Germania, Australia, Olanda, Canada, Francia, Svizzera, Spagna e Arabia Saudita. Tutte queste nazioni, Arabia compresa, hanno iniziato a importare professori italiani alimentando la fuga dei cervelli, maturi e giovani.

Chi sta davanti a noi cresce: tutti, a parte il Giappone (decimo). Nelle ultime quattro stagioni la Cina è salita in citazioni del 58 per cento. Anche gli investimenti pubblici e privati in ricerca sono aumentati nelle nazioni che migliorano le loro performance.

Se si sommano i ricercatori citati in Italia e quelli in fuga (una fuga in alcuni casi stanziale, visto che i protagonisti hanno preso una seconda cittadinanza) l’Italia mette nella lista Reuters 75 studiosi “highly cited” (il 2,1 per cento del totale).

Tra gli italiani citati all’estero c’è Maurizio Corbetta, uno dei cento scienziati più conosciuti al mondo, neurologo laureato all’Università di Pavia ora in classifica per i suoi studi sul cervello portati avanti alla Washington School. Lo hanno chiamato a fine 2015 a dirigere la clinica neurologica dell’ospedale di Padova, ma i suoi “papers” arricchiscono ancora la bacheca dell’ateneo statunitense.

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