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Cinema

La recensione

“Chiamami con il tuo nome”, il tuo nome è “capolavoro”

Col film ambientato a Bergamo, Luca Guadagnino ha veramente fatto centro e tengo le dita incrociate augurandogli che almeno una di quelle 4 nominations gli valga una statuetta d’oro

Titolo: Chiamami con il tuo nome (originale: Call me by your name)
Regia: Luca Guadagnino
Attori: Armie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar
Durata: 132 minuti
Giudizio: *****

Eureka, finalmente questo giorno è arrivato! Dopo tante visioni mediocri e deludenti, finalmente un film da prima classe che merita le tanto agognate 5 stelline. Ebbene sì, e non lo dico solo perché alcune scene del film sono state girate proprio nella nostra meravigliosa Bergamo, anzi! Ma non corriamo troppo e partiamo dall’inizio.

Estate 1983. Siamo da qualche parte nella campagna cremasca e Elio Perlman, un ragazzino di 17 anni (interpretato dall’incredibilmente talentuoso Timothée Chalamet), si gode le vacanze estive insieme ai genitori nella loro incantevole villa settecentesca. I Perlman sono una famiglia di origine ebraica italo-americana e in casa loro si respira cultura classica a pieni polmoni; tra il padre che esamina statue in stile ellenistico, la madre che legge romanzi francesi in tedesco e Elio che suona al pianoforte brani di Bach.

Nella calura di un’estate afosa le giornate scorrono lente, scandite solo dal frinire delle cicale. Finché, in un giorno come gli altri, arriva alla villa un giovane adone, alto e biondo, di nome Oliver. Si tratta di uno studente americano di 24 anni, venuto a casa Perlman per lavorare al suo dottorato con il padre di Elio, in quanto professore universitario.

Inizialmente è molto latente ma, man mano che scorrono le giornate, tra bagni al fiume e giri in bicicletta, diventa sempre più percepibile l’interesse curioso, sottilmente ambiguo, che Elio prova nei confronti di Oliver. Nel frattempo però, spaventato dai suoi stessi sentimenti, Elio si distrae approfittando della compagnia di una ragazza del paese, Marzia, cercando in lei quei piaceri che non può avere da Oliver.

Mentre Oliver, dal canto suo, dà qualche segnale sporadico, massaggiandogli le spalle o toccandogli le braccia, ma resta sempre molto ambiguo e distaccato. Entrambi si cercano, si osservano da lontano, sono affascinati e incuriositi uno dall’altro, ma percepiscono la presenza di limiti che non possono superare. Si tratta di un’attesa straziante, anche per lo spettatore; un desiderio che brucia, alimentato dalla calura estiva, e aumenta, aumenta, fino ad arrivare al punto di non ritorno in cui Elio e Oliver si abbandonano al piacere, per rivelare i loro veri sentimenti, non solo uno all’altro, ma anche a loro stessi.

È una scoperta strana, soprattutto per Elio, tanto cercata ma al contempo sofferta, che gli cambierà la vita per sempre.

Si tratta di una storia meravigliosa, tratta dal romanzo omonimo di André Aciman, che viene raccontata splendidamente. I luoghi, i colori e i suoni sono impregnati di una bellezza classica che avvolge ogni cosa e rende tutto esteticamente più bello, e forse anche un po’ più vero. Manca quella patina di finzione tipica di certi film americani e resta la ripresa nuda e cruda di una realtà e di un paesaggio che sono già di per sé bellissimi.

Quasi lusinghiera, poi, la scelta di ambientare la fuga d’amore dei due protagonisti proprio a Bergamo, tra le cascate del Serio e Città Alta. La scena in cui i due ballano di notte tra i leoni della Basilica di Santa Maria Maggiore, dove io stessa ho passato innumerevoli sabati sera, mi ha gonfiato il cuore di orgoglio. Tuttavia, non è questa la chicca del film.

La vera perla di questa pellicola arriva alla fine: quando Oliver non c’è più e Elio fatica a trattenere le lacrime, il padre di Elio, personaggio dolcissimo e pieno di empatia, mette tutto a posto regalando a noi e al figlio un discorso pieno di sincerità e amore, che non potrà lasciarvi indifferenti. Io, ovviamente, non ho saputo trattenere le lacrime.

Insomma, Luca Guadagnino ha veramente fatto centro e tengo le dita incrociate augurandogli che almeno una di quelle 4 nominations gli valga una statuetta d’oro.

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