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La replica

Prof di religione contro la campagna degli atei: “L’alternativa sia disciplina seria”

Giuseppe Favilla, segretario provinciale e regionale dello Snadir, replica alla campagna dell'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti

Lunedì 15 gennaio è partita anche a Bergamo la campagna “Per farli scegliere da grandi, scegli ora l’alternativa” dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (LEGGI QUI): una data scelta non a caso visto che da martedì 16 fino al 6 febbraio sono aperte le iscrizioni per l’anno scolastico 2018/2019.

E all’intervento del responsabile campagne dell’associazione Roberto Grendene ha voluto replicare subito Giuseppe Favilla, segretario provinciale e regionale dello Snadir, il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione, e consigliere nazionale FGU/Snadir.

“Desidero partire con l’ultima affermazione del responsabile della campagna pubblicitaria dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti ‘Non è forse più appropriato che i bambini possano, autonomamente e nel tempo necessario, sviluppare proprie convinzioni invece di essere indottrinati tra le mura scolastiche?’.

Ciò dimostra, a mio modestissimo avviso, ed è palese a molti, come ci sia una profonda ignoranza sui contenuti dell’Insegnamento della Religione Cattolica in Italia. Innanzitutto è garantita da oltre trent’anni l’autonomia di avvalersi o meno dell’Insegnamento Religione Cattolica (IRC); della possibilità di optare, una volta scelto di non fare religione, tra quattro possibilità: attività didattiche e formative, studio assistito, studio non assistito (nella secondaria) e entrata posticipata/uscita anticipata. Ebbene, il 90% e forse più dei non  avvalentisi, sceglie proprio l’ultima opzione, solo nella scuola primaria e dell’infanzia si va verso le attività didattiche e formative o studio assistito. Ma il problema oggi è anche l’interpretazione errata che si fa dell’espressione ‘attività didattiche e formative’ e ‘studio assistito’.

Ammesso che i diritti di scelta delle famiglie e dello studente (nella secondaria di secondo grado) debbano essere salvaguardate, è bene sottolineare che c’è un profondo divario tra il numero di non avvalentisi nella scuola infanzia e primaria, con la secondaria di primo grado e poi con la secondaria di secondo grado. Infatti, essendo la scelta affidata per lo più alla volontà dei genitori, il numero di non avvalentisi per esempio a Bergamo si aggira nell’infanzia e primaria intorno al 15%, considerando che nella stragrande maggioranza si tratta di bambini e bambine di origine straniera. Lo stesso avviene nella secondaria di  primo grado. Più complessa è la situazione nella secondaria di secondo grado: gli studenti e le studentesse hanno maggiore possibilità di scelta, le stesse famiglie sono più inclini ad assecondare la decisione del figlio, che per ragioni molto diverse dalla sensibilità religiosa, sceglie di non avvalersi dell’IRC e la scelta per questi studenti nel 99% dei casi è per l’ora del nulla: entrata posticipata/uscita anticipata-studio non assistito.

Ma veniamo al punto nodale: perché a proporre questa iniziativa non è stata un’associazione di genitori che desiderano che vengano abolite le due opzioni, che ormai risultano davvero anacronistiche e di fatto inutili? Invece non è altro che la campagna messa in atto dall’UAAR, di una propaganda laicista, disfattista anche della stessa tradizione italiana ed europea. È talmente assurdo continuare ad affermare che nel 2018, dopo ben 33 anni dalla revisione concordataria del 1985, si possa fare dottrina cattolica a scuola. L’IRC delle Intese del 1985 e del 2012 vogliono presentare un insegnamento aperto; che porti lo studente ad una riflessione a 360° sulla vita, sull’esistenza e sul sentire religioso, in un’ottica di giustizia, di verità e di pace.

Bene dunque che venga attivata l’attività alternativa ma questa deve essere una disciplina seria, come è serio l’insegnamento della religione cattolica. Non può essere proposta una disciplina semplicemente “acchiappa alunni”. In passato, qualche Dirigente illuminato, ha proposto al collegio docente corsi di teatro, pittura, fotografia, inserendo tale proposta nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa. Niente di più sbagliato. Innanzitutto l’Attività Alternativa deve essere equiparabile all’IRC, cioè dovrà trattare argomenti di carattere etico e deve avere un programma ben definito e una valutazione. Inoltre bisogna ricordare che il docente non può e non deve essere del consiglio di classe perché, essendo una disciplina a sé, una volta attivata, concorre alla formulazione della condotta dello studente e alla promozione o non dello stesso.

Invito tutti i colleghi di religione a prestare attenzione e a segnalarci eventuali macchinazioni messe in atto nelle scuole, perché ciò che è giusto bisogna concederlo; ma al contempo bisogna rispettare la normativa vigente”.

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