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L'intervista

Garattini: “Pfizer abbandona la ricerca sull’Alzheimer? Altri cento la proseguono”

Lo scienziato bergamasco Silvio Garattini: “La ricerca su Alzheimer e Parkinson continua su altri fronti. Servono diagnosi più precoci e raccolte fondi”.

L’annuncio dato dalla multinazionale americana Pfizer – che bloccherà la ricerca destinata alle patologie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson – ha sollevato qualcosa di più di una preoccupazione. E disperazione per i pazienti e i loro familiari.

Basti pensare che nel nostro Paese i casi di demenza sono oltre un milione e di questi 600mila sono di Alzheimer. Per l’Italia, Paese più vecchio d’Europa e che si prepara a diventare il più anziano del mondo, le proiezioni indicano che nel 2051 ci saranno 280 anziani ogni 100 giovani non è certo una bella notizia.

“L’annuncio dato dalla Pfizer colpisce soprattutto i mass media. Se la multinazionale americana abbandona il campo, ci sono altri cento che stanno studiando e sviluppando nuovi farmaci”.
La voce dello scienziato bergamasco Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri“, è pacata, quasi rassicurante.

“Sì, me lo lasci dire a quanti sono malati e ai loro cari che li stanno seguendo: la ricerca continua altrove. Ci sono una cinquantina di sostanze che non hanno dato i risultati attesi, ma seppure con difficoltà la ricerca continua e fa tesoro di tutti i problemi che sono stati risolti in questi anni”.

L’annuncio della Pfizer è brutale, sembra dire: ci sono malattie che non rendono.
“Capisco lo shock di un annuncio simile dato da una multinazionale. Ma la ricerca non si fa solo nei colossi farmaceutici. Dobbiamo imparare dalle strade percorse che non hanno portato ad un risultato, ma non sono state vane. Ci hanno indicato che non dobbiamo incamminarci per quel verso”.

Qual è la difficoltà maggiore?
“Il cervello è un organo così complesso e allo stesso tempo affascinante. Proprio per questo è così difficile da riparare un danno. In questi anni di ricerca e di cura abbiamo imparato che servono diagnosi precoci e che ci sono farmaci che rallentano il corso di queste malattie. Si rallenta la corsa, ma purtroppo non si ripara, ancora non si cura il danno”.

La ricerca continua, ma ci sono fondi?
“I fondi non bastano mai, quelli per l’Alzheimer e per le patologie neurodegenerative sono marginali. Basterebbe raccogliere fondi come si fa in altri campi e avere molti più ricercatori di quelli attuali. Detto questo, io resto molto fiducioso. E vorrei dare fiducia e speranza a coloro che soffrono di queste malattie: la ricerca non vi ha abbandonato”.

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