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La provocazione

Esiste un’alternativa allo studio del greco antico e del latino?

Se come Gramsci suggerisce, imparare queste due lingue (greco e latino) è soprattutto importante per formare i giovani studenti allo studio e all’impegno, vorrei provare a suggerire lo studio di un’altra materia: il manuale di una lavatrice

Per essere seri a volte bisogna essere ironici. Oliviero G. Godi* con ironia apre un dibattito sul mondo dell’istruzione.

Antonio Gramsci scrisse: “La lingua latina o greca si impara secondo grammatica, un po’ meccanicamente: ma c’è molta esagerazione nell’accusa di meccanicità e aridità.
Si ha che fare con dei ragazzetti, ai quali occorre far contrarre certe abitudini di diligenza, di esattezza, di compostezza fisica, di concentrazione psichica in determinati oggetti. Uno studioso di trenta-quarant’anni sarebbe capace di stare a tavolino sedici ore filate, se da bambino non avesse «coattivamente», per «coercizione meccanica» assunto le abitudini psicofisiche conformi? Se si vogliono allevare anche degli studiosi, occorre incominciare da lì e occorre premere su tutti per avere quelle migliaia, o centinaia, o anche solo dozzine di studiosi di gran nerbo, di cui ogni civiltà ha bisogno.
Il latino non si studia per imparare il latino, si studia per abituare i ragazzi a studiare, ad analizzare un corpo storico che si può trattare come un cadavere ma che continuamente si ricompone in vita. Naturalmente io non credo che il latino e il greco abbiano delle qualità taumaturgiche intrinseche: dico che in un dato ambiente, in una data cultura, con una data tradizione, lo studio così graduato dava quei determinati effetti.” (1)

Sono d’accordo e il greco e il latino sono anche importanti per i curiosi, come me, dell’origine (o etimologia) della parole.
Tuttavia, se come Gramsci suggerisce, imparare queste due lingue è soprattutto importante per formare i giovani studenti allo studio e all’impegno, vorrei provare a suggerire lo studio di un’altra materia: il manuale di una lavatrice.

Questi manuali sono un concentrato di conoscenze.

Dalla termodinamica alla chimica, dalla tecnologia tessile alla meccanica, dalla fluidodinamica all’informatica. Studiare assiduamente ed intensamente un manuale d’uso della lavatrice domestica è un esercizio formativo fantastico. E non solo, ci permette di conoscere ed imparare benissimo dei termini tecnici (e non) in moltissime lingue, perché normalmente i manuali riuniscono nello stesso volume le istruzioni per tutti i paesi in cui la lavatrice viene esportata. Immaginate che dopo cinque anni di studio di un manuale sapremmo dire “pericolo” in almeno trenta lingue differenti, e non avremmo difficoltà a viaggiare in altrettanti paesi nel mondo perché conosceremmo il modo di dire “presa elettrica”, “acqua” e “detersivo”, persino “ammorbidente”…(immaginatevi invece arrivare in Francia e chiedere dell’acqua in greco antico…).

Inoltre l’analisi grammaticale e lessicale dei testi del manuale ci permetterebbe di capire l’origine (normalmente Google Translate) degli errori madornali che normalmente troviamo nelle traduzioni in Italiano di manuali scritti originariamente magari in polacco o in cinese; se fossero manuali di una lavatrice tedesca invece sarebbero dettagliatissimi e prenderebbero in considerazione ogni tipo di situazione.

Studiando quindi manuali di lavatrici costruite in stati diversi ci aiuterebbe a capire anche la cultura di quel paese.

Ci sarebbe anche un bel vantaggio economico, il costo dei libri di greco o latino per cinque anni di liceo con i relativi vocabolari è simile al prezzo del manuale della lavatrice più la lavatrice! Si consumerebbe meno carta e si avrebbero panni più puliti!
Se poi nel corso degli anni la stessa lavatrice venisse migliorata, il nuovo manuale d’istruzione permetterebbe un’analisi comparata con quello vecchio, e il risultato sarebbe una migliore comprensione del progresso tecnologico (e linguistico) del paese produttore della macchina.

Ogni manuale che si rispetti è accompagnato ed illustrato da disegni e fotografie, per cui si potrebbe imparare anche il design grafico e la fotografia dei prodotti, mentre la divisione in capitoli tematici permetterebbe un’analisi logica della struttura delle istruzioni e sulla psicologia di apprendimento.
E poi ci sarebbe l’aspetto della salute fisica, perché invece che passare ore ed ore curvi sui libri seduti immobili davanti ad una scrivania, gli studenti sarebbero obbligati ad un grande esercizio fisico nel caricare e scaricare i panni dalla lavatrice.

Insomma, dal manuale di una lavatrice, come dal greco e dal latino, non si smette mai di imparare.

Mettendoci lo stesso rigore e serietà che si usa per lo studio di queste due lingue antiche, si potrebbero formare gli studiosi del futuro, che magari dovranno cercare su internet l’origine del significato di una parola, ma che sicuramente non rovinerebbero un maglione di lana nel lavaggio!

(1) Antonio Gramsci [Quaderni dal Carcere, 4 [XIII], 55]
(2) ho mantenuto la minuscola per i nomi delle lingue come fece Gramsci.

* Oliviero G. Godi è laureato alla Columbia University di New York, insegna al Politecnico di Milano e ha tenuto corsi alla Naba di Milano, alla Bezalel Academy of Art ad Architecture di Gerusalemme e all’Istituto Internazione di architettura di Lugano. Ha ricevuto due medaglie dei Presidenti della Repubblica Italiana per meriti accademici e didattici.
È collaboratore di BergamoNews su problematiche architettoniche/urbanistiche. 

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