• Abbonati
Nembro

Il generale di Sarajevo e la memoria: “Mladic, un malato di mente”

Un incontro profondo, ma anche divertente, all’oratorio di Nembro in memoria dei 25 anni dall’inizio dell’assedio di Sarajevo. Protagonisti Gigi Riva, già corrispondente di guerra per molti anni nell’ex jugoslavia, e Jovan Divjak, autore del famosissimo libro “Sarajevo, mon amour”.

Un incontro profondo, ma anche divertente, all’oratorio di Nembro in memoria dei 25 anni dall’inizio dell’assedio di Sarajevo. Protagonisti Gigi Riva, nembrese oggi editorialista dell’Espresso e corrispondente di guerra per molti anni nell’ex jugoslavia, e Jovan Divjak, ex-generale autodefinitosi bosniaco dall’inizio dell’assedio a Sarajevo e autore del famosissimo libro “Sarajevo, mon amour”.

I due, uno nella veste di intervistatore e opinionista, l’altro di testimone, hanno mostrato a centinaia di cittadini nembresi uno spaccato del purtroppo famoso urbicidio e hanno riflettuto su temi come appartenenza etnica, identità ed educazione. Non sono mancate opinioni riguardanti altri ex-generali , tra cui Mladic, condannato dall’Aja all’ergastolo pochi giorni fa per crimini di guerra e genocidio, e considerato da Divjak come “malato di testa”, e Praljak, suicidatosi pochi giorni fa in tribunale dopo la sentenza.

Nonostante gli argomenti, sono stati molti anche i momenti di svago e umorismo. Divjak e la sua traduttrice hanno esordito con una simpatica barzelletta tipica, come ci dice Riva, dell’humor nero bosniaco, e l’ex generale ha anche scherzato riguardo all’unica volta in cui ha pensato di suicidarsi, ovvero quando un’italiana di nome Adriana Bucheri ha confessato di non amarlo più nei lontani anni ’80.

Gigi Riva, il cui cuore, come ci dice lui, appartiene sempre a Nembro, ha sottolineato la grandezza di spirito del suo amico bosniaco, che secondo lui “assomiglia a noi bergamaschi. È stato in grado di fare la cosa giusta al momento giusto, ma con leggerezza, senza farlo pesare”. Ha riflettuto poi sull’attualità, condannando il memoricidio e il realismo cinico. “Quella in Bosnia è stata una lezione che non abbiamo imparato, e i nazionalismi di oggi ne sono la prova”, continua poi “bisogna superare il realismo cinico: non è il sangue a determinare l’appartenenza ad un luogo”.

Al centro della serata tuttavia è stato il tema dell’educazione. Il diritto allo studio è infatti lo scopo dell’associazione “L’istruzione costruisce la Bosnia”, fondata da Divjak nel 1994. Ciò che rende La Bosnia Erzegovina ancora divisa oggi, come ci dice lui, è la compresenza di più “libri di storia”. Un problema la cui soluzione è ancora lontana, ma che incontri come quello di ieri sera possono aiutare a risolvere.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI