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Festival violoncellistico

Bergamelli: “La musica di Piatti è un passaporto per l’Europa” fotogallery

Andrea Bergamelli, violoncellista e direttore artistico del Festival violoncellistico internazionale spiega l'importanza del repertorio di Piatti nel panorama internazionale.

Il Festival Violoncellistico Internazionale è giunto alla dodicesima edizione: musicisti di tutto il mondo si sono esibiti nella Sala Alfredo Piatti, dedicata al musicista e compositore a cui la rassegna è dedicata.

Per un violoncellista suonare in questa sala rappresenta senz’altro un momento importante della propria carriera, un’occasione di crescita personale ed artistica. Un’edizione questa del 2017 dedicata ai giovani talenti: la rassegna, che si è aperta con Francesco Stefanelli, virtuoso di soli 17 anni, si concluderà il 26 novembre alle 16.15 con Giovanni Pirisi.

In occasione del concerto del 19 novembre, che ha visto come protagonista Giovanni Sollima, violoncellista e compositore di fama internazionale, abbiamo incontrato Andrea Bergamelli, anch’egli violoncellista e direttore artistico, per parlare del festival in continua crescita e dell’importanza del repertorio di Piatti nel panorama internazionale.

“Il festival violoncellistico internazionale giunto alla XII edizione. Quale prospettive per il futuro?”.
“La peculiarità del festival è quella di essere nato con l’obiettivo di divulgare e diffondere le opere di Piatti. In questi dodici anni abbiamo voluto portare musicisti e violoncellisti da tutto il mondo a frequentare un prezioso repertorio rimasto chiuso troppo tempo nelle biblioteche. Con il fine poi di portarlo poi nel resto del mondo. Vogliamo che la musica di Piatti, eccellenza bergamasca, viva nell’Europa e nel mondo: Bergamo con il Festival vive nell’Europa. I musicisti che si esibiscono su questo palco porteranno la musica qui conosciuta in altri festival del mondo: vogliamo alimentare un continuo scambio culturale tra la rassegna e questi musicisti”.

“Maestro, oggi ha potuto esibirsi sul palco dedicato ad Alfredo Piatti. Cosa vuol dire per un violoncellista e per un bergamasco poter suonare in questa celebre sala?”.
“Per me è un grande onore. So di fare qualcosa di buono per riportare alla luce tutte le opere di Piatti, anche quelle meno famose. Per quanto riguarda l’esperienza di esibirmi con il Maestro Sollima, è difficile esprime a parole l’emozione di suonare con un professionista di questo livello. Abbiamo a cuore il futuro di questo festival e soprattutto tutti i nostri sforzi sono finalizzati a farlo crescere. Ci teniamo molto che la città sostenga una manifestazione di questo tipo ed è bello vedere che il pubblico partecipa numeroso alle iniziative. Vi aspettiamo numerosi anche il prossimo anno”.

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