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Il commento

Cane sepolto vivo a Zanica, Enpa: “No alla vendetta privata, denunciate sempre”

Dopo il caso della cagnolina morta, la sezione bergamasca dell'Ente Nazionale Protezione Animali interviene sulla gravità dell'accaduto e spiega come ci si deve comportare in caso di maltrattamenti.

Il caso di Siria, la setter di 14 anni presa a bastonate e sepolta viva in un campo di Zanica e morta in seguito alle ferite riportate nella tarda serata di mercoledì 8 novembre, ha scosso la Bergamasca: un gesto brutale, scoperto per caso da una ragazza richiamata dai gemiti di dolore dell’animale che con la forza della disperazione era riuscito a riemergere con la testa in superficie.

Le sue condizioni sono sempre state disperate, al punto tale da non consentire nemmeno il trasferimento dalla Clinica Orobica di Azzano San Paolo dove era stata ricoverata d’urgenza: i responsabili sono stati subito individuati ma la loro posizione, già pesante, si è aggravata in seguito al decesso della cagnolina.

“Al processo ci costituiremo parte civile – spiega Mirella Bridda, commissario straordinario dell’Enpa di Bergamo – e ovviamente condanniamo nella maniera più chiara e assoluta quanto successo: non lasciamo spazio ad alcuna giustificazione, né riguardo l’età e la salute dell’animale né alle condizioni di chi ha commesso il gesto che ancora oggi non riesce a comprendere la gravità di quanto fatto”.

Una questione di cultura, di scarsa conoscenza probabilmente della legislazione che punisce il maltrattamento degli animali: “Si tratta di un gesto che proviene da un retaggio antico – continua Bridda – Da una considerazione del cane che ancora troppo spesso viene considerata normale in ambienti di caccia, dove il detto ‘Non si spreca nemmeno una pallottola’ rende bene l’idea di ciò di cui stiamo parlando, ovvero di animali considerati al pari di un mero oggetto”.

Di fondamentale importanza fare informazione e formazione, come Enpa fa da tempo in collaborazione con Ats: “Per far comprendere il ruolo attivo che gli animali hanno all’interno della nostra società, come essere senzienti e parte integrante della nostra vita. Con lo spazio che ci concedono le amministrazioni comunali incontriamo la cittadinanza per parlare dei diritti degli animali e dei doveri che i cittadini stessi hanno nei loro confronti”.

Tra i temi trattati anche le conseguenze che può avere un caso di maltrattamento o di cattiva gestione di un animale, fino ad arrivare all’eventualità peggiore, ovvero quella della morte causata dalla mano dell’uomo: “Le ripercussioni dal punto di vista penale sono molto serie – sottolinea Bridda – Ne è un esempio la recente condanna in primo grado a 3 anni e 6 mesi di carcere del cosiddetto killer dei gatti. A questo si aggiungono le conseguenze economiche che a volte, purtroppo, è l’unico argomento capace di incidere sugli autori di questi gesti”.

Ora, in attesa che la giustizia faccia il proprio corso, l’Enpa di Bergamo, che sin dal principio della vicenda si era resa disponibile ad accogliere in una struttura specializzata la cagnolina una volta dimessa, sta valutando quali iniziative mettere in campo per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’accaduto: “Ogni considerazione – specifica il commissario straordinario dell’Ente Nazionale Protezione Animali bergamasco – non comprende in nessun modo azioni di rivalsa o vendetta violenta nei confronti dei responsabili”.

Infine, un appello: “Denunciate sempre i maltrattamenti animali: o alla Polizia Locale, in forma scritta, o avvertite carabinieri o polizia nel caso in cui vi stiate assistendo in quel momento chiedendo immediatamente il loro intervento in quanto si tratta di un reato”.

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