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Bergamo

Corteo contro il G7: “Ripartire dal diritto al cibo e dalla dignità dei contadini”

“Ripartire da diritto al cibo e dalla dignità del mondo contadino”. A Bergamo corteo contro il G7 dell'agricoltura.

“Globalizziamo la lotta, globalizziamo la speranza”. Questo è il grido lanciato dai circa mille manifestanti che nel pomeriggio di domenica 15 ottobre hanno invaso le strade di Bergamo per il corteo “No G7. Terra, cibo, lavoro e dignità” organizzato da “Rete bergamasca alternativa al G7”.

Il corteo ha preso il via da piazzale Marconi per poi proseguire verso lo spazio giovani Edonè, passando attraverso viale Papa Giovanni XXIII e via Camozzi, dove i manifestanti hanno affisso uno striscione di protesta sulla facciata della sede bergamasca di Confindustria. Al centro della manifestazione, a cui hanno preso parte anche l”Associazione rurale italiana (ARI), l’Unione Inquilini e la sezione bergamasca dei giovani di “Rifondazione Comunisti”, la necessità dell’autodeterminazione alimentare, la sovranità agroeconomica, la difesa dei diritti degli agricoltori e la lotta agli OGM.

Numerose le critiche rivolte verso il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina e verso gli altri ministri presenti al G7, ritenuti dai manifestanti “favorevoli solo allo sviluppo delle multinazionali”, ma critiche sono giunte anche al mondo dell’agricoltura, in particolare verso altri la Confcommercio, considerata dai dimostranti quale “alleata dei potenti”.

“Questo corteo è la chiusura di una “due giorni” di forum, dibattiti tenutasi allo Spazio Edonè alternativa al G7 dell’agricoltura – spiega Roberta Maltempi, coordinatrice di “Rete alternativa bergamasca alternativa al G7” -. Noi vogliamo promuovere la sovranità alimentare ed agroecologica che i grandi presenti in Città Alta non propongono. Non bastano le carte di Bergamo e di Milano che, dietro una mano di greeneconomy, nascondono ciò che compiono le multinazionali contro il mondo contadino ed il sud del mondo; occorre piuttosoto ripartire dai diritti al cibo, all’ambiente, dalla dignità del lavoro agricolo e da lì proseguire”.

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