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Chiedilo al prof

Scuola pubblica o privata? Il consiglio del prof

La rubrica "Chiedilo al prof." risponde a mamma Serena: aspettiamo le vostre domande in posta di redazione di BGY – Be Young ( redazione@bgyoung.it ) o, per i più social, nella "Direct" del nostro profilo Instagram, @bergamonewsyoung

BGY ha inaugurato le sue rubriche: dalla psicologa e la dottoressa, al professore, al mondo dei libri al fashion system; e in posta abbiamo già ricevuto numerose e-mail di ragazzi e ragazze che vogliono cercare delle risposte nel nostro giornale dei giovani.

Il professor Vincenzo Cubelli, questa volta, risponde ad una mamma in cerca di un consiglio per i suoi figli…

“Buongiorno Dott. Cubelli … immagino di essere come età fuori targhet per la rubrica … ma avrei bisogno veramente di un suo consiglio, se fosse possibile .

Sono una mamma di due gemelli di 11 anni prossimi alla scuola secondaria. Abitiamo a Nembro e sia in paese che nei paesi limitrofi ci sono diverse offerte sia come scuole secondarie ” pubbliche ” che private. Ovviamente per giustificare i prezzi veramente impegnativi le scuole private illustrano il loro mondo scolastico come un “paradiso idilliaco ” ….da qui il mio grande dilemma che da mesi ormai mi tormenta . Visto le potenzialità scolastiche dei miei figli sicuramenti il loro percorso scolastico sarà molto lungo e mi chiedo dove fosse più importante per loro che io investa le mie limitate possibilità economiche , ora in una scuola secondaria privata o in futuro per una facoltà “escusiva ” magari all’estero ? Gli anni della scuola secondaria sono anni importanti per la formazione scolastica di u ragazzo ?

Aspetto una sua gentile risposta

Grazie
Serena Trefiletti”

“Gentile signora Trefiletti,

il sistema educativo di istruzione e formazione è costituito da scuole statali e non statali; queste ultime possono a loro volta essere ricondotte alle due tipologie di scuole paritarie e non paritarie. In tal modo trova concreta realizzazione il dettato normativo dell’articolo 33 della nostra Costituzione, che riconosce la libertà della scuola: ogni genitore, per adempiere il proprio dovere di educare i figli, ha la possibilità di scegliere se ricorrere ad una scuola statale o non statale.
Ed è proprio questo diritto di scelta che Lei, gentile signora, vuole esercitare a ragion veduta.
Dunque scuola pubblica o scuola privata? Difficile per me, insegnante di scuola pubblica da un quarto di secolo, essere politicamente corretto: per questo mi affido ad alcuni dati quantitativi.
Ogni triennio vengono svolte a livello internazionale delle prove di misurazione degli apprendimenti degli studenti in diverse discipline (italiano, matematica e scienze): si chiamano PISA, un acronimo che in traduzione significa “programma per la valutazione internazionale dello studente” quindicenne. Queste prove, come le tanto discusse prove INVALSI, non servono a valutare il singolo studente: servono piuttosto a fornire una valutazione comparativa dei sistemi di istruzione dei paesi OCSE, così come l’Invalsi serve a fornire una misurazione del sistema educativo italiano nel suo complesso.
Dunque le prove OCSE PISA ci dicono alcune cose: in generale che i risultati degli studenti italiani nel loro complesso sono inferiori rispetto alla media OCSE (e questo non è un bel risultato). Ma se si va poi a scorporare i dati si scopre che all’interno del nostro paese esistono grandi differenze tra le aree geografiche e tra istituti di diversa tipologia. E così gli studenti di alcune scuole, per lo più licei, di alcune aree geografiche, del nord in particolare, ottengono risultati eccellenti, ben al di sopra della media OCSE e paragonabili a quelli dei paesi in testa alla classifica. Inoltre, anche se il dato è controverso a causa di problemi del campionamento statistico, le scuole private italiane sembrano ottenere risultati sensibilmente inferiori rispetto a quelli delle scuole statali.
Credo dunque di poter dire che i dati confermano la bontà delle nostre scuole pubbliche tanto da togliermi ogni incertezza e spingermi a consigliarle una scuola statale. Ma le scuole non sono solo entità misurabili astrattamente. Sono soprattutto comunità fatte di persone tra le quali si instaurano delle relazioni di diversissima natura. Ecco, qui sta il punto.
Ciò che è davvero importante è la relazione che si instaura tra l’allievo e il maestro, e uso volutamente questi bellissimi termini dal sapore un po’ arcaico: essi indicano infatti colui che è nutrito, allevato e colui che sa di più e mette il suo spere a disposizione. Perché, comunque la si voglia interpretare, è in questa relazione che si colloca il senso più profondo della scuola: nella rispettosa passione dell’uno per l’altro, nello stimolo reciproco ad apprendere e ad apprendere insegnando.
Sono dunque gli allievi disposti ad essere nutriti e i maestri capaci di suscitare questa fame di sapere ad essere importanti: ed io confesso che di maestri capaci ne ho incontrati davvero molti nella scuola pubblica, quella di tutti.”

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