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L'intervista

Ubi, Moltrasio e l’inchiesta: “Prime sentenze e la Borsa mi danno tranquillità” video

Il presidente del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca Andrea Moltrasio a tutto tondo: dalla trasformazione in Spa alle vicende giudiziarie, fino alla vicinanza col territorio e al salvataggio di altri istituti di credito.

A un anno e mezzo dalla trasformazione in Spa, Ubi Banca ha metabolizzato cambiamenti, quotazione in Borsa e il salvataggio di Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti. È notizia dell’ultim’ora poi la sottoscrizione totale dell’aumento del capitale, mentre si concretizza l’impegno sul territorio con la partnership con l’Atalanta. A fianco di queste soddisfazioni il presidente del Consiglio di Sorveglianza Andrea Moltrasio ha però dovuto affrontare anche l’inchiesta della Procura di Bergamo su presunti patti di potere tra i vertici dell’istituto di credito.

Presidente Moltrasio, partiamo dalla trasformazione da banca popolare in Spa. In molti temevano che in questo modo si sarebbe allontanata dal territorio: timori che si sono rivelati fondati?

Siamo radicati in diversi territori, abbiamo studiato bene tutto per mantenere questo radicamento in senso moderno: la banca si sente differenziata rispetto al cosiddetto localismo che era una forma di vicinanza che qualche volta ha portato anche problemi. Invece abbiamo usato i 3 sistemi fondamentali: fare banca, essere vicini a iniziative sportive e sociali ed essere vicini alla infrastrutturazione in modo tale da rendere competitivi i territori. Non è tanto il passaggio a Spa che ha cambiato ma il fatto di aver fatto il Bancone, la Banca unica incorporando sette banche dimostrando di essere più efficienti di prima.

Siete riusciti a far ricredere qualche scettico della trasformazione in Spa?

Le cose che appaiono di più all’opinione pubblica sono aiuti sociali e sponsorizzazioni sportivi: abbiamo recentemente comunicato la partnership con l’Atalanta che nei 140 anni precedenti non c’era mai stata, a dimostrazione che se le cose sono fatte in modo moderno e competitivo sono addirittura più forti i legami con i territori rispetto a prima. Sono molto contento dell’operazione, come altro con Nba, Juventus e Foppapedretti, perchè è un modo per legare il modo di fare banca con il mondo sportivo che ha tante cose in comune con noi.

Sul salvataggio delle Banche venete l’economista Marco Vitale in un’intervista a Bergamonews (LEGGI QUI) non ha usato mezze misure, dicendo che a Intesa Sanpaolo era stato fatto un grosso regalo mentre Ubi aveva condotto un’operazione simile in modo più corretto e coraggioso: condivide il suo pensiero sulla vicenda? 

Non vorrei parlare degli altri ma dico che non sono mai dei regali: quando un’azienda forte mette le mani in un’azienda che ha avuto dei problemi fa veramente fatica a rimettere tutto in sesto. Il fatto di aver pulito realtà così complicate da crediti in sofferenza e da una situazione complessa di liquidità è un passo indispensabile per entrare nell’organizzazione e dare un contributo manageriale. Noi abbiamo fatto un po’ da battistrada nell’entrata in banche minori: per il sistema è talmente importante aver risolto diverse situazioni che il risultato è buono per tutti, compresi i contribuenti.

Un pensierino sulle Banche venete non l’avete mai fatto? 

Da bergamasco ho sempre avuto una simpatia per i veneti e non ci dispiacerebbe allargarci in quella zona e forse ci saranno altre opportunità e strumenti per poterlo fare: è un’area simile alla nostra, un pensiero a quel mondo c’è sempre.

Con il salvataggio di Monte dei Paschi il sistema bancario ha raggiunto il suo equilibrio definitivo? 

Definitivo è una parola grossa, però sono stati fatti grossi passi in avanti: Monte dei Paschi, le tre banche che abbiamo acquisito noi e le Venete hanno avuto soluzioni diverse e in futuro queste aprono la possibilità di ulteriori interventi che però sembrerebbero di portata minore.

Di Ubi ultimamente non si è parlato solamente in termini positivi: c’è un’inchiesta e avete smentito che, ad oggi, vi siano arrivate richieste di rinvii a giudizio. 

Non deve arrivare alcun rinvio a giudizio, devono fissare un’udienza preliminare per discutere se fare o non fare un rinvio a giudizio. Il percorso della Magistratura è noto ma veniamo da un periodo in cui alla soddisfazione di aver vinto già al Tribunale di Brescia la questione sollevata da alcuni soci sull’assemblea 2013 abbiamo aggiunto quella per la sentenza della Corte d’Appello di Brescia che ha accolto il nostro ricorso contro la Consob che riguardava il governo della Banca che era fatto su una base di documenti conosciuti e che il mercato aveva avuto modo di valutare. Le scelte che hanno fatto gli amministratori erano assolutamente coerenti alle leggi allora vigenti della Banca: è stato dato torto marcio ai consiglieri che avevano fatto quell’esposto che era costato molto ai contribuenti e ragione piena alle nostre posizioni. Siccome questa parte dell’inchiesta è simile a quella che ha fatto anche la Procura di Bergamo mi auguro che in questa situazione ci sia capacità di ascolto e di comprensione per valutare l’assoluta mancanza di elementi contro la banca.

Come vive la questione?

Molto tranquillamente.

Queste notizie non sembrano aver intaccato il titolo in banca, anzi… 

È la dimostrazione della pochezza di queste accuse perché i mercati sono forse le parti più sensibili su questi temi e quando ci sono problemi seri reagiscono immediatamente: il fatto che il titolo sia il migliore sul mercato italiano da inizio anno è la dimostrazione che il rischio reputazionale è meno di zero. E’ un altro elemento che mi conforta in un’inchiesta che invece mi ha dato parecchi dispiaceri a livello personale.

Questa performance del titolo in Banca, secondo lei, è merito delle vostre scelte o dell’economia della regione dove siete basati? 

Un po’ e un po’: ormai però Ubi è una banca nazionale, abbiamo Piemonte, la Puglia e siamo leader di mercato in Calabria. Col piano industriale stiamo facendo un grande sforzo di efficacia ed efficienza che alla fine viene apprezzato dagli investitori; un po’ è dovuto anche alla situazione perché i dati congiunturali sono buoni ma non dobbiamo demordere dal sostenere gli investimenti, l’education, la scuola, la crescita e l’innovazione del Paese. Dobbiamo essere in prima linea nel portare l’Italia fuori dalle secche di una crisi che è durata troppo.

 

Guarda l’intervista completa:

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