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L'intervista

Piscine di Cologno, il sindaco Drago: “Via allo spacchettamento, il centro ospiterà altri sport” video

La questione dell'impianto natatorio di Cologno al Serio continua ad essere di attualità, a circa un anno dalla sua elezione a sindaco del paese ne parliamo con Chiara Drago che spiega lo stato attuale della situazione

“La questione dell’impianto natatorio di Cologno al Serio continua ad essere di attualità, a circa un anno dalla sua elezione a sindaco del paese ne parliamo con Chiara Drago che ci spiega lo stato attuale della situazione”.

Nel programma elettorale di un anno fa, aveva detto che il Comune avrebbe proceduto con lo “spacchettamento” del centro natatorio a diverse società, ma ad oggi, l’unica parte ad essere stata ceduta è il campo da calcio adiacente alla piscina, che è stato concesso al Calcio Oratorio Cologno. La direzione che state percorrendo per la riapertura del centro è la stessa, oppure nel corso del tempo è cambiata?

“Quando abbiamo vinto le elezioni i dati che avevamo a disposizione ci avevano portato ad ipotizzare la riapertura della struttura a step, perché aprirla interamente aveva ed ha tutt’ora dei costi molto elevati, che difficilmente il Comune potrebbe assumersi, così come anche qualsiasi altro operatore privato. Ad oggi la prima e l’unica struttura in funzione è appunto il campo da calcetto, che tuttavia non ha ancora una sua valenza economica perché gli spogliatoi adiacenti al campo non sono ancora stati sistemati, anche se dovrebbero già essere conclusi, essendo già stati pagati.

Per quanto riguarda il resto della struttura, avendone preso attenta visione, abbiamo capito che la direzione dello “spacchettamento” era ostacolata da non pochi problemi: innanzitutto la struttura è centralizzata ed inoltre non è in funzione da tre anni e mezzo, necessitando quindi di una dispendiosa manutenzione. A questo si aggiunge che tutto ciò che è all’interno dell’impianto non è del Comune, perché sottoposto alla procedura di fallimento, quindi si sarebbe dovuto riacquistare anche tutta l’attrezzatura. Ulteriore ostacolo alla riapertura è che, per quanto riguarda il centro natatorio, il Comune ha ereditato una manifestazione di interesse del maggio scorso che ha dato come esito tre proposte di subentro, ma nessuna è economicamente vantaggiosa. Il Comune avrebbe dovuto investire un costo spropositato (circa 2 milioni di euro) per sistemare la struttura e consegnarla al nuovo gestore; oppure se avesse deciso di non investire, non avrebbe ricevuto nessun tipo di canone per moltissimi anni, cosa che avrebbe reso poco economica la riapertura del centro stesso.

Attualmente il nostro programma è quello di chiudere la procedura aperta oltre un anno fa dalla precedente amministrazione e virare dalla direzione dello spacchettamento perché troppo dispendiosa. Ci siamo inoltre accorti che qualora il centro natatorio riaprisse, il bacino di utenza sarebbe veramente esiguo: nel raggio di 15 km ci sono una decina di piscine che offrono gli stessi o migliori servizi. Vogliamo quindi riaprire la struttura con un target ben preciso, includendovi altri tipi di sport che non hanno impianti analoghi nella nostra provincia”.

Guardando la struttura dall’esterno ci si accorge subito che si tratta di uno stabile fatiscente, anche solo dall’altezza dell’erba del giardino circostante. Come mai non si procede ad un minimo di manutenzione della struttura, almeno perché non entri in uno stato di decadenza?
“Effettivamente l’immagine che la struttura dà dall’esterno è proprio quella di essere in uno stato di abbandono, anche perché comunque non è in funzione da tre anni e mezzo. D’altronde buona parte dell’impianto, dove dovrebbe essere stata realizzata la Spa, è ancora un cantiere. Per quanto riguarda la manutenzione esterna qualche mese fa abbiamo effettuato il taglio dell’erba, che tuttavia è già cresciuta spropositatamente. Alla fine del mese di maggio, secondo consuntivo, abbiamo stabilito che tra poche settimane una parte dei fondi d’avanzo saranno utilizzati per un ulteriore taglio dell’erba e della siepe limitrofa, che sta crescendo a dismisura recando danni alla recinzione. I fondi a disposizione non sono molti: abbiamo dovuto scegliere dove andare ad intervenire in base all’urgenza di manutenzione (parchi pubblici, parte del fossato).

Quindi, il motivo principale per cui nessun privato sceglie di prendersi a carico parte della struttura riguarda il costo spropositato che comporterebbe?
“In un primo momento, le proposte per l’acquisto del centro riguardavano l’intera struttura. Ma dopo un’analisi del centro gli operatori interessati hanno constatato che i vizi stimati dal Comune erano stati sottodimensionati: l’investimento necessario era assolutamente spropositato. Inoltre il Comune, da solo, non può sostenere le spese della riapertura. Il bilancio che deve sostenere è elevato già ora: l’acquisto delle aree si aggira sul milione di euro, le opere di urbanizzazione sui 2 milioni, la fideiussione è stata ancor più pressata con un conseguente mutuo di 9 milioni euro (350 mila euro all’anno per 28 anni)”.

Per concludere, le pongo una proposta a nome dei ragazzi di Cologno. I centri natatori della provincia, come ha detto, sono già numerosi, a differenza di locali o discoteche che, pur essendo altrettanto numerose, si trovano prevalentemente lontano da Cologno. Prenderebbe in considerazione l’ipotesi di riapertura del centro come discoteca?
“Sicuramente ogni fascia di età vede all’interno della struttura, un centro che sente mancare nel proprio territorio. Noi, come amministrazione dobbiamo andare a valutare quello che è l’interesse pubblico. Una discoteca, pur essendo un luogo di svago e divertimento, faticherei a definirla un luogo di interesse pubblico. Potrebbe essere valutata come tale se il mercato, in futuro, non richiedesse altre piscine o palestre per sport estremi ma la stretta necessità di una discoteca. Ricordiamo inoltre che il luogo in cui sorge l’impianto è vicino ad un area residenziale: la presenza di un locale notturno potrebbe suscitare lo scontento degli abitanti limitrofi. Spero di non arrivare mai alla decisione di adibire la struttura a discoteca perché significherebbe che il comune non ha più nulla da fare né da dire”.

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