“È una vergogna….il Papa che parla di famiglia; il ministro che lancia il bonus mamma; i partiti che occupano i parchi per appoggiare le rivendicazioni familiari, i numerosi spot che spingono a richiedere il part time…e intanto nella civilissima Bergamo una mamma di tre figli è costretta a dare le dimissioni perché non le viene concesso né part time né aspettativa non retribuita. È quasi immorale”.
Giulio Pennacchia, della FP Cisl non trova altri termini per “sanzionare” il comportamento della Casa di Riposo di Cene, struttura dalla quale R.T., infermiera dipendente e madre e di tre figli minori non ha potuto far altro che dimettersi, dopo il tempo passato inutilmente a richiedere che le fosse riconosciuto quello che dovrebbe essere un diritto.
Perciò, scrive in una lettera, indirizzata oltre che al Comune, al presidente della Provincia, e ai Sindacati, “trovandomi nell’impossibilità di riprendere servizio a tempo pieno e profondamente amareggiata per la scarsa attenzione posta in essere dai responsabili del Comune di Cene, comunico le mie dimissioni dal servizio a far data dal 16 maggio 2017”.
“Eppure, nel sito istituzionale della Casa di Riposo di Cene – continua Pennacchia – campeggia in bella evidenza il Codice Etico, nel quale si fa riferimento alla centralità della Persona, al Rispetto dei principi e delle norme vigenti, alla tutela della dignità del lavoratore. Peccato, che quando la lavoratrice si è presentata per presentare la richiesta, le sia stato risposto che nessuno l’aveva obbligata a fare tre figli…. uno scandalo!”.
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