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Al druso

SERP, giovane band bergamasca: “La difficoltà dei gruppi emergenti è trovare un seguito”

"Irriverenti, strafottenti e autoironici: questi sono i SERP, Sana e Robusta Prostituzione." Suoneranno martedì 25 aprile al Druso e ce li racconta il nostro Luca Baggi, classe '97

Irriverenti, strafottenti e autoironici: questi sono i SERP, Sana e Robusta Prostituzione. «Un movimento di critica sociale, contro la legge Merlin e quindi contro tutti gli stregoni». Guardo interdetto Luca, il cantante o se preferite «lead vocalist and singer», ma non sono l’unico: persino il resto della band è confusa. Poi capiamo la battuta e scoppiamo a ridere.

«Non abbiamo paura che tu possa usare quello che diciamo contro di noi» precisa Mattia «Anzi, da adesso siamo anche contro la censura». E aggiunge: «Chiamami Boro, che se mi dici Mattia manco mi giro».

Questo è solo un assaggio dei SERP, rigorosamente da non prendere alla lettera: «Non credere a tutto quello che diciamo, ci siamo inventati tutto di sana pianta. Saremmo dei bravi cabarettisti, il problema è che facciamo anche musica». Il piatto forte sarà servito martedì 25 aprile al Druso, dopo il concerto che terranno domenica 23 aprile, a Firenze.

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Non riescono a prendersi sul serio ed è questa leggerezza, come direbbe Calvino, che li rende unici. Luca Parimbelli, detto Pari, è «voce, bella presenza (discutibile), battute brutte e molta fame» e ha fondato il gruppo assieme a Mattia “Boro” Boroni, «chitarrista (perché lo limitiamo), fantasia e promiscuità». I soprannomi sono rigorosamente bisillabici, come quello di Fiammetta Pellini, ex compagna di liceo di Pari, «tastiera, quota rosa, mirto e cannonau» che tutti chiamano “Fiammi”. Al gruppo si sono aggiunti Luca Togni «basso, chioma fluente e leggiadria invereconda», che di basso ha pure la voce, Andrea Lazzari, o Lazza, «chitarrone, maglioncino, mustacchi, sex appeal e sexy shock» e Matteo Cassia «batteria, percussioni varie, allegro e vivace, automunito, telefonare ore pasti».

Hanno tutti tra i ventitré e i ventotto anni e, stando a WhatsApp, «il 23 dicembre 2014 abbiamo concepito il SERP», ma non si tratta della prima volta che mettono mano agli strumenti. Anche se alcuni hanno studiato musica, come ha fatto Pari assieme a Fiammetta all’indirizzo musicale del Liceo Classico Paolo Sarpi, le esperienze più importanti sono quelle di fuori. Tutti i membri del gruppo hanno suonato diversi strumenti, a cominciare dal flauto, o hanno fatto come Luca, il chitarrista, che è passato dalla chitarra alla tastiera e infine al basso.

Luca, il batterista, ha studiato a Treviolo, imparando a suonare la tromba. «Avevo un problema con le labbra e sono dovuto passare due volte a un bocchino più grande – spiega, tra le risate generali – ma mi ero stufato di suonare il flicorno baritono. Per questo sono passato alla batteria». Quando smette di ridere, Boro lo guarda e gli dice: «Ti faremo frontman solo per questo: perché non ce lo hai mai detto prima?!».

Sono dei musicisti che si “vendono”, perché, come tutti, si sono incontrati quando suonavano altri strumenti in altri gruppi. C’è chi ancora che suona in un’altra band, ma non è raro tra i ragazzi. «Siamo una casa chiusa, una cosa chiusa, ma ci diciamo sempre che “Meglio SERP che male accompagnati”».

Tra gli studenti è frequente incominciare progetti come una band: «C’è un momento in cui tutti gli appassionati guardano al palco – spiega Pari – e si dicono di provare a fare una band. C’è chi lo fa seriamente, chi per suonare o anche chi vuole solo passare un’ora di tempo a rintronarsi». È un bene, però: «Alla fine a scuola si ha tempo per intraprendere questi progetti: è un modo per passare del tempo assieme ed è questo ciò che conta». Poi ciascuno prende la propria strada, come Boro: «Non mi piace stare dall’altra parte: voglio stare sul palco, cantare ed esibirmi. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di fare schifo a qualcuno?».

Il problema però non è quello che suoni o come suoni: dipende tutto dal seguito. «Ci è capitato di ricevere i complimenti da un gestore di un locale, che però poi ha chiamato un gruppo meno bravo perché portava duecento persone. Non è una lamentela, perché giustamente fanno il loro interesse e in fondo alla gente non interessa molto quello che suoni a meno che non sia una tribute band. Il vero problema è trovare un locale dove suonare e alla fine fa differenza il numero degli amici che riesci a portare».

«Bergamo è vivace ed è da qualche mese che si muove qualcosa». È per via dei servizi come questi sui quotidiani locali, che sono comparsi a cominciare dalla scorsa estate proprio su Bergamonews. «È sicuramente un bene, ma ora bisogna portare la gente fuori di casa».

Allora, ci andiamo al Druso martedì sera?

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