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L'intervista

Onofrio Colucci: “Le emozioni del circo contemporaneo nella mia Alis, ispirata a Lewis Carrol”

Dal 7 al 9 aprile al Palageorge di Montichiari va in scena lo spettacolo “Alis” di Le Cirque che raccoglie, sotto la direzione artistica di Onofrio Colucci, i migliori artisti al mondo de “le nouveau cirque” o “circo contemporaneo” provenienti dalle più importanti scuole circensi mondiali, tra cui Le Cirque du Soleil.

Dal 7 al 9 aprile al Palageorge di Montichiari va in scena lo spettacolo “Alis” di Le Cirque che raccoglie, sotto la direzione artistica di Onofrio Colucci, i migliori artisti al mondo de “le nouveau cirque” o “circo contemporaneo” provenienti dalle più importanti scuole circensi mondiali, tra cui Le Cirque du Soleil. Un evento imperdibile per tutti gli amanti di questa forma d’arte. Ho il privilegio di fare una chiacchierata virtuale con il direttore artistico dello spettacolo, nonché artista circense. Sto parlando di Onofrio Colucci.

Onofrio Colucci, nato a Martina Franca in provincia di Taranto nel 1971, è un clown e attore di talento ed è stato il primo al mondo ad essere scelto da Slava per sostituirlo nel ruolo principale nel mitico Slava’s Snowshow. Tra le varie esperienze internazionali Colucci ha lavorato per due anni in esclusiva con il Cirque Du Soleil.

E’ difficile riassumere in poche righe la sua carriera, affascinante ma non priva di difficoltà, e allora ce la facciamo raccontare direttamente da lui, così come da lui ci facciamo raccontare come nasce lo spettacolo “Alis”. Mi risponde da un aereo, che sembra essere in questo periodo il luogo in cui passa gran parte del suo tempo, dovendo girare il mondo per lavoro.

Quella che ne esce non è una semplice intervista ma un focus attento dettagliato sullo stato dell’arte del circo in Italia e sulle difficoltà che rischiano di minare questa grandissima forma d’arte. Che bello vedere tanta passione, dedizione e voglia di condividere questo mondo meraviglioso racchiuso in un anello magico chiamato pista.

Cominciamo parlando dello spettacolo Alis. Come è stato costruito? Qual è la linea artistica che l’ha guidata nella scelta delle performance da proporre?

“Alis” trae liberamente spunto dai racconti fantastici di Carroll. L’ho ritenuto un filo conduttore ideale (sia pur non didascalico) per la presentazione di uno spettacolo nato da un progetto che si spiega da solo nella sua denominazione “Le Cirque with World’s Top Performers”. Ho raccolto infatti alcuni tra i migliori artisti a livello mondiale nel panorama del circo contemporaneo che si propone al pubblico con una performance che non si limita al gesto atletico sfidando le leggi della fisica, ma proietta negli occhi e nei cuori degli spettatori un emozione narrativa più o meno subliminale, sfidando anche le leggi della chimica delle emozioni.

Quando si parla di Nouveau Cirque non si può prescindere dal riferimento della sua espressione più imponente col famoso Cirque du Soleil.

Noi abbiamo un filo che ci unisce e allo stesso tempo ci distingue da loro. Abbiamo in comune molti artisti che hanno contribuito a costruire l’incomparabile livello di quella compagnia. Artisti che ne hanno addirittura visto gli albori come il mio amico Yves Decoste, oppure ne hanno prodotto i vari salti di qualità fatti a livello artistico dei loro spettacoli più importanti come “O”, “Mystere”, “Quidam”, “Dralion”, “Love”, “Zarkana” e via dicendo. Artisti come Anatoliy Zalevskiy, Jonathan Morin, Dimitri Grigorov, Viktor Kee, Joel Baker, e perché no il sottoscritto! Un cast stellare che non si è mai visto tutto insieme all’interno di un unico spettacolo! Allo stesso tempo ci distinguiamo per la scelta di proporre uno spettacolo sobrio, non solo per ovvi limiti di produzione, ma soprattutto per rimettere al centro della pista e dello spettacolo l’artista in tutto il suo splendore, liberandolo da tutte le sovrastrutture scenotecniche che sembrano essere un obbligo per chi punta ad accattivarsi il pubblico. Io non voglio che il pubblico vada a casa ricordando soprattutto le scenografie. Voglio concedergli la libertà di godersi la performance degli artisti e da lì trarre forza e ispirazione come il circo ha sempre fatto. Quindi una operazione in controtendenza che pur puntando alla evoluzione rivolge uno sguardo ossequioso la storia del circo.

onofrio colucci alis

Come sta cambiando il modo di fare circo negli ultimi anni? Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano? La situazione italiana, intesa come considerazione e sostegno dato all’arte circense, è differente da quella di altri paesi?

La difficoltà che incontra il circo contemporaneo è proprio in questa dicotomia. Le contaminazioni che sono ovunque accettate e ben accolte con altre arti performative quali la danza, il teatro, l’opera lirica, e così via in Italia non vengono recepite altrettanto bene. Non dal pubblico che ormai ha capito e anzi sponsorizza questa naturale evoluzione, ma soprattutto (ahimè come al solito) dagli operatori e dalle autorità amministrative che sono ancora incrostati in una accezione vecchia del circo come vecchie sono la maggior parte delle proposte della siffu gloriosa storia del circo in Italia. Verso la fine dell’800 fu Ciniselli, un artista circense italiano che promosse la costruzione del primo Circo di Stato stabile a San Pietroburgo: un edificio bellissimo e glorioso! In Italia abbiamo da più di 60 anni assistito al proliferare di quelli che si chiamavano fino a poco fa Teatro Stabili, ma il Circo non gode ancora di sufficiente considerazione per essere riconosciuto come forma altissima di espressione artistica. Piuttosto un luogo dove andare con la famiglia a mangiare popcorn e farsi una foto con la scimmietta. Peccato!!! Con il patrimonio e le forze artistiche che abbiamo in questo paese potremmo davvero veder nascere l’analogo italiano del Cirque du Soleil.  E invece alcuni creativi geniali come Franco Dragone o Daniele Finzi Pasca hanno fatto la fortuna dei Canadesi per non aver trovato sufficiente terreno fertile in Patria.

Mi ha sempre affascinato la vita dell’artista circense, che fatica e lavora tutta la vita per concentrare tutto questo in un quarto d’ora al centro di quell’anello magico chiamato pista. Un mondo faticoso, sognante, misterioso e bellissimo. Lo stesso Fellini ne da un’immagine onirica e magica appunto, a tratti malinconica. Qual è la sensazione che si prova quando si mette il piede in una pista per la prima volta?

In realtà la media di in numero di circo contemporaneo va ben al di sotto di 15 minuti quindi la concentrazione è davvero estrema! La pista è davvero in luogo magico, anche più del teatro che storicamente ha una cosiddetta quarta parete invisibile. Nella pista la magia lascia tutto col fiato sospeso… anche, per forza di cose, l’artista stesso e quasi per osmosi tutto il pubblico!

Perché ha scelto il clown? Quali sono stati i suoi maestri?

In verità non sono stato io a scegliere il clown, ma il clown a scegliere me! Ricordo che sin dall’età di 6 anni organizzavo delle scenette col mio amico Angelo per tutta la scuola durante l’intervallo tra il pranzo e le attività pomeridiane. Anche i miei maestri mi hanno scelto avendo visto in talento in me del quale non ero cosciente. Slava Polunin mi ha chiamato nel suo poetico Snowshow per diventare il primo al mondo a sostituirlo nel suo ruolo. Ho scoperto più tardi che aveva ricevuto una dritta da parte di Anton Adassinski (Guru del teatro fisico e si ricerca a livello europeo col suo gruppo Derevo) che era stato il mio primo vero maestro. Ma durante la mia fortunata carriera ho avuto l’onore si incontrare e collaborare con tanti grandi maestri e credo di aver assorbito da ognuno qualcosa, anche se a volte non avevo molto in comune con loro. Penso a Leonid Leikin del Teatro Licedei di San Pietroburgo, o il mio amico da poco scomparso Boris Hibner, un’icona del teatro comico dell’assurdo e pantomima e che ha dato una svolta negli anni ’70 da Praga verso tutta l’Europa! Più indirettamente alcuni grandi registi come Robert Wilson, Pina Bausch o Giedrius Mackevicius. E anche se li ho ammirati solo in video sicuramente Buster Keaton e Stan Laurel e Yuri Nikulin.

onofrio colucci alis

Mi racconta una bella e una brutta avventura vissuta sotto il tendone?

Beh, i momenti brutti sono quasi sempre legati a degli incidenti che hanno recato lesioni più o meno gravi. Non è stato facile aver avuto il compito di ricominciare lo spettacolo “O” al Bellagio di Las Vegas dopo che era stato interrotto per portare via senza coscienza una acrobata investita da un attrezzo molto pesante. Di recente me ne è capitato uno molto bello proprio con Alis a Lucca. Era la prima assoluta dello spettacolo e avevamo avuto in problema di condensa inaspettato che aveva bagnato tutta la posta rendendola scivolosa e pericolosissima per i miei artisti. Allora sono andato in scena e ho improvvisato per 10 minuti con un nutrito numero di bambini che hanno risposto alla mia chiamata in scena per aiutarmi a pulire la pista senza interrompere lo spettacolo e con grande divertimento del pubblico e loro!

Cosa potrebbe fare la stampa ma anche il pubblico, per sostenere e diffondere la cultura dell’arte circense, troppo speso considerata stupidamente solo “roba per bambini”?

Mi ricollego a quello che dicevo  prima. Il pubblico ormai è perfettamente cosciente del cambiamento e aspetta ansioso ogni nuova manifestazione. Lo dimostra la grande adesione e presenza alle nostre tournée o del Cirque di Soleil. Ormai si sente parlare di circo dappertutto. Quelli che vanno davvero svegliati sono gli organi competenti e gli operatori più forti dai quali dipende la sorte della maggior parte della produzione artistica teatrale e performativa italiana. Io sogno un giorno di convincere qualcuno ad investire nel circo per veder nascere un analogo italiano del Cirque di Soleil… magari in Circo della Terra…!

I biglietti sono in vendita a partire da 15 euro sul sito www.fastickets.it

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