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L'incontro

Pagnoncelli alla Luberg: siamo pessimisti e ci costruiamo una realtà su misura fotogallery

Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos, ospite di Luberg, l'Associazione Laureati Università di Bergamo.

Luberg, l’associazione dei laureati di Bergamo in collaborazione con la Bocconi Alumni Association ha ospitato giovedì 23 marzo, Nando Pagnoncelli, presidente dell’istituto di ricerca Ipsos. Nel corso della serata, moderata da Jacopo Palermo, ex alunno Bocconi, è stata presentata una fotografia del Paese basata sulle analisi delle dinamiche sociali e sulle percezioni degli italiani.

“Gli Italiani – ha spiegato Nando Pagnoncelli – si sentono in difficoltà nel governare il loro rapporto con la realtà. La realtà viene vissuta e percepita come una minaccia, un’aggressione da cui difendersi. Globalizzazione, Europa, crisi economica e fenomeni migratori generano reazioni emotive difficili da controllare. Di fronte a queste difficoltà le istituzioni non vengono percepite come adeguate e capaci di farsi carico delle sofferenze sociali.”

Quello che emerge è dunque un ritratto a tinte cupe: la crisi economica è stata interiorizzata generando uno sguardo di pessimismo che influenza molto le nuove generazioni del nostro Paese.

In relazione alla propria situazione individuale il 26% degli italiani si dichiara infatti pessimista, mentre solo il 20% si aspetta miglioramenti. Un italiano su due pensa che l’uscita dalla crisi sia ancora molto lontana e interesserà un lasso di tempo di 5-10 anni. “Questo determina un sensibile riflesso sui comportamenti e sui consumi – ha aggiunto Pagnoncelli -. In questo mondo così complesso gli italiani reagiscono ritagliandosi una propria comfort-zone, un pezzo di realtà confortevole, consolatoria, rimuovendo quegli elementi che confliggono con la propria rappresentazione. Un’ipertrofizzazione dell’io che porta alla ricerca del simile e la negazione del diverso: gli italiani si sentono i supereroi quotidiani che lottano per difendere il proprio nucleo, la propria famiglia e le persone importanti”.

In questo complesso quadro sociale, le istituzioni politiche e le rappresentanze intermedie non sembrano più in grado di offrire chiavi di lettura del reale, e vengono progressivamente a mancare nelle loro funzioni.

“Le marche stanno invece andando in controtendenza: in passato, il focus della comunicazione era sulla vendita del prodotto o del servizio, quindi basata su leve razionali e funzionali. Oggi la comunicazione pubblicitaria vede le marche trasmettere valori, identità in grado di riempire il vuoto di svuoto di senso lasciato scoperto dalle grandi ideologie. I brand hanno dunque acquisito e acquisiranno sempre di più un ruolo di riferimento ma anche compagni di strada. Ma con al centro, sempre, la liberazione delle spinte individuali in una realtà contraddittoria. È un percorso di libertà da un lato, ma appunto con il rischio di lacerazione dei legami”.

A conclusione dell’incontro, il presidente di Luberg, Domenico Bosatelli, ha sottolineato l’importanza, per le nuove generazioni, di saper guardare oltre l’esistente, “cercando di coltivare quella curiosità e quella voglia di mettersi in gioco, che sono i veri motori per la crescita e lo sviluppo individuali e dell’intera società. Il nostro paese ha conosciuto periodi storici in cui le condizioni materiali erano decisamente più difficili, ma nonostante ciò la voglia di superarsi e la tensione verso il miglioramento hanno creato periodi di benessere diffuso. Dobbiamo ricordarci che il mondo non è mai progredito per fame, ma per ambizione”.

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