Ore 19:41, 25 gennaio 2016: da quel momento non si hanno più notizie di Giulio Regeni. Ore 19:41, 25 gennaio 2017: a Bergamo si accendono le fiaccole per commemorare la sua scomparsa.
Mai quanto negli ultimi mesi, a partire dalle elezioni presidenziali statunitensi, è necessario ribadire il valore del ricordo. Appena due giorni prima della Giornata della Memoria, a Bergamo e in altre ventidue città d’Italia dietro alle fiaccole c’erano persone ancora prima che cittadini, con una sola intenzione: ribadire che il ricordo di Giulio Regeni è ancora vivo.
Ma non si parla solo di Giulio, precisa Anna Maria Rolla, responsabile di Amnesty International Bergamo: “Ovunque nel mondo vi sono individui che sono e sono stati torturati. Sono da ogni parte e noi non possiamo dimenticare. Chi fa del male crede che le sue azioni saranno presto dimenticate e noi non possiamo permetterlo”. La fiaccolata si apre con queste parole e da Piazza Matteotti attraversa tutto il Sentierone verso la Chiesa di San Bartolomeo. La signora Rolla è sorpresa, confessa più tardi: “Mai a un evento di Amnesty Bergamo hanno partecipato tante persone”. Silenzioso e grave, in prima fila c’è anche il sindaco, Giorgio Gori.
La fiaccolata si arresta di fronte alla Chiesa e il gruppo in testa sale sugli scalini, dove le impalcature lo permettono. Due di loro tengono alto un cartellone giallo ciascuno, su cui si stagliano i caratteri neri “Verità per Giulio Regeni”.
“Diceva oggi la mamma di Giulio – prosegue la responsabile – che la solitudine e la paura distruggono l’essere umano”. Dice “mamma”, non “madre”, perché non c’è distacco emotivo nelle sue parole. “Il compito di tutti noi è di non far sentire queste persone sole”.
È errato, conclude Anna Maria Rolla, sostenere che queste manifestazioni siano inutili: “C’è un proverbio che ho sentito dire in Amnesty – di cui è membro da quando aveva ventisei anni – che dice: “meglio accendere una candela che maledire l’oscurità””.
Inoltre, a Bergamo è nato da poco, a novembre, il Gruppo Giovanile di Amnesty International. Questo è il primo grande evento che hanno organizzato, assieme al gruppo di Bergamo. Perché i ragazzi dovrebbero entrarne a far parte? A rispondere è la responsabile, Adriana Lirathni, studentessa del liceo Sarpi: “Si dice sempre “facciamo qualcosa”, ma alla fine non si fa molto. Amnesty significa fare qualcosa attivamente”.
“I giovani sono il nostro futuro – commenta la signora Rolla – e ho sempre pensato che se nessuno di loro si interessa di queste questioni la colpa è solo nostra. Sono completamente indipendenti da noi, ma sono comunque seguiti da alcuni ragazzi della circoscrizione giovanile di Milano. Sono in gamba!”.
commenta