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"emigrare"

La “mia” Berlino, da universitaria e lavoratrice: prima e dopo l’attacco terroristico

Giulia e Berlino. Giulia e Berlino prima e dopo l'attacco terroristico del 19 dicembre 2016. Giulia Rota ha 25 anni, è di Monasterolo del Castello e studia Economia all'Università di Bergamo.

Giulia e Berlino. Giulia e Berlino prima e dopo l’attacco terroristico ai mercatini di Natale del 19 dicembre 2016. Giulia Rota ha 25 anni, è di Monasterolo del Castello e studia Economia all’Università di Bergamo.

Ho lasciato Bergamo 4 anni fa e non poche persone continuano a chiedermi il perché della mia partenza, il perché del mio non tornare a vivere in Italia o il perché del mio “girovagare”. A tutt’oggi non sono in grado di dare una spiegazione. Quella che doveva essere un’esperienza di qualche mese all’estero è diventata per me un biglietto di sola andata.

Come molti altri giovani universitari a un certo punto ho sentito il bisogno di andarmene, non importava la destinazione, mi importava soltanto di vivere un’esperienza al di fuori della mia realtà. Ho avuto l’opportunità di essere ammessa al programma Erasmus, destinazione Cipro. Inutile dire che vivere da soli in un Paese straniero può cambiare ogni tuo punto di vista e distruggere tutti i piani che ti eri costruito negli ultimi 20 anni della tua vita (cioè praticamente in quasi tutta la tua vita).

Nonostante siano ormai passati 4 anni da allora, ancora cito quei 6 mesi costantemente. Cipro ha segnato una linea di confine tra la mia solita e sicura vita a Bergamo e l’incognito che mi attendeva là fuori.

Ho capito lì che tornare a casa non sarebbe stata un’opzione, ma dato il mio status da studente, non potevo certamente permettermi di andarmene tout court da casa mia. Sono tornata a Bergamo e ho iniziato due lavori in modo da mettere da parte abbastanza soldi per ripartire. Qualche mese dopo ho prenotato un volo per la Germania. All’inizio sono andata a vivere al Nord, in una piccola cittadina universitaria chiamata Rostock, dove vivevano alcuni amici conosciuti in Erasmus e che si erano resi disponibili ad affittarmi una camera e ad aiutarmi a trovare un lavoro. L’intenzione era quella di restare qualche mese e tornare poi in Italia per finire finalmente i miei studi.

Non mi spiego ancora quello che è successo dopo: a distanza di pochi mesi dal mio trasferimento in Germania entrambi i miei coinquilini si sono trasferiti a Bangkok per uno stage e, grazie a loro, ho avuto il contatto di una ragazza che all’epoca lavorava nella capitale Thailandese nell’HR management di una compagnia tedesca. Le serviva qualcuno con un buon livello di Italiano e Inglese e un minimo di Tedesco. Mi era parso inverosimile ma, che ci crediate o no, dopo 3 settimane da quel primo contatto stavo camminando su una spiaggia paradisiaca in Ko Samet.

Se Cipro mi aveva fatto rivalutare alcune parti della mia vita, l’Asia mi ha stravolto. Non ci sono mezzi di paragone, tutto è talmente diverso, le persone, il cibo, il clima, il modo in cui bisogna comportarsi. A Bangkok ho avuto la mia prima esperienza di lavoro, connessa sorprendentemente con quello che stavo studiando. Una fortuna, penso, che purtroppo, non capita a molti ragazzi Italiani. E’ stato come sognare a occhi aperti e ho avuto l’opportunità di viaggiare in Thailandia, Myanmar, Vietnam e Laos.

berlino

Finito lo stage ho deciso di tornare, non a casa ovviamente, ma abbastanza vicino a Bergamo per poter finire l’università, che nel frattempo avevo messo in stand-by. Volevo studiare per conto mio e rientrate in Italia solo per dare gli esami. La soluzione più ragionevole mi sembrava Berlino.

Trovare lavoro a Berlino fu inverosimilmente facile e, ancora oggi, a distanza di due anni, lavoro per la stessa compagnia. Tutto è cominciato con uno stage, pagato, e dopo qualche mese sono stata assunta. Non posso dire con certezza che in Italia non avrei ottenuto lo stesso, forse un buon lavoro l’avrei trovato, ma basandomi su quello che sento o leggo, sarebbe stato credo un cammino più arduo.

Ma arriviamo alla parte che, spero, tutti stanno aspettando: Berlino, è davvero una delle mete migliori d’Europa per i giovani d’oggi?

Per esperienza personale non posso fare altro che confermare che Berlino sia un ottimo punto di partenza o, eventualmente, anche un punto di arrivo. Basta esplorare la città per rendersi conto di quanto abbia da offrire: si respira aria di opportunità, non importa da dove vieni, in che religione hai deciso di credere o chi hai deciso di amare. Berlino è capace di farti trovare il tuo spazio. Sembrano frasi fatte, ne sono consapevole, ma non scherzo quando dico che, in giro per questa frenetica città, puoi davvero trovare di tutto.

Appena giunta nella metropoli tedesca mi ricordo che mi guardavo attorno e mi sorprendeva come le persone si comportavano per la strada, come se nessuno li stesse guardando, come se a nessuno importasse. La verità è che davvero a nessuno importa: gente che suona e balla ad ogni angolo della strada, bambini di 6-7 anni al massimo che prendono la metro per andare a scuola completamente da soli (e mia mamma manco mi lasciava andare da sola per il Sentierone!), gente che va in bicicletta della serie “non mi importa che stagione è”, gente vestita nel modo più pazzesco che tu possa immaginare, gente che vuole disfarsi di vecchi mobili e semplicemente li lascia davanti all´uscio di casa perché “tanto a qualcun altro serviranno”….

Ma la cosa che piú mi ha colpita sono le donne, così diverse dal prototipo di donna a cui ero abituata. Non so perché, ma ho sempre avuto questa idea che le donne tedesche siano altissime, forti, indipendenti e rigorosamente bionde. Insomma, non per tutto, ma la mia idea è stata confermata: sono assolutamente autosufficienti per se stesse; mai e poi mai offrire il tuo aiuto (o un drink) a una di loro perché se, a differenza di noi italiane a cui piace essere “viziate”, a loro non piace affatto.

A parte da tutto questo devo ammettere che i tedeschi, così come le persone che hanno deciso di trasferirsi qui, hanno o hanno adottato un’invidiabile apertura mentale.

Non voglio giudicare sempre l’Italia, ma uno dei fattori che mi è sempre andato stretto era il costante pregiudizio nei confronti del prossimo, cosa che in una città come Berlino non può esistere. Pensate solo al numero di immigrati arrivati negli ultimi 10 anni in questa città, cosa succederebbe se nessuno avesse adottato un nuovo punto di vista?

Argomento connesso a questo è sicuramente il recente attacco terroristico.

Ora, sono sempre un tantino polemica riguardo a queste notizie, ma pensiamo un attimo al modo in cui “siamo stati informati” e al modo in cui le persone hanno reagito. Prima di tutto “attacchi terroristici” avvengono, purtroppo, tutti i giorni in ogni parte del mondo, ma come al solito sentiamo sempre e soltanto parlare di quelli che avvengono sotto il nostro naso, un po’ come a dire che, se sono lontani, non sono davvero di nostro interesse. Non abbiamo una sfera magica per dirci cosa ci sia dietro tutto questo quindi basiamo la nostra conoscenza su quello che i media ci dicono.

Se l’idea che si sparge è subito quella legata al terrorismo l’idea che seguirà immediatamente dopo è quella relativa a tutti gli immigrati arrivati in Germania nell’ultimo anno. In questo modo quello che si diffonderá non sarà tanto il dispiacere per quello che è successo ma più la rabbia derivante dal fatto di aver aperto il tuo Paese a persone legate a questi attacchi.

Sono profondamente felice di aver visto che la maggior parte delle persone in questo Paese abbia realizzato che non funziona davvero cosí: ci sono ovviamente quelli che davvero credono che gli immigrati debbano essere riportati nei loro Paesi, ma c’è una stragrande maggioranza di persone abbastanza intelligenti da capire che questi fatti non sono legati in generale alle persone immigrate in Europa in cerca di un vita migliore, ma da una limitata percentuale di fanatici.

La Germania ha sì aperto i suoi confini, ma la vera differenza è stata fatta dalle persone di qui che, nel modo in cui potevano, hanno accolto a braccia aperte e hanno aiutato in modo pragmatico famiglie bisognose provenienti da ogni dove. Sono stati istituiti campi di accoglienza dove ognuno di noi avrebbe potuto contribuire e il fatto più incredibile è che, solo dopo pochi giorni, questi campi avevano talmente tanti vestiti, cibo e qualsivoglia che hanno chiesto di fermare le donazioni.

Ora, se mi chiedete quale sia stata la reazione dei berlinesi all’attacco non posso far altro che dire che Berlino è sopravvissuta a periodi peggiori di questi: è stata in balìa del nazismo, rasa al suolo, divisa da un Muro e guidata dal Partito comunista filo sovietico. Non si può paragonare un singolo evento a tutto il resto, a tutto quello legato a questa città. Nessuno si è chiuso in casa per la paura, nessuno ha smesso di aiutare il prossimo e nessuno ha smesso di pensare che stanno succedendo cose peggiori nel mondo.

Ovviamente il Governo ha dovuto in qualche modo reagire a tutto questo, costruendo protezioni provvisorie intorno a tutti i mercatini di Natale e aumentando il numero di militari muniti di mitra in mezzo alle strade. Ma è davvero questa la risposta che le persone qui stanno cercando?  

killer berlino

Per concludere direi che la reazione qui a Berlino è la medesima ovunque: non siamo più sorpresi da questi massacri a gratis, non ci impressionano più le immagini viste in TV. Siamo talmente assuefatti da tutte queste semi-notizie che le usiamo come tema di discussione durante la pausa caffè.

Berlino non è la Germania: questa città in particolare ha saputo distinguersi, un po’ in considerazione della sua storia e un po’ per la grande varietà di culture che la vivono. Trasferirmi qui e abituarmi a viverci è stato per me la cosa più naturale di sempre e con questo non voglio dire che sia facile, so che non tutti hanno trovato quello che cercavano quando sono arrivati.

C´è solo da imparare in un ambiente del genere e sono sicura che il giorno che la lascerò, in cerca di nuove avventure, ne sentirò la mancanza. Invito tutti quelli che, almeno una volta, hanno pensato “magari potrei andarmene altrove” a prenotare un volo e ad accettare la sfida di vivere lontano da casa.

Forse tornerete, forse tornerò, ma quello che guadagneremo saranno nuovi punti di vista, nuove idee e nuovi amici da ogni parte del mondo.

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