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Giovani startup

Mattia, manager a 20 anni: “La differenza è imparare più velocemente degli altri”

Il primo sito l'ha progettato a 12 anni. Ora Mattia Salvi ne ha 20, ed è l’amministratore delegato di Ladybug, realtà bergamasca che opera nel campo dell'informatica da lui stesso fondata e composta da ragazzi under 30

(nella foto: il team di Ladybug. Al centro Mattia Salvi, 20 anni, ad della società)

Il primo sito lo ha progettato a 12 anni. Ora Mattia Salvi di anni ne ha 20, ed è l’amministratore delegato di Ladybug, giovane realtà bergamasca da lui stesso fondata nell’agosto 2016, al momento composta da 5 elementi: due soci e tre dipendenti, tutti rigorosamente sotto i 30 anni di età. L’azienda, una S.r.l.s. con sede in via Camillo Golgi 7, nel quartiere di Colognola, alle porte di Bergamo, si occupa di “servizi altamente specializzati in ambito informatico”, spiega Mattia.

Una sfida imprenditoriale ancora tutta da vivere, cominciata nel gennaio 2015 quando decide di aprire una partita iva come freelance, dopo gli anni passati sui banchi di scuola dell’Itis Paleocapa di Bergamo e a studiare Sicurezza dei sistemi e delle reti informatiche a Crema, dove frequenta il secondo anno di università.

“Aprire una società in Italia ha dei costi folli – racconta Mattia -. Tutto quello che ho guadagnato da freelance l’ho subito reinvestito”. In Ladybug, appunto: Società a responsabilità limitata semplificata della quale è amministratore delegato con il 70% delle quote. Al suo fianco c’è Matteo Zambelli, 25enne laureato in Ingegneria Informatica, amico e socio al 30%. E poi un team di tre, giovanissimi, dipendenti. Tutti 26enni. Sono Alberto Savi, che si occupa della parte grafica; Luca Sonzogni, addetto al marketing e Martina Spinelli, social media manager.

“Non vogliamo perdere tempo – continua Mattia -. Siamo partiti da poco ma siamo già alla ricerca di nuove figure professionali, in particolare sviluppatori Android e Ios“.

Già, ma di che si occupa Ladybug nel concreto?: “Siamo specializzati nello studio e nella realizzazione di modelli di branding, nella creazione di loghi e nello sviluppo di applicazioni per smartphone e software al fine di migliorare i processi di business aziendali. Ma anche servizi di innovazione digitale, consulenze in ambito di sicurezza informatica, analisi di dati per fornire report alle aziende e progetti nel campo dell’Internet delle cose“. Ovvero l’estensione di internet al mondo degli oggetti: “grazie a dei sensori gli oggetti acquisiscono intelligenza e con l’ausilio di Internet saranno in grado di comunicare informazioni su se stessi e di acquisirne da altri. Stiamo per entrare nell’era dei Big Data e il cellulare sarà la nostra porta d’ingresso”. Qualche esempio? “Il frigorifero ci comunicherà sul telefonino se manca il latte o se è scaduto, la sveglia suonerà prima in caso di traffico intenso, i vasetti delle medicine avviseranno i familiari se un nostro caro si dimentica di prenderle. Ecco, noi ci occupiamo anche di questo”.

Chi si ferma è perduto: “l’importante è non smettere mai di imparare e guardarsi attorno. In questo campo, come in tutti gli altri, la determinazione è il sedimento attorno al quale fare germogliare il resto”. E poi: “guardare al mercato laddove non è ancora saturo”. E, perché no, assumersi qualche rischio: “ma con intelligenza, cercando di anticipare il futuro”.

Tra i clienti di Ladybug al momento figura Milestone Srl, azienda che dal 1988 opera nel settore della tecnologia a microonde con oltre 30 brevetti e più di 20mila strumenti installati in tutto il mondo, tra grandi e piccoli laboratori di ricerca, università e laboratori industriali: “con la filiale italiana (che ha sede a Sorisole, ndr) collaboriamo quotidianamente, mentre con quella americana si stanno definendo gli accordi per un rapporto a lungo termine. Stiamo collaborando anche con due startup dell’Università Statale di Milano in ambito medico sanitario e con alcune realtà che hanno sede al Kilometro Rosso“, il parco scientifico tecnologico di Stezzano. “In questo caso si tratta prevalentemente di consulenze in ambito di sicurezza informatica”.

Il termine “Ladybug” (coccinella in inglese, ndr) nasce dall’idea di avere “un nome collegato alla realtà ma, allo stesso tempo, associato a uno dei nostri business principali, ovvero la sicurezza informatica”, illustra Mattia. Il “bug”, infatti, in informatica indica l’errore di funzionamento di un sistema o di un programma.

E sui progetti da realizzare in futuro: “siamo una startup giovane ma ambiziosa. Dal 16 gennaio sarà attivo il nostro nuovo sito (http://www.ldybg.io/). Duecentomila euro è invece quanto abbiamo stimato di fatturare entro la fine del 2017″. Per quanto riguarda gli obiettivi dell’azienda a medio e lungo termine: “vorremmo avere un team di professionisti sempre in crescita e ottenere un parco clienti sempre più grande. Ma, soprattutto, dare il giusto valore a quei ragazzi che sin da subito hanno creduto nel nostro progetto”. E se le coccinelle servono anche da portafortuna…

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