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Terremoti, parla l’esperta: “Ci vorrà molto tempo prima di poterli prevedere”

Gemma Musacchio, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), partecipa già da quattro anni a BergamoScienza. L'abbiamo intervistata

Gemma Musacchio, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), partecipa già da quattro anni a BergamoScienza, grazie ad una collaborazione continua e duratura con il Comune di Dalmine che, sin dal primo anno, ha ospitato i relatori in occasione di una rappresentazione teatrale – ‘E il cielo si fece rosso’- e i due anni seguenti con laboratori didattici per i bambini. Quest’anno sarà ospite del Festival scientifico con la conferenza “Quei segnali della Terra”, prevista per sabato 8 ottobre alle 16.30 al Teatro Civico di Dalmine, incentrata su quel linguaggio fatto di segnali che ci raccontano della vitalità del nostro globo e della sua composizione: le onde sismiche.

Quanto siamo lontani dal prevedere i terremoti?

“Se consideriamo che, in una situazione di “calma”, ogni giorno in Italia avvengono circa 40 terremoti possiamo dire che nella prossima mezz’ora ce ne sarà uno. Il problema è che quando si pongono domande sulla previsione spesso si intende “predizione”, dall’inglese prediction, ovvero un’informazione certa e rigorosa su tempo, luogo e magnitudo. Da questo la scienza è molto lontana. Questo per il semplice motivo che i terremoti avvengono quando le rocce si rompono e che queste sono estremamente eterogenee. Ad oggi non conosciamo il sottosuolo, appunto le rocce in esso presenti, con il dettaglio necessario per riuscire a dire quando, dove e con quale magnitudo avverrà il prossimo rilascio di energia. Il meccanismo di rilascio di energia – diverso se ci troviamo in un ambiente di compressione, come nell’anello Pacifico, o distensione, come in Appennino – rende ancora più complesso il problema. In ambiente distensivo la rottura della roccia in un punto di una faglia può essere seguita da rottura su una faglia vicina, rendendo ancora più difficile predire l’evoluzione del fenomeno, una volta innescato”.

Oltre ai terremoti, cosa potranno dirci in più le onde sismiche, oggetto della conferenza a BergamoScienza, del nostro pianeta che ancora non conosciamo?

“Le onde sismiche ci hanno permesso di capire com’è fatto e come funziona il nostro pianeta. Non sappiamo ancora tutto, ma grazie alle onde sismiche che attraversano l’interno della Terra e vengono registrate dalle stazioni sismologiche disposte su tutto il pianeta, abbiamo oggi un’immagine di dettaglio senza precedenti del Mantello Terrestre e possiamo ipotizzare la presenza di un nocciolo al centro della Terra, dentro il nucleo interno terrestre. Con la tomografia sismica individuiamo le camere magmatiche per capire quali vulcani, quiescenti da tempo, potrebbero ancora manifestare attività”.

Qual è l’obiettivo dell’INGV in merito?

“L’INGV si pone molti obiettivi di frontiera. Con la nuova dirigenza siamo in una fase di grande fermento scientifico. Presto usciremo con obiettivi molto ambiziosi”.

BergamoScienza ha istituito una borsa di studio per aggiornare la carta geologica italiana, partendo dalla zona dell’ultimo terremoto. Qual è il suo commento a riguardo?

“Penso che sia un’ottima iniziativa. Grazie al miglioramento delle conoscenze sulle strutture affioranti in superficie è fondamentale per una migliore comprensione del fenomeno”.

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