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Economia

Ubi, semestrale 2016: utile a 48,1 milioni

Ubi Banca, il semestre si chiude con un utile di 48,1 milioni rispetto ai 124,4 milioni del 1° semestre 2015.

Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati del primo semestre del 2016, che si è chiuso, dopo la contabilizzazione degli impatti relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno scorso, con un risultato netto di meno 787 milioni. Al netto di tali impatti, il semestre si chiude con un utile di 48,1 milioni rispetto ai 124,4 milioni del 1° semestre 2015. La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa meno 20 milioni netti).

Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -835 milioni netti e riguardano,
in particolare: l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio); gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo; l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e la prima parte delle spese progettuali (5 milioni, 3 al netto di imposte e terzi) correlati al progetto “Banca Unica”.

I risultati del 1 semestre 2016 rispetto al 1 semestre 2015
Il primo semestre del 2016 si è chiuso con un risultato della gestione operativa pari a 550,3 milioni rispetto ai 663,4 dell’analogo periodo del 2015; nell’ambito dell’aggregato sono scesi i proventi operativi del 7,1% a 1.588,4 milioni, segnati dal minor contributo del margine d’interesse e della finanza, in presenza di una sostanziale stabilità delle commissioni nette, mentre gli oneri
operativi hanno confermato un andamento virtuoso, registrando un’ulteriore riduzione dello 0,7% a 1.038,2 milioni nonostante l’inclusione nel 2016 di 32 milioni quali contributo al Fondo Unico.

Il margine d’interesse, pari a 765,6 milioni, ha mostrato una flessione del 9,6% rispetto al 2015, attribuibile in parti pressoché uguali alla riduzione del contributo del portafoglio titoli di proprietà –
per il quale è in corso una manovra di riduzione e ricomposizione, come da Piano Industriale – e alla contrazione del risultato dell’intermediazione con la clientela in uno scenario di forte riduzione dei tassi di mercato (l’ Euribor a 1 mese è sceso in media semestrale a -31 punti base dai precedenti -2 punti base).

Nel dettaglio, il portafoglio titoli di proprietà ha generato interessi attivi per circa 118 milioni rispetto ai precedenti 158,2 – in presenza di investimenti in titoli di debito scesi nei 12 mesi di 2,2
miliardi (-4,3 miliardi il portafoglio titoli di stato italiani). Il margine netto prodotto dall’attività di intermediazione con la clientela si è attestato a 653,1 milioni, in flessione rispetto ai precedenti
695,7 principalmente per effetto della riduzione dei tassi sul portafoglio crediti a breve scadenza, solo marginalmente controbilanciato dalla dinamica riflessiva della raccolta a medio-lungo termine.

In tale contesto, la forbice con la clientela si è chiusa di 15 punti base rispetto al primo semestre 2015, risentendo della più accentuata riduzione che ha caratterizzato i tassi attivi rispetto a quelli
sulla raccolta.
Nella seconda parte dell’anno, in considerazione della nuova normativa sul bail-in, verrà progressivamente ridotto il collocamento di obbligazioni bancarie, che verranno sostituite con un’offerta di depositi a termine. Tale tipologia di prodotto è tutelato dallo Schema di garanzia dei Depositi e presenta un vantaggio in termine di minor costo per la Banca.
Le commissioni nette hanno totalizzato 667,5 milioni, importo sostanzialmente invariato rispetto ai 669,1 milioni del 1° semestre 2015 nonostante la minor presenza di commissioni di performance (5,4 milioni rispetto ai precedenti 11,8). Le commissioni relative ai servizi di gestione, intermediazione e consulenza, che rappresentano il 57% circa dell’aggregato commissionale, si
sono attestati a 378 milioni, in crescita del 2,5% rispetto al 2015; le commissioni correlate all’attività bancaria tradizionale ammontano a 289,5 milioni, e registrano una riduzione del 3,6%
rispetto all’anno precedente, essenzialmente legata ai servizi di incasso e pagamento.

Il risultato dell’attività finanziaria si è posizionato a 82,6 milioni (111,1 milioni di euro nel 1° semestre 2015), e registra i seguenti contributi:
– per 5,6 milioni dall’attività di negoziazione (45,4 milioni nel 1sem2015);
– per 86,5 milioni dalla cessione di asset finanziari (53,4 milioni nel 1sem2015), principalmente riconducibili, come nel periodo precedente, alla cessione di titoli di Stato italiani; la voce comprende inoltre gli introiti riconducibili alle azioni Visa Europe Ltd, per un ammontare complessivo di 15,2 milioni;
– per -8,2 milioni dalla valutazione delle attività finanziarie al fair value (+5,5 milioni nel 1sem2015);
– per -1,3 milioni dalle attività di copertura (+6,7 milioni nel 1sem2015).

Gli oneri operativi non includono i costi straordinari correlati al nuovo Piano Industriale, che sono stati riclassificati a voci proprie, per consentire la disamina delle tendenze operative ordinarie.
Nel dettaglio:
– le spese per il personale hanno registrato un’ulteriore riduzione di 15,7 milioni (-2,4%) rispetto al 1sem2015, totalizzando 639,1 milioni. I risparmi derivano principalmente dalla diminuita forza
lavoro media (-319 risorse nei dodici mesi), nonché dai minori esborsi per prestazioni lavorative, nelle varie forme previste dagli Accordi sindacali via via sottoscritti, dal turnover delle risorse
incentivate ai congedi straordinari, fino all’impatto dei nuovi part-time;
– le altre spese amministrative, pari a 327,3 milioni, includono i 32 milioni di contributo ordinario al Fondo Unico di Risoluzione di cui sopra, non presente nel 201511, e si raffrontano con i 313
milioni del 2015. Al netto del contributo al Fondo Unico di Risoluzione, le altre spese amministrative risultano in riduzione del 5,6% rispetto al 2015, grazie al contenimento di pressoché tutte le componenti di costo.
– infine, le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali hanno totalizzato 71,7 milioni, registrando anch’esse una diminuzione di 6 milioni rispetto al 1sem2015 per effetto di minori ammortamenti in ambito IT e real estate.
Nel primo semestre dell’anno sono state contabilizzate rettifiche di valore nette per deterioramento crediti per 1.206,4 milioni (389,1 nel 1sem2015). Le maggiori rettifiche annunciate il 27 giugno u.s. quale premessa alle proiezioni di Piano Industriale, hanno comportato il parziale riassorbimento della cosiddetta “shortfall”, ossia della differenza tra la perdita attesa e le rettifiche di valore, già dedotta dal patrimonio di vigilanza, per circa 851 milioni. Al netto di tale importo, le rettifiche di valore del periodo ammontano a circa 355 milioni.

Grazie alle rettifiche di valore effettuate, la copertura complessiva dei crediti deteriorati ha segnato un incremento di 7,11 punti percentuali rispetto a dicembre 2015, attestandosi, inclusi gli stralci, al 44,31%.
Infine, il conto economico del semestre registra rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività/passività finanziarie per 50,5 milioni (3,3 nel 2015) riconducibili per 47,4 milioni
(43,4 al netto di imposte e di terzi) al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato.

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