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Il lago d’Iseo dopo Christo: niente code e tanta bellezza

Su La Stampa del 19 luglio (sezione viaggi) Ettore Pettinaroli racconta il lago d'Iseo dopo the floating piers.

Su La Stampa del 19 luglio (sezione  viaggi) Ettore Pettinaroli racconta il lago d’Iseo dopo Christo.

L’assalto alla Floating Piers si è concluso da qualche settimana. Code e ressa sono solo un ricordo, così come quella irripetibile passeggiata sulle acque del Lago d’Iseo è rimasta ben scolpita nella memoria. Di quella magnifica giornata di giugno, però, non possiamo dimenticare l’impossibilità di apprezzare tutto quello che stava intorno alla magica passerella arancione. Troppo difficile spostarsi, impossibile godere con la dovuta calma di quanto l’area del Sebino, tradizionalmente silenziosa e riservata, può offrire.

Eccoci allora di nuovo a Sulzano per imbarcarci sul battello che in pochi minuti raggiunge Montisola, l’icona dei giorni della Floating Piers. Nell’aria ci sono ancora eccitazione e adrenalina, ma sbarcando nel porticciolo del borgo di Peschiera Maraglio possiamo apprezzare come i naet, le imbarcazioni dei pescatori, siano tornati protagonisti della scena. Come accade da secoli. E’ il segnale che attendevamo. Tutto è tornato come prima. Anzi, meglio di prima visto che per accogliere adeguatamente la massa dei visitatori anche Montisola, con i suoi minuscoli 12 borghi ancora abitati, si è sottoposta a un doveroso restyling.

Prima di incamminarci sulla litoranea che in mezz’ora ci porterà al villaggio di Carzano visitiamo il Museo della rete, il cantiere delle barche e la chiesetta di San Michele (XVII secolo) che insieme costituiscono una sorta di bigino della storia e delle tradizioni dell’isola. Per salire invece al Santuario della Madonna della Ceriola approfittiamo dei bus che partono da Peschiera Maraglio. Quassù, siamo sul punto più alto dell’isola, lo sguardo spazia sull’intero Sebino, sui villaggi costieri, sulle ripide montagne che circondano il lago. Dove andare una volta tornati sulla terraferma?

Il tempo è poco, s’impongono delle scelte. Dopo un drink sul lungolago di Sulzano, puntiamo quindi verso Pisogne per visitare la cinquecentesca Chiesa di Santa Maria della Neve che Giovanni Testori, estasiato dalla ricchezza e dalla forza espressiva degli affreschi del Romanino definì la Cappella Sistina dei poveri.

Poco oltre Lovere si specchia nel lago senza deludere le aspettative. Il paese fa parte del gruppo “I Borghi più belli d’Italia” e mantiene le promesse con la sua struttura urbana ad anfiteatro ritagliato tra i monti e il Sebino. E’ bello passeggiare tra i ripidi vicoli del centro medievale da Piazza 13 Martiri fino alla Torre Civica, scoprire alcune opere di Antonio Canova, del Tintoretto e del Parmigianino custodite all’Accademia delle Belle Arti Tadini, rilassarsi osservando il lago dal moderno porticciolo. E chi se ne va via da qui?

Invece il tempo stringe e occorre tornare a Sulzano, non senza concedersi una deviazione fino alle Piramidi di Zone. Ci arriviamo da Marone, e subito ci incamminiamo tra i curiosi pinnacoli di terra sormontati da grandi massi che paiono sempre in procinto di precipitare. Invece sono lì da secoli, più forti dell’erosione e, forse, delle stesse leggi della fisica. In silenzio, danno spettacolo senza clamore o bisogno di applausi. Come il Lago d’Iseo.

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