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L'intervista

Rossoni, Pd: con me Treviglio riavrà un ruolo strategico nella Bassa

Laura Rossoni, avvocato, capolista del Partito Democratico alle elezioni del 5 giugno per il comune di Treviglio.

Laura Rossoni, avvocato, capolista del Partito Democratico alle elezioni del 5 giugno per il comune di Treviglio.

Perché ha deciso di candidarsi?
“Perché mi piace l’idea di poter dedicare un po’ del mio tempo e delle mie competenze a questa città. Mi piacerebbe fare qualcosa per risolvere i problemi delle persone. E’ un momento difficile per tutti, e vorrei cercare di fare qualcosa anche nel settore pubblico”.

Quanto conosce Treviglio?
“Pur vivendo a Caravaggio, lavoro a Treviglio, dove ho lo studio, da praticamente vent’anni. Qui tengo la maggior parte delle mie relazioni”.

Qual è la sua idea di politica?
“La politica mi piace tanto. Anche se, soprattutto in questo periodo, non sta dando il meglio di sé. Ma credo che avere dei valori, delle indicazioni di fondo sulle prospettive e su dove si vuole andare sia fondamentale sia per una città che per una persona. Penso che la buona politica sia un valore importantissimo per la comunità e per le persone, così come credo che la democrazia sia un valore fondamentale.  In questi giorni ripensavo alla ricorrenza del settantesimo anniversario del voto alle donne. Ripenso al fermento di quegli anni e alla volontà di partecipazione, di poter dire la propria idea e della volontà di costruire un futuro in modo collettivo. La politica dev’essere questo: mettere insieme le persone per cercare di realizzare l’idea di futuro”.

Cosa ne pensa del ruolo nelle donne nella politica?
“Abbiamo due emergenze: una è quella per cui le donne sono fuori dal mercato del lavoro e dalla politica. Un Paese cresce solo se le donne mettono il loro impegno, il loro talento e le loro competenze al servizio degli altri. Bisogna che siano attrici dello sviluppo di questo paese, sia politico che economico”.

Da chi ha preso l’ispirazione e la passione per la politica?
“Già da ragazza frequentavo gli ambienti della sinistra. Ammiravo molto Pasolini per il suo coraggio di andare in controtendenza e di dire la sua fino in fondo. Così come Martin Luther King, e tutte le persone che hanno combattuto per portare avanti le proprie idee”.

Qual’è il primo provvedimento che, secondo lei, il futuro sindaco dovrà prendere?
“Sono due le cose che, a mio avviso, il prossimo sindaco dovrà fare: la prima sarà quella di cercare di incanalare il traffico fuori dalla città, così da respirare un’aria più pulita agevolando, anche, la mobilità interna. La seconda, invece, è quella di essere una sorta di regista di una serie di attori che si muovono sul territorio come le associazioni, i commercianti e il volontariato. Sono tutte realtà con cui l’amministrazione deve sedersi al tavolo e lavorare a progetti concreti”.

Gli ambiti su cui ha intenzione di agire, in primis?
“Il lavoro, quindi tutti gli incentivi alle imprese, cercando di creare un circuito virtuoso per cui questa città si ricominci ad investire e a creare occupazione. Togliere, come ho detto prima, il traffico dal centro e fare in modo che venga confermato il ruolo strategico di Treviglio all’interno della pianura bergamasca. Un ruolo da sempre riconosciuto alla città, ma che non è mai stato svolto”.

Una critica che riserva all’amministrazione uscente?
“Treviglio non ha trovato un ruolo e non ha avuto una forza politica. E’ rimasta isolata da Bergamo oltre che da un contesto più ampio quando, invece, la città deve emergere. L’amministrazione passata non ha avuto visione politica, cosa che la prossima dovrà avere mettendo in campo anche una visione strategica”.

Ci dica invece una cosa positiva messa a punto dal governo Pezzoni?
“Hanno lavorato bene sulle opere. A parte la riqualificazione dell’ex Upim, ereditato dall’amministrazione precedente, e portato da loro a compimento, a me piace molto lo sportello unico. Quella è stata una grande idea perché ha semplificato oggettivamente la vita a molte persone”.

Darebbe più spazio all’innovazione o alla tradizione?
“Caratterialmente e culturalmente sono riformista. Quindi, sono convinta che si può guardare avanti solamente se si hanno radici solide, ricordando, quindi, chi siamo valorizzando la nostra identità”.

Cosa non vorrebbe vedere nella sua città?
“Una città sfiduciata. Non vorrei vedere che le persone fragili vengano abbandonate a loro stesse, ma vedere una città che crei le condizioni di fiducia e delle possibilità per tutti”.

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