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Rita Borsellino: “L’intervista a Riina Jr? Mi ha offesa come cittadina italiana” video

La sorella del magistrato ucciso dalla mafia nel luglio del 1992 ospite nella redazione di Bergamonews: "Il figlio di Riina è un mafioso, e come tale continua a comportarsi. Vespa? Non lo considero nemmeno un giornalista"

“Cosa vuol dire perdonare? Fare finta che non sia successo nulla, come ha fatto la televisione italiana? Se è così no, non ci sto”.

Sono passati quasi 24 anni da quel maledetto 19 luglio 1992, data ricordata per la tremenda strage di via d’Amelio, a Palermo.

Nella voce e negli occhi di Rita Borsellino ci sono ancora tutta la rabbia e tutto il dolore di quei giorni. La voglia di continuare a combattere contro la mafia è sempre la stessa e anzi, oggi è ancora più forte e viva dopo aver visto, ospite negli studi di “Porta a Porta”, in Rai, Salvo Riina, figlio del “capo dei capi”, colui che ordinò l’infame strage che uccise suo fratello e cinque uomini della sua scorta in via d’Amelio: “Non è stato giusto dare questo spazio alla mafia – attacca la sorella del magistrato -. Io non ce l’ho col figlio di Riina, lui fa il suo mestiere di mafioso e lo fa anche bene, evidentemente, se è riuscito ad avere uno spazio così importante in una trasmissione molto seguita qual è ‘Porta a Porta’. Io non la seguo, ma quello è un altro discorso. E posso dire che non ce l’ho nemmeno con Vespa, anche lui fa il suo mestiere. Ma non voglio sentir dire che Vespa è un giornalista. Per me un giornalista era il grande Biagi, non Vespa”.

“Io ce l’ho con la Rai, la televisione italiana, che non avrebbe dovuto permettere che quell’intervista andasse in onda. E anzi – continua Rita Borsellino -, ancora oggi, dopo aver combinato il guaio, non si vuole prendere le proprie responsabilità e si affida ai dibattiti per cercare di capire se è stato giusto oppure no dare quello spazio alla mafia. E in questo modo cosa fa? Mette sullo stesso piano la vittima e il carnefice”.

Qui Rita Borsellino rincara la dose: “Io mi sento profondamente offesa non solo come sorella di Paolo Borsellino, ma soprattutto come cittadina italiana – spiega -. E’ stato permesso al figlio di Totò Riina di lanciare i messaggi mafiosi di suo padre: tutto questo in uno Stato di diritto, in una Repubblica democratica, non sarebbe mai dovuto succedere”.

Paolo Borsellino

La sorella del magistrato in questi si giorni si trova a Bergamo per la rassegna “Legalità ci sto dentro”, un ciclo d’incontri dedicato all’educazione alla legalità con l’impegno del centro studi Paolo Borsellino, dell’Oratorio di Borgo Santa Caterina e della Fondazione Papa Giovanni XXIII, e con il sostegno del Comune di Bergamo, della Provincia di Bergamo e dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo.

Rita Borsellino parlerà anche di misericordia e di perdono, ma, a distanza di 24 anni dall’orribile strage di via d’Amelio, è possibile perdonare? “Se perdonare significa far finta che non sia successo nulla, come ha fatto la tv italiana, allora no, non ci sto – risponde secca, ferma, convinta -. Io ho visto da vicino, grazie all’esempio di Paolo, cosa sono il perdono e la misericordia. Non l’ho mai sentito pronunciare una sola parola di odio nei confronti di tutte quelle persone che doveva giudicare, persone che avevano commesso atti atroci e che lo minacciavano continuamente”.

“Per arrivare al pieno perdono bisogna fare ancora tanta strada: per me – conclude Rita Borsellino – è un percorso che ricomincia ogni giorno”.

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