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Il capo ultrà

Da Mastrovito a Sandri sostegno al Bocia, che rischia la sorveglianza speciale

Il popolo atalantino (e non solo) si stringe intorno al suo leader, che oggi potrebbe essere sottoposto alla misura di prevenzione

Da Andrea Mastrovito a Giorgio Sandri, passando per Pierpaolo Marino e una serie di personaggi della Curva Nord. Il popolo atalantino (e non solo) si stringe intorno al suo leader Claudio Galimberti, meglio conosciuto come “Bocia”, che rischia di essere sottoposto alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.

E’ prevista per oggi al tribunale di via Borfuro l’udienza in camera di consiglio (ovvero senza il pubblico) che decreterà se applicare la misura di prevenzione a Galimberti.

La richiesta è stata avanzata dalla questura di Bergamo, dopo un primo avviso verbale del questore nel giugno scorso e due denunce in un mese: la prima a settembre per aver minacciato il capo della Digos Giovanni Di Biase nel corso di una manifestazione in via Noli; la seconda a ottobre per aver picchiato un ragazzo che lo aveva rimproverato dopo averlo scoperto scrivere su un muro “Digos infami”.

La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza si applica ai soggetti che vengono ritenuti pericolosi per la sicurezza e per la pubblica moralità. Può durare da uno a cinque anni e prevede pesanti restrizioni per la libertà personale, come il ritiro di patente e passaporto, l’obbligo di rimanere a casa in determinati orari, e di non frequentare specifici luoghi o persone.

E proprio negli ultimi giorni sono numerose le testimonianze di affetto per il Bocia pubblicate sui social, in particolare sulla pagina “Sostieni la Curva”.

Da alcune lettere scritte da tifosi che da anni lo conoscono, che gli esprimono “vicinanza in questo momento difficile” e lo incitano a “non mollare, che vincerà anche questa battaglia”.

Passando per testimonianze di personaggi noti. Come Andrea Mastrovito, artista bergamasco conosciuto in tutto il mondo, che ha pubblicato sulla propria pagina un post: “Claudio e’ stato, negli anni, per me, un punto di riferimento inamovibile. Pur nella durezza e nella purezza delle sue posizioni, pur nella sua irruenza, mi ha insegnato alcune cose che non si possono imparare ne a scuola ne sui libri. Il rispetto. La passione che non conosce alcun limite. L’Autenticità. L’onestà”.

O Pierpaolo Marino, direttore generale nerazzurro fino allo scorso agosto che ha inviato una lunga lettera alla pagina della Curva: “Con onestà intellettuale, debbo affermare, sperando che possa interessare a chi deve giudicarlo, che Claudio Galimberti, nei miei confronti si è manifestato come una persona appassionata oltre ogni misura per l’ Atalanta, ma sempre animata da ottimi sentimenti nei confronti di chi soffre, dai terremotati dell’Aquila ai bambini affetti da mali incurabili, che ho visto migliorare grazie agli aiuti ricevuti ed a volte, purtroppo, anche morire, incontrando ai funerali i genitori disperati ed abbracciati a Claudio”.

Fino al post di Giorgio Sandri, papà di Gabriele, tifoso laziale ucciso nel 2007, a 26 anni, da un colpo di pistola di un poliziotto: “A nome mio, della mia famiglia, grazie per tutto quello che hai fatto (sempre nel rispetto della legalità). Questo mondo ipocrita, pieno di falsità, non ti appartiene. Ti sono vicino. Ciao Claudio”.

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