La fine di un incubo e la consapevolezza di aver perso cinque anni di carriera politica. Non vuole gioire Daniele Belotti al termine dell’udienza in cui il giudice ha decretato il proscioglimento dalle accuse nell’ambito del processo ultras. Da “concorso esterno in associazione a delinquere” a semplice mediatore tra le frange della tifoseria più accesa e le forze dell’ordine. Lo hanno confermato anche i questori che hanno testimoniato di fronte alla corte.
Quello del segretario provinciale della Lega Nord è un sorriso amaro. “Da un lato c’è la soddisfazione, dall’altro l’inc… bestiale perché questa storia è andata avanti cinque anni e ha interrotto un percorso istituzionale che avevo intrapreso – spiega -. Nemmeno i miei peggiori nemici, che non sono pochi, hanno voluto tirare fuori questa vicenda. Di questo devo dare atto. Però io stesso non potevo e non mi sono mai voluto mettere in gioco. Ho ritirato la candidatura in Regione”.
Il danno di immagine è stato notevole. “Ho contato su Google 6500 citazioni personali relativa a questa indagine, ho avuto scenografie di Gad Lerner e perfino una citazione speciale durante lo spettacolo di Crozza al Palacreberg. Per chi ha un ruolo pubblico è pesantissimo, devastante. Il problema è che io, ancora oggi, dopo la requisitoria finale del pm non ho capito di cosa sono stato accusato”.
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