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L'intervista

Atalanta-Napoli, i ricordi di Billy Bigliardi: “Maradona? Il più grande” fotogallery

Il difensore, doppio ex, oggi gestisce un agriturismo in Sicilia: "Il calcio mi aveva stancato, non avevo più le motivazioni per farlo. Diego è stato un rivoluzionario, come una rockstar. Domenica i nerazzurri possono fare il colpaccio, ma il Napoli è davvero tosto"

Lui in Europa ha già giocato con l’Atalanta e comunque in serie A si è sempre salvato. Col Napoli… beh due scudetti possono bastare? Ovvio c’era Maradona, ma ogni tanto in campo c’era anche lui (31 presenze tra il 1986 e il 1990), Tebaldo-Billy Bigliardi.

Stopper, a volte libero, o come si direbbe adesso difensore centrale nell’Atalanta che aveva come regista della difesa un certo Paolo Montero: loro due insieme alzavano un muro davanti al portiere (chi non ricorda Ferron, otto anni in nerazzurro?) e non era semplice passare, per nessuno. Billy ha giocato per tre anni nell’Atalanta con Giorgi, con Lippi sfiorando l’Europa, per pochi mesi con Guidolin, poi il ritorno a Bergamo nella squadra di Mondonico che vent’anni fa conquistò la promozione in A. In totale 104 presenze, uno deciso nei contrasti e senza peli sulla lingua, anche oggi che vede il calcio in maniera più distaccata, impegnato più nell’agriturismo (in Sicilia). “Faccio il contadino”, ride…

Ma oggi, cosa dice della “sua” Atalanta?

“Non sono un accanito osservatore, vedo i filmati in tivù… Sicuramente in questa prima parte di campionato l’Atalanta è una sorpresa. Un campionato positivo anche se abbastanza schizofrenico: vince con la Roma e poi va a perdere sottotono con il Chievo. Sarà che questo campionato di serie A è tutto un po’ schizofrenico, tanti risultati sono imprevedibili. E tutte queste espulsioni dei nerazzurri… mah secondo me sono le caratteristiche dei giocatori che portano a questi cartellini rossi. Perché l’Atalanta sta giocando un campionato tranquillo, che pressioni devi avere per essere tanto nervoso? Non stai lottando per non retrocedere, anzi hai la fortuna di essere già salvo a dicembre. Forse sono giocatori impulsivi, si spiega solo così”.

Un piccolo appunto a Reja…

“Sta guidando la squadra in un campionato straordinario, però se devo trovare il pelo nell’uovo dico che ci vorrebbe più stabilità in certi ruoli chiave: per esempio, io che sono stato difensore centrale vedo che spesso cambia la coppia di difensori e questo non aiuta il giocatore, secondo me. Accanto a Paletta titolare inamovibile mi sembra che Stendardo abbia dato più garanzie, perciò non vedo la necessità di continuare a cambiare, così rischi di confondere i difensori”.

Vede qualche affinità tra Paletta e Montero, lei che ha giocato con l’uruguaiano?

“Beh non esageriamo, Paolo ha giocato e vinto tanto con la Juve dopo aver fatto molto bene a Bergamo. Paletta è un buon giocatore, affidabile, di temperamento giusto per l’Atalanta, è stato anche nel giro della Nazionale”.

Ma si può battere questo Napoli?

“E’ una squadra veramente difficile da affrontare, ha tanti giocatori che riescono a saltare l’uomo, fortissimi nell’uno contro uno. L’Atalanta se sta bene e magari trova un Napoli non in condizione, può fare il colpaccio ed è già successo, si può riuscire ancora. Naturalmente devi essere al massimo, altrimenti c’è poco da fare”.

Loro possono davvero sognare lo scudetto?

“Certo, Inter, Napoli e Juventus lotteranno fino alla fine per lo scudetto. Higuain? Sta facendo cose da pazzi, sembra Van Basten. Un attaccante completo, uno dei più forti al mondo ed è supportato da una grande squadra”.

E Billy Bigliardi giocherebbe in questa Atalanta?

“E’ una buona squadra, ma allora erano altri tempi, i paragoni proprio non si possono fare. Allora giravano più soldi in Italia, Parma e Sampdoria erano tra le grandi…adesso non è più così, la crisi ha colpito anche le società di calcio e quindi qui arrivano giocatori di seconda o terza fascia. Io dovevo marcare attaccanti straordinari, allora si giocava il miglior calcio. Sono cicli… Maradona il più grande? Non ci sono dubbi: è stato un rivoluzionario, come una rockstar. Io ormai ho smesso col calcio da una decina d’anni: se non ti dedichi totalmente è inutile continuare e io non avevo più le motivazioni per farlo”.

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