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La protesta

Unibg, i 200 dipendenti battono cassa: “I meriti vanno riconosciuti”

Nella mattina di giovedì 5 novembre il personale dell'Università di Bergamo ha tenuto un'assemblea-presidio, che anticipa lo sciopero interno del 10, per chiedere il riconoscimento degli sforzi collettivi dei lavoratori dell'Ateneo.

Nella mattina di giovedì 5 novembre il personale dell’Università di Bergamo ha tenuto un’assemblea-presidio, che anticipa lo sciopero interno del 10, per chiedere il riconoscimento degli sforzi collettivi dei lavoratori in un Ateneo che registra risultati tra i più brillanti in tutto il sistema universitario italiano, nonostante una carenza di organico che rischia di compromettere l’eccellenza dei servizi offerti agli utenti.

Tra le motivazioni alla base dello stato di agitazione spicca il mancato stanziamento di risorse stabili a tutto il personale per scatti stipendiali fermi ormai da 6 anni.

Vogliamo che i meriti del personale vengano riconosciuti – ha dichiarato Michele Timperanza, rappresentante di RSU Università di Bergamo -. L’Ateneo raggiunge i propri obiettivi al 97% e ogni anno riceve dallo Stato circa 5 milioni come fondo premiale, a cui si aggiungono 15 milioni di avanzo di bilancio. Sono numeri importanti che favoriscono un aumento di corsi di laurea, immatricolati, dottorandi, centri di ricerca mentre i servizi non perdono efficienza. Per queste ragioni chiediamo un aumento stabile che permetta scatti stipendiali a tutto il personale che evidentemente ha contribuito a questi risultati”.

L’Università ha promesso aumenti per l’anno in corso, ma le cifre non sembrano soddisfare i lavoratori: “Le cifre proposte dall’Ateneo non devono ingannare – continua Timperanza -. Gli 80 mila euro che ci sono stati proposti dovranno infatti essere divisi tra tutto il personale, più di 200 unità, e spalmati per i prossimi 5 anni. Alla fine sono circa 60 euro all’anno in più per ogni lavoratore. Non dimentichiamo che per l’inaugurazione dell’anno accademico sono stati stanziati 45 mila euro per 3 ore”.

Oltre al mancato riconoscimento economico dei propri sforzi, il personale dell’Università di Bergamo lamenta anche l’inadeguatezza del sistema di valutazione dei lavoratori pubblici: “Buona parte dell’incentivo che il personale dovrebbe ricevere – conclude Timperanza – dipende da un sistema di valutazione caratterizzato da criteri comportamentali individuali, discrezionali e poco oggettivi, che tiene conto solo in maniera marginale dal merito e del raggiungimento degli obiettivi”.

Un’altra questione spinosa riguarda le assunzioni e le sostituzioni del personale in congedo: “Dal 2009 l’Ateneo ha scelto di non sostituire il personale assente per lunghi periodi – ha aggiunto Marina Margheron, rappresentante dei lavoratori -. Ciò rischia di far perdere competitività ai nostri servizi. Il punto è che qui si lavora per buona volontà, non c’è formazione, siamo considerati solo delle braccia. Nessuno considera che senza il nostro lavoro l’Università non avrebbe raggiunto i risultati a cui si è fatto riferimento”.

Da qui la decisione di indire uno sciopero, previsto per martedì 10 novembre, affinchè le richieste dei dipendenti possano essere accolte dai vertici dell’Ateneo.

Luca Stroppa 

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