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Economia

Italcementi, l’incertezza che spaventa i lavoratori protagonista dell’assemblea

Attenti, timorosi e spaventati. I dipendenti di Italcementi non nascondono le loro preoccupazioni nella prima assemblea pubblica che si è svolta venerdì 23 ottobre al cine-teatro del Borgo. Presenti i politici e i sindacalisti.

Chirurgico come un bisturi o feroce come una mannaia, il taglio dei posti di lavoro all’Italcementi nell’era Heidelberg è certo.

Lo si respira nell’attuale traballante presente – senza prospettive certe – e lo si comprende per l’incerto prossimo futuro, quando l’antitrust darà il via libera all’acquisto e HeidelbergCement interverrà sul gruppo Italcementi.

Lo si capisce anche nella sala dai velluti rossi del cineteatro del Borgo dove – venerdì 23 ottobre alle 17, dopo l’orario di lavoro – per la prima volta dopo la cessione del gruppo orobico, si svolge un’assemblea pubblica dei dipendenti Italcementi.

In 151 anni di storia Italcementi conta pochi scioperi e tanta "testa bassa": il colosso del cemento bergamasco si ingigantiva, conquistava mercati e diventava uno dei protagonisti del cemento a livello mondiale.

Sono loro, i dipendenti stessi, a mettere in forse, ad avere dubbi seri su quello sciopero del prossimo 30 ottobre. Comprensibile il loro disagio.

Chi varcava i cancelli di via Madonna della Neve con un contratto a tempo indeterminato aveva un avvenire garantito. Ora però non pare più essere così.

Lo si capisce dalla numerosa presenza dei lavoratori, dalle delegazioni sindacali, dagli onorevoli bergamaschi presenti, dal sindaco Giorgio Gori e dal presidente della Provincia Matteo Rossi.

Gori, dopo una lucida e incontestabile analisi della crisi del settore edile e quindi del cemento, spende una parola coraggiosa in difesa alla famiglia Pesenti “perché non riesco ad immaginare che i proventi della vendita di un colosso come Italcementi si tramutino in una fortuna personale. Guardo ad Italmobiliare e sono convinto che investirà di nuovo in bergamasca”.

Più alla ricerca del consenso facile, invece, l’intevento di Matteo Rossi, presidente della Provincia: “Si deve capire che quella ricchezza accumulata con il lavoro di quanti in Italcementi si sono impegnati, deve essere ora distribuita”.

Ma come? Cerca di spiegarlo Marinella Mescherini, segretario Fillea Cgil Nazionale, guardando le novità introdotte dal Jobs Act che potrebbero interessare i 2.700 dipendenti del gruppo che lavorano nelle 19 cementerie sparse nel Bel Paese.

“Manca un piano industriale nazionale e quindi è ancora più difficile capire che cosa succederà” conclude Mescherini che taglia corto con una sicurezza: “Nessuno è al sicuro. Nessuno ha certezze”.

Ci vuole l’intervento di Fabio Paris, delegato Rsu di Calusco d’Adda per comprendere la voce della disperazione che ha attraversato l’animo di tutti i lavoratori dopo quel 28 luglio scorso, quando Italcementi ha annunciato la cessione della sua intera quota al gruppo tedesco.

Ed esorta tutti Paris: “Dobbiamo restare uniti nello sciopero. Mettiamoci tutti la faccia perché il nostro lavoro venga mantenuto. Non siamo altro che lavoratori che chiedono lavoro”.

Più amareggiato Angelo Dessì della Rsa di Italcementi: “Siamo delusi per come ci stanno trattando. Eppure in azienda ci hanno sempre fatto credere di avere un codice etico, ci hanno spronato a far parte dell’azienda. Invece, oggi, ci ritroviamo esclusi su ogni decisione".

Poi è la volta di Antonio Misiani, che a nome dei parlamentari del Pd (Giuseppe Guerini, Elena Carnevali e Giovanni Sanga) rammenta la vicinanza del Ministro Maurizio Martina.

"Quanta amarezza, rabbia, senso di abbandono nelle parole dei lavoratori dell’Italcementi. Sono parole che meritano risposte – afferma Misiani -. Da parte dei sindacati e dei rappresentanti istituzionali, certamente. Ma in primo luogo da parte di Italmobiliare e della famiglia Pesenti, che con Heidelberg hanno fatto un’operazione molto redditizia ma con i lavoratori, le lavoratrici e la comunità bergamasca hanno un grande debito da onorare".

In teatro, tra i lavoratori siede anche Pia Locatelli, già europarlamentare e oggi deputata a Roma. C’è anche l’onorevole Gregorio Fontana di Forza Italia.

Dopo due ore la sala resta gremita dei dipendenti Italcementi. Gli applausi sono riservati ai sindacalisti o ai politici che parlano di difesa del posto di lavoro.

Per il resto c’è la paura.

La grande protagonista di questa assemblea resta l’incertezza sul futuro. Per i 2.700 lavoratori di Italcementi c’è in gioco il futuro delle loro famiglie che ha per confini i mutui da pagare, i figli che ancora devono studiare, e di un lavoro che ad una certa età e nella costante crisi economica rischia di essere un miraggio.

Heidelberg invece sembra più un incubo per loro. Un incubo reale. 

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