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Il processo

Il medico che curò l’autopsia “Yara morì a mezzanotte e uccisa in quel campo”

In aula l'anatomopatologa Cristina Cattaneo ha ricostruito l'autopsia, durata due giorni, sul cadavere della piccola Yara Gambirasio: "Fu uccisa in quel campo e morì attorno a mezzanotte: nella mano destra stringeva degli arbusti".

Nuova udienza del processo a Massimo Giuseppe Bossetti, il carpentiere di Mapello accusato del delitto di Yara Gambirasio: mercoledì 7 ottobre in aula è stata la volta di Cristina Cattaneo e Luca Tajana, l’anatomopatologa forense e il suo assistente che si occuparono dell’autopsia sul cadavere della 13enne di Brembate di Sopra. 

Nella sua ricostruzione di fronte alla corte d’Assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja, sono stati ripercorsi gli attimi immediatamente successivi al ritrovamento del corpo nel campo di Chignolo e tutte le fasi dell‘autopsia, "durata complessivamente due giorni". 

"Il cadavere è stato trovato nel campo di Chignolo d’Isola rivolto a pancia in su, con la testa leggermente piegata su un fianco – il racconto l’anatomopatologa incalzata dalle domande del pm Ruggeri e gli avvocati di Bossetti, Salvagni e Camporini – . Diverse parti del corpo risultavano schelettrizzate: la mano destra era chiusa a pugno e all’interno tringeva degli elementi erbosi strappati e riconducibili a quel terreno. Ci sono elementi che ci fanno pensare che il corpo fosse in quel campo da diverso tempo: l’impronta che lo stesso ha lasciato sul prato, una foglia ritrovata sotto al capo che non si era seccata a differenza di quelle circostanti. Altri che sia stata uccisa lì, come gli arbusti che stringeva nella mano destra e che aveva strappato probabilmente in un ultimo spasmo prima del decesso". 

"Il cadavere -prosegue – è stato subito portato all’istituto di medicina legale di Milano dove è stato sottoposto a lastre e tac: complessivamente l’esame autoptico è durato due giorni. Abbiamo rilevato varie lesioni sul corpo ma nessuna particolarmente profonda: da analisi microscopiche abbiamo capito che le ferite sono state tutte inferte quando Yara era ancora viva. Oltre a quelle da arma bianca, presentava anche una contusione alla testa. All’interno delle ferite, oltre agli elementi botanici, c’erano tracce di ossido di calcio, una componente della calce. Sui vestiti, sulla cute e sui capelli c’erano anche numerose tracce di tessuto di colore rosso". 

"Dall’esame tossicologico effettuato – aggiunge – è emersa la presenza di acetone e da qui è nata l’ipotesi che la causa finale della morte sia stata l’ipotermia. L’analisi del cotenuto gastrico, invece, ha evidenziato tracce di piselli, carne e amidi nello stomaco: considerato che Yara aveva pranzato attorno alle 14, l’ora della morte dovrebbe essere attorno a mezzanotte". 

Intanto è emerso che per tre anni gli inquirenti, a supporto di indagini costate complessivamente oltre un milione di euro, hanno utilizzato una telecamera posizionata sulla tomba della tredicenne per controllare chi si fermava di fronte alla sua lapide nel cimitero di Brembate di Sopra. 

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