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L'opinione

La riforma delle Province non sta in piedi I parlamentari dove sono?

La riforma delle Province non sta in piedi. Lo scriviamo da mesi, portando alla luce tutte le incongruenze di un provvedimento nato con le migliori intenzioni, ma dall'applicazione fuori dalla realtà.

La riforma delle Province non sta in piedi. Lo scriviamo da mesi, portando alla luce tutte le incongruenze di un provvedimento nato con le migliori intenzioni, ma dall’applicazione fuori dalla realtà. Chi decide, nelle stanze dei ministeri, non ha fatto i conti con servizi da garantire, studenti disabili da portare a scuola, buche da rattoppare, imprese da pagare. Non è un’accusa metaforica: non hanno fatto davvero i conti giusti. In via Tasso lo ripetono da mesi, sventolando fogli in cui sono evidenziati importi con il segno “meno”. Noi lo abbiamo raccontato più volte e domenica sera lo ha fatto anche Report che, come sempre, ha il merito di portare le inchieste all’attenzione di tutta Italia. E di inchiodare chi sbaglia, come la SOSE, società del ministero delle finanze. Sui suoi studi è basata la riforma.

Il giornalista Bernardo Iovene ha intervistato l’amministratore delegato Giampietro Brunello (guarda il video), convinto che ad oggi, nonostante i tagli, alle Province avanzino addirittura soldi. Peccato che non sia così. Bilanci alla mano, in Lombardia tutte sono ormai prossimi al dissesto economico. Nel resto d’Italia non va meglio ed è sempre più difficile garantire i servizi essenziali. A Roma però sono convinti che la legge sia applicabile. Anche ministro Graziano Delrio è sicuro che i soldi siano sufficienti. Le certezze sono basate solo sui conti fatti senza visitare i territori, senza incontrare le persone che lavorano. “Ma voi siete andati nelle Province a sentire gli amministratori, a vedere i bilanci?” – chiede Iovene. La risposta di Brunello è laconica: “Ci stiamo andando adesso”. A riforma già approvata, a bilanci già falcidiati.

Sia chiaro: cambiare qualcosa era necessario, magari anche stravolgere, perché gli sprechi ci sono e vanno eliminati. Delrio ha però tagliato e basta, con una soluzione che rischia di essere molto dannosa per le tasche dei cittadini e per il mantenimento dei servizi. Sbagliare è umano, soprattutto se le decisioni si basano su conti fatti “in vitro”. Il compito di evidenziare gli errori però non può essere lasciato a Report o ai giornali. Il collegamento tra territorio, governo e parlamento dovrebbe spettare, per definizione, ai parlamentari. Dove sono quelli bergamaschi? I casi sono due: o sono convinti che questa riforma sia giusta, oppure non riescono a svolgere il ruolo politico di mediatori tra istituzioni locali e nazionali. La legge elettorale, con liste “precotte” decise dai partiti, di certo non aiuta la rappresentanza e il caso Province è solo la punta di un iceberg pericolosamente in bilico.

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