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Processo ultrà, 166 anni di cella per gli accusati: tutte le richieste del pm

Un totale di 166 anni e 4 mesi. E' la richiesta complessiva avanzata dal pubblico ministero Carmen Pugliese per i 143 ultrà a processo (tra cui 50 catanesi) per vari episodi di violenza avvenuti dal 2009

 Un totale di 166 anni e 4 mesi. E' la richiesta complessiva avanzata dal pubblico ministero Carmen Pugliese per i 143 ultrà a processo (tra cui 50 catanesi) per vari episodi di violenza avvenuti dal 2009 in Bergamasca (guarda la tabella con tutte le condanne in fondo all'articolo).

"Un procedimento complesso per il numero di imputati coinvolti e per il numero di reati commessi - l'introduzione del pm in aula davanti al giudice Maria Luisa Mazzola -. Grande merito va al questore Turillo e alla Digos, che anche se stavano antipatici a molti ultrà, hanno dato un segnale forte in un momento in cui serviva una sterzata per ristabilire i rapporti tra forze dell'ordine e tifoseria, anche con la repressione".

Un'indagine partita con le intercettazioni telefoniche sugli scontri tra ultrà atalantini e catanesi il 23 settembre 2009, il primo episodio che rientra nel processo. Tafferugli avvenuti in via Pinetti a Bergamo, con l'arrivo del bus catanese e gli occupanti che bloccano le porte per poi costringere l'autista a fermarsi. Il tutto per sfidare una decina di bergamaschi che nel frattempo li avevano raggiunti. Davanti a tutti Claudio Galimberti, con la scena dell'inchino al termine in segno di ringraziamento per lo scontro leale fatto di pugni e cinghiate. E un episodio strano a fare da contorno: "I due agenti che scortavano i catanesi - ha riportato la Pugliese - hanno rischiato una denuncia per falsa testimonianza dopo che in aula hanno raccontato cose ben diverse da quelle che erano successe quella sera. Una brutta pagina di giustizia".

Si passa poi a un altro episodio simile: gli scontri del 13 dicembre di quell'anno con i tifosi interisti, con "la Daria del bar Daraji che dà una mazzata a Piconese che sta facendo casino nella zona del suo locale e con successive intercettazioni importanti per capire il ruolo dei vari protagonisti", il racconto del pm.

C'è poi la manifestazione davanti alla questura, "con quel volantino scritto dal Belotti che non stigmatiizava episodi violenti ma solo il comportamento del questore".

L'aggressione al giornalista de L'eco di Bergamo Serpellini in via Borfuro è invece "una delle pagine più brutte di questa vicenda, con esplicite minacce a una persona che stava svolgendo il proprio lavoro. Per la prima volta gli ultrà, il Bocia e due che lo fiancheggiano, vogliono dimostrare la loro supremazia anche fuori dalla zona dello stadio". "E a proposito di Eco, da quannto ne so io - aggiunge la Pugliese - il pranzo con Gandola non è andato così bene come ha voluto fare intendere il Bocia in aula".

C'è poi l'accerchiamento della volante della polizia nella zona dello stadio, con le minacce agli agenti.

Un'altra brutta pagina è laggressione tifoso juventino. "Vattene a casa gobbo di merda", gli gridano gli ultrà prima di rubargli la sciarpa e prenderlo a cinghiate. "È una rapina impropria, con la sciarpa sottratta non per il valore ma come gesto di supremazia. Quindi ho contestato futili motivi". 

Si passa al capitolo Berghem Fest. "Non credo che tutti gli ultrà presenti siano fuggiti e che le auto abbiano preso fuoco da sole. Per questo li ritengo tutti complevoli. Un raid pericoloso, vista la presenza di famiglie con bambini a quella festa".  

"Concludo con una considerazione sul Bocia - le parole della Pugliese - un vero leader, come dimostrato da varie testimonianze. Con una doppia personalità, quella benefica e quella violenta. Ma la prima non può giustificare la seconda".
 
 

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