"Butta via quei coltelli". E’ una delle frasi intercettate nel corso delle visite in carcere di Marita Comi al marito Massimo Giuseppe Bossetti, rinchiuso dallo scorso 16 giugno nel penitenziario di via Gleno a Bergamo con la pesante accusa di aver barbaramente ucciso, proprio con un’arma simile a un coltello, la tredicenne Yara Gambirasio.
Pochi giorni dopo il suo arresto, il carpentiere di Mapello riceve la visita della moglie, in una stanza in cui sono state posizionate numerosi cimici per intercettare i dialoghi.
Tra le sessantamila pagine dell’inchiesta che si è conclusa pochi giorni fa, c’è anche quella conversazione. Dalle sue parole si capisce che Marita, pur difendendo davanti ai giornalisti l’uomo con cui ha avuto tre figli, vuole realmente capire se il suo "Massi" stia dicendo la verità.
La donna gli pone domande, lui nega responsabilità nel brutale delitto della ragazzina. Poi però chiede della perquisizione dei carabinieri nella loro casa di Mapello. In particolare vuole sapere se hanno trovato un coltello.
Lei gli chiede: "Non l’hai mai usato, vero?!". Una domanda che sembra un auspicio. Poi la donna, nella stessa conversazione, aggiunge di aver trovato due coltellini: "Li ho trovati ieri sera, ce li ho in borsa". E lui replica: "Buttali, buttali via..".
Frasi che, secondo gli investigatori, valgono più di mille prove, perché potrebbero descrivere un atteggiamento, quello del presunto assassino, teso a nascondere prove, più che a chiarire la sua posizione di indagato.
Come la conversazione in cui si parla dell’ora di rientro a casa del manovale, la sera del delitto, il 26 novembre del 2010. Bossetti rimbrotta la moglie, contestandole di non essere stata convincente sul ritorno a casa per cena. lei si difende: "Non posso ricordare cosa hai fatto quella sera, ma di sicuro ho detto che alle 19.30 eri a casa".
Ma c’è il video di quel furgone bianco, simile a quello del carpentiere, che nei minuti che precedono la scomparsa di Yara passa dietro alla palestra dove si allenava la ragazzina.
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