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Bergamo

Processo ultrà, “Coltello contro l’ispettore? Stavamo solo scherzando”

"Il Baffo ha tirato fuori un coltellaccio contro l'ispettore. Questo non è stato scritto nel verbale". E' una frase di una telefonata del 18 gennaio 2010 tra Piconese e Quadri, dopo l'arresto di Palafreni. "Era una battuta", ha spiegato Quadri in aula.

 "Il Baffo ha tirato fuori un coltellaccio contro l’ispettore. Questo non è stato scritto nel verbale della Digos". E’ una frase, catalogata come battuta in aula, di una telefonata del 18 gennaio 2010 tra Andrea Piconese, 29enne di Bergamo (Leggi la sua deposizione QUI), e Andrea Quadri, 28enne di Stezzano, finita tra gli atti del maxi processo agli ultrà atalantini davanti al giudice Maria Luisa Mazzola.  

I due, personaggi di spicco della tifoseria nerazzurra, stavano commentando l’arresto di Francesco Palafreni avvenuto qualche ora prima. Il "Baffo" (questo il soprannome di Palafreni, anch’esso storico tifoso atalantino) era stato fermato perchè, pur colpito da Daspo e quindi con il divieto di avvicinarsi allo stadio durante le partite, si era recato in un bar vicino allo stadio Comunale nel corso di Atalanta-Lazio "per ritirare da un collega le chiavi di una magazzino che doveva pulire con la sua impresa di pulizie". 

Un arresto che aveva fatto andare su tutte le furie lo stesso Baffo, ma anche la tifoseria atalantina, che due giorni dopo organizzò una manifestazione davanti alla questura di Bergamo per protestare contro "lo stato di assedio a cui erano sottoposti da parte del questore" (ai tempi Matteo Turrillo).

Il fermo di Palafreni, che non è coinvolto direttamente in questo processo, fu commentato nel corso di una telefonata tra Piconese e Quadri, che il pubblico ministero Carmen Pugliese ha riportato in aula nell’udienza di lunedì 23 febbraio: "Il Baffo ha tirato fuori un coltellaccio", la conversazione tra i due, "l’ha detto a Gambin (Luca, allora ispettore capo a Bergamo) che l’avrebbe ammazzato se lo portavano via. Poi l’hanno tranquilizzato. E comunque sul verbale la digos non ha scritto questo". 

Una circostanza, quella del coltello contro l’ispettore, che comunque non è mai stata confermata dai diretti interessati e che non ha trovato alcun riscontro nelle precedenti udienze. "Ma si figuri, non dicevamo sul serio – ha spiegato Quadri in aula – . Stavamo solo scherzando, altrimenti saremmo qua a parlare di un omicidio".  

Sempre nel corso dell’udienza di lunedì, è stato ricostruito in aula un altro episodio piuttosto oscuro, con protagonista ancora Andrea Quadri. "Quadrella", questo il suo soprannome in Curva, colui che guidava i cori della Curva Nord ("E’ un ruolo fantastico dirigere seimila persone", il suo commento davanti al pm) venne colpito da Daspo il 29 novembre 2009 per uno striscione contro Tiberio Guarente che aveva cercato di portare all’interno dello stadio. Il giocatore, tre giorni prima, aveva insultato un tifoso che lo aveva criticato per una prestazione deludente. “Guarente la tua frase per noi è stata una pugnalata, che sia la tua ultima stupidata”, questo il testo dello striscione che costo il Daspo a Quadri.

Una sanzione che però venne annullata dopo cinque mesi, a seguito di un ricorso andato a buon fine. Così, nell’ottobre 2010, il tifoso torna a seguire una partita dell’Atalanta: "Quando è finita, intorno alle 5, sono uscito dallo stadio e sono andato al Baretto per bere una birra con gli altri – ha raccontato Quadri in aula, incalzato dalle domande del proprio avvocato, Federico Riva – .

Avevo la sensazione di essere pedinato. E infatti, intorno a mezzanotte, mentre ero ancora nelle vicinanze del Comunale con un gruppo di amici della Curva, venni avvicinato da alcuni poliziotti che mi fermarono. C’era anche la dirigente Ferraro con loro. Mi dissero che ero ancora sotto Daspo, e che mi avrebbero arrestato perchè non potevo stare lì. Ma io gli dissi che era stato annullato, e che la comunicazione era stata inoltrata regolarmente alla questura già a maggio. Un agente disse che voleva portarmi via lo stesso. Chiamai il mio avvocato (Riva) che arrivò e charì la situazione con la Ferraro. Per fortuna siamo stati tutti buoni noi ultrà. Chissà cosa sarebbe potuto succedere se mi avessero portato via davvero".  

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