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I dati

Vertenze, 6.044 nel 2014 per 25 milioni recuperati Commercio il più colpito

Oltre seimila lavoratori assistiti e 25 milioni di euro recuperati: questo il bilancio 2014 dell'attività degli Uffici Vertenze di Cgil, Cisl e Uil. La maggior parte delle pratiche aperte da maschi italiani a tempo indeterminato per recupero crediti, mensilità o Tfr: cresce del 18% il numero dei fallimenti.

Oltre seimila lavoratori assistiti e 25 milioni di euro recuperati per mancati pagamenti, spettanze e diritti al risarcimento, riconoscimento dei diritti lesi e recuperi da Inps e fallimenti: è questo il bilancio dell’attività 2014 degli Uffici Vertenze di Cgil, Cisl e Uil che, per il secondo anno consecutivo, hanno presentato unitariamente il loro punto di vista sulla crisi del mondo del lavoro e dei suoi effetti sui contenziosi individuali in provincia di Bergamo.

Nel 2014 il numero delle pratiche aperte, tra vertenze e fallimenti, è in diminuzione del 6%, 6.044 contro le 6.410 dell’anno precedente, ma il dato non può essere preso ad esempio come un indicatore di un’inversione di tendenza che in realtà non c’è: “Purtroppo gli effetti della crisi non sono assolutamente terminati e insistono anzi sulle stesse preoccupanti percentuali degli anni scorsi – spiega Salvatore Catalano dell’Ufficio Vertenze Cisl – Le vertenze individuali calano perchè cala la platea dei lavoratori”.

“Sono da considerare anche le variabili della paura e della rassegnazione – aggiunge Carmelo Ilardo della Cgil – La paura di mettersi contro l’azienda e il problema che la voce si diffonda e si riscontri poi qualche difficoltà nel trovare un altro posto di lavoro; la rassegnazione invece è quella di non poter far valere le proprie ragioni ma i dati del recupero crediti dimostrano altro. C’è anche meno possibilità di fare il contenzioso, perchè alcune regole sono cambiate nel mercato del lavoro”.

Il totale dell’attività 2014 si può così suddividere: 6.044 pratiche aperte, di cui 2.765 per vertenze (-20% sul 2013) e 3.279 per fallimenti (+10,8%); 394 ditte fallite (+18,6%), di cui il sindacato ha intercettato lavoratori in circa 300.

Le ragioni principali per cui sono sorti contenziosi individuali riguardano il recupero crediti e Tfr (il 66,5% dei casi), licenziamento (16,5%) e differenze retributive (9,5%).

Il settore più interessato è quello del Commercio, Servizi e Cooperative Sociali che sale dal 35,9% del 2013 al 41,8% dello scorso anno: seguono Industria e Artigianato col 25,2% e l’Edilizia con il 21,5%.

Dai dati dei tre Uffici Vertenze è possibile tracciare anche l’identikit dell’individuo tipo che si presenta allo sportello: maschio italiano con contratto a tempo indeterminato. In crescita, però, c’è il numero delle donne che aprono una pratica, mentre calano gli extracomunitari: secondo Cgil, Cisl e Uil molti hanno lasciato il nostro paese e addirittura c’è chi ha vinto una vertenza e avrebbe dei soldi da riscuotere ma risulta irreperibile.

Nell’ambito dei fallimenti gli Uffici Vertenze sono riusciti ad intercettare quasi 3.300 persone, provenienti per il 36% dall’Edilizia (-4,3%), per il 30% dal Tessile (+24,9%, pesano MVB e Honegger) e per il 16% dal Commercio (-2,3%).

“Il dato sull’Edilizia è però tutt’altro che positivo – commenta Claudio Lodi della Uil – E’ ancora molto alto ed è in calo per il semplice fatto che il settore ha già dato ed è difficile andare ancora più giù. La crisi ora ha preso di mira il Terziario”.

A questi dati si aggiungono quelli della Direzione Territoriale del Lavoro di Bergamo che segnala 437 casi di tentativo di conciliazione. Un numero sul quale i sindacati puntano il dito in modo compatto: “C’è una crescita esponenziale di questi casi ed è preoccupante – ribadiscono – I lavoratori si presentano per discutere un licenziamento senza alcuna assistenza e le aziende, approcciando direttamente il lavoratore, lo fanno alle loro condizioni, chiudendo la vicenda a condizioni assurde. I lavoratori devono capire che il sindacato è a loro disposizione gratuitamente per queste questioni: magari non saremo in grado di evitare il licenziamento ma almeno il contenzioso si chiuderebbe a condizioni più vantaggiose”.

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