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Bergamo

“Se mi lasci andare ti aiuterò”, la paura della 22enne violentata fotogallery

Dopo l'interrogatorio di convalida del fermo di sabato 24 gennaio, il giudice per le indagini premiliminari Alberto Viti ha convalidato l'arresto del 32enne accusato di violenza sessuale. Le motivazioni sono i gravi indizi nei suoi confronti, il pericolo di reiterazione del reato e il pericolo di fuga.

 Resta in carcere per Nindiri Mimbare D Mague, l’uomo che avrebbe violentato una 22enne bergamasca sul treno Milano-Bergamo. Dopo l’interrogatorio di convalida del fermo di sabato 24 gennaio, il giudice per le indagini premiliminari Alberto Viti ha convalidato l’arresto del 32enne accusato di violenza sessuale. Le motivazioni sono i gravi indizi nei suoi confronti, il pericolo di reiterazione del reato e il pericolo di fuga. 

Da qunato è emerso nel corso delle indagini, al momento dell’arresto avrebbe fornito un’identità falsa, quella di Ndir Modou Niang e aveva detto di essere senegalese. Il 32enne, senza fissa dimora e con diversi alias, si trova in carcere a Bergamo dopo che la Squadra Mobile della Questura, capitanata da Giorgio Grasso, gli ha messo le manette ai polsi per un reato già commesso in passato  e ripetuto ai danni di una 23enne bergamasca sul treno regionale Bergamo-Milano Porta Garibaldi.

Il fatto risale al 12 dicembre scorso: la ragazza, una giovane che lavora nell’azienda di famiglia a Milano, si trovava sola sulla carrozza del treno regionale quando, attorno alle 21, è stata avvicinata dal senegalese che si è subito seduto accanto a lei. Istintivamente la giovane ha provato ad alzarsi per dileguarsi ma il 32enne l’ha trattenuta sotto la minaccia di un coltello da cucina e facendole vedere di essere in possesso di altri tre di grosse dimensioni nello zaino. Per 20 minuti la ragazza è rimasta in balia dell’uomo che l’ha palpeggiata nelle parti intime e costretta a baciarlo prima di farsi sbloccare con il codice e consegnare, sempre puntandole il coltello al viso, un iPhone 6.

Nel corso dell’interrogatorio di convalida, l’uomo ha ricostruito la sua storia. Ha raccontato di essere arrivato in Italia nel 2006, fuggito dalla guerra in Burundi nella quale sono stati trucidati i suoi genitori. Una volta arrivato nel nostro Paese è stato accolto da due senegalesi a Merate, in provincia di Lecco. Ha aggiunto di lavorare saltuariamente come operaio in un’azienda che tratta la gomma. Infine ha respinto tutte le accuse, dicendo di non aver mai visto la 22enne bergamasca e di non essere mai stato su quel treno. 

Emergono intanto nuovi particolari su quella terribile serata. La giovane bergamasca, che lavora in un’azienda interinale, in lacrime e ancora scossa, ha raccontato che per convincere l’uomo a desistere dai suoi intenti gli ha anche detto che l’avrebbe aiutato a trovare un lavoro in Italia. 

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