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Si dice che...

Ubi studia l’acquisto dell’ex Antonveneta E pensa al “bancone”

È in corso il Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca. In agenda ci sarebbe l'ipotesi di acquisto degli sportelli dell'ex Antonveneta dal Monte dei Paschi di Siena, ma non si escluderebbe di conseguenza lo studio di un riassetto societario con la creazione del cosiddetto “bancone”.

L’anno nuovo per Ubi Banca inizia con una serie di progetti importanti che potrebbero segnare un altro passo significativo per il quarto gruppo bancario italiano. Pare che nel corso del Consiglio di Sorveglianza di Ubi – riunito nella mattinata di mercoledì 14 gennaio – ci sia l’ipotesi per l’acquisto degli sportelli dell’ex Antonveneta dal Monte dei Paschi di Siena. Ora che il Santander si è defilato ufficialmente, l’operazione di acquisto delle 351 agenzie dell’ex Antonveneta si fa più concreta e insistente.

A dire il vero Ubi Banca potrebbe anche aspirare a chiudere in un sol boccone l’acquisto di tutto il Monte dei Paschi di Siena, ma l’operazione non si farà per due motivi.

Il primo: perché difficilmente la Banca d’Italia – ceduto il potere alla Bce e nell’orizzonte degli equilibri europei – potrebbe chiedere a Victor Massiah di salvare la banca più antica del mondo (fondata nel 1472 a Siena).

Il secondo: un’operazione simile sarebbe troppo onerosa per Ubi, abituata da sempre a garantire il dividendo ai propri azionisti.

Invece, l’operazione di acquisto degli sportelli ex Antonveneta permetterebbe al Monte dei Paschi di liberarsi di una banca acquistata pochi anni fa, sistemare i conti (dopo un aumento di capitale) e mantenersi autonoma nel solco della sua storia. L’ipotesi di acquisto dell’ex Antonveneta però apre una seria di discussioni all’interno di Ubi Banca: a quale banca farebbero capo le 351 agenzie di Antonveneta in un gruppo che conta sette banche rete? Ed è qui che si profila lo studio del cosiddetto “bancone”.

Ossia un riassetto societario che significherebbe l’addio al modello federale, con un generoso risparmio economico per il gruppo. Stiamo parlando di decine di milioni di euro, una struttura più lineare e aggregazione di sinergie. Massiah nell’ultima assemblea dei soci aveva lasciato aperte tutte le opportunità.

Da saggio, sapeva che il mondo bancario vive profonde e rapide trasformazioni e, quindi, è difficile escludere categoricamente delle ipotesi. L’unica resistenza potrebbe arrivare dall’associazione Ubi Banca Popolare che vedrebbe il bancone come un allontanamento dal territorio e dalle proprie radici. Ma questa sarebbe una tesi tutta da dimostrare di fronte ad un gruppo che patrimonialmente non ha rivali e che ha da sempre assicurato il dividendo ai propri soci e che – per ultimo – è stato recentemente premiato a Londra come miglior banca italiana.

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