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Il caso

Presepe a scuola, il preside replica: “Io non l’ho mai vietato”

Il preside dell'istituto De Amicis, alla Celadina, risponde alle accuse dopo il polverone mediatico scatenato con il divieto di mettere il presepe in classe deciso nei giorni scorsi. Luigi Mastrorocco replica con una lettera pubblicata sul sito della scuola per cercare di spiegare le sue intenzioni. E specifica a caratteri cubitali: “Io non ho m ai vietato il presepe a scuola”.

Il preside dell’istituto De Amicis, alla Celadina, risponde alle accuse dopo il polverone mediatico scatenato con il divieto di mettere il presepe in classe deciso nei giorni scorsi. Luigi Mastrorocco replica con una lettera pubblicata sul sito della scuola per cercare di spiegare le sue intenzioni. E specifica a caratteri cubitali: “Io non ho m ai vietato il presepe a scuola”.

Ecco la lettera:

L’indicazione condivisa all’interno dell’Istituto, negli  otto anni della mia Dirigenza, va nella direzione di ciò che è opportuno, intelligente e sensato fare in una scuola pubblica plurale e inclusiva. Noi ragioniamo per differenze che siamo impegnati  a valorizzare per evitare che si trasformino in disuguaglianza. L’inclusione è un sistema di valori e si basa su relazioni significative che possano promuovere la partecipazione di tutti alla comunità di appartenenza. La nostra comunità, quella scolastica, si avvale dell’apporto di culture, pensieri, idee, atteggiamenti, storie, tradizioni che provengono dalla complessità di un mondo aperto e dialogante. Cerchiamo di pensare per potenzialità, cosa impossibile se cominciamo ad assumere i limiti delle appartenenze religiose, che hanno la loro più totale e assoluta legittimità, nella libertà di ogni famiglia di crescere ed educare i propri figli, ma che non può e non deve diventare elemento divisivo all’interno dell’Istituzione Pubblica. Tutto ciò che attiene alla vita delle persone, alla loro cultura, al loro immaginario, si incontra nella scuola, ambiente che diventa crocevia di esperienze e narrazioni le più diverse e che gli insegnanti sapientemente mettono a confronto perché l’esperienza di uno diventi patrimonio dell’altro.

Ma non possiamo assumere l’impegno di celebrare ricorrenze religiose, perché questo va oltre il nostro compito. Non esiste un preteso standard di adeguatezza – normalità? – nel campo degli apprendimenti generali, sul quale andare a misurare l’eventuale distanza di ogni singolo alunno, figuriamoci se possiamo permetterci di farlo in riferimento alle convinzioni religiose delle persone. Porre una pretesa normalità come modello di riferimento significa NEGARE LE DIFFERENZE. Detto questo, lo voglio ribadire a chiare lettere: IO NON HO MAI VIETATO IL PRESEPE A SCUOLA. In riferimento al cosiddetto diritto di replica, voglio sperare di essere ospitato sulle vostre pagine perché il mio pensiero sia chiaro e inequivocabile, nelle premesse da cui parte e nelle conclusioni cui perviene. Pensiero, in conclusione, mai messo in discussione in questi anni, condiviso all’interno dell’Istituto, anzi alimentato e prodotto, in questi termini, dai confronti dai confronti interni ed esterni all’Istituto che con grande orgoglio dirigo dal 2007.

Luciano Mastrorocco

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