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“Una luce bianca” Alberto Nacci sul risveglio dal coma

Al via giovedì 27 novembre la seconda edizione di ParentesiCinema, il Festival dedicato agli short movies. Delle 300 opere pervenute da tutto il mondo, le 27 selezionate – tutte di durata inferiore ai venti minuti - saranno presentate all’Auditorium di Piazza della Libertà in una tre giorni di proiezioni e incontri a ingresso libero.

di Stefania Burnelli

Al via giovedì 27 novembre la seconda edizione di ParentesiCinema, il Festival dedicato agli short movies. Delle 300 opere pervenute da tutto il mondo, le 27 selezionate – tutte di durata inferiore ai venti minuti – saranno presentate all’Auditorium di Piazza della Libertà in una tre giorni di proiezioni e incontri a ingresso libero.

Ad aprire la rassegna, alle 20.30, la proiezione del film fuori concorso “Una luce bianca” di Alberto Nacci, con la partecipazione di personalità del mondo della scienza e dell’etica cattolica, lo scienziato Giuseppe Remuzzi, il neurochirurgo Francesco Biroli, il teologo don Lorenzo Testa.

Alberto Nacci, che ha già firmato prestigiosi documentari d’arte e cultura, filmati industriali e didattici, opere di videoarte, propone una docu-fiction sulla drammatica storia di Marcello S.

Il regista sceglie ancora una volta di puntare l’obiettivo su realtà ed esperienze difficili, conducendo per mano lo spettatore nel misterioso labirinto della vita “interrotta” che l’anelito della speranza e la forza dell’amore fanno riprendere lentamente sulla via del risveglio e della salute.

E ce lo racconta in anteprima.

Prosegue la tua ricerca artistica sui limiti e le risorse straordinarie dell’essere umano, dopo “The perfect machine”, il corto dedicato agli atleti paralimpici.

"Questo è il secondo lavoro di quella che sarà una trilogia, che completerò nei prossimi due anni con un nuovo film sulla giornata di un ipovedente. “Una luce bianca” parla del figlio di un mio amico che è rimasto in coma 52 giorni per complicanze postoperatorie a seguito di un’ischemia cerebrale.

La mattina seguente a un incontro dei famigliari con i medici in cui questi avevano ipotizzato la difficoltà di ricontattarlo, Marcello si sveglia e da lì in poi intraprende una paziente, tenace riabilitazione che lo ha riportato a vivere una vita piena di esperienze e di emozioni. Una battaglia vinta con l’aiuto di tutti, dottori dell’Ospedale di Bergamo, famigliari, amici, persone che non hanno mai smesso di dimostrargli quanto gli volevano bene".

Un film sulla forza dell’amore.

"E’ un film sull’eccezionale potere dell’amore, della relazione, della comunicazione. Sul flusso di energia positiva che si può trasmettere stringendosi intorno a una persona che si trova in condizioni di estrema fragilità. Perché questo è anche un film sulla fragilità umana.

Marcello ha avuto intorno a sé tutti i giorni i famigliari e decine di giovani, amici tifosi come lui dell’Atalanta, che sedevano nel corridoio di fronte alla camera in terapia intensiva. Forse questa non è solo la storia di un ragazzo che esce dal coma, ma di un’umanità che deve tornare ad apprezzare quello che abbiamo, le piccole cose quotidiane, un sorriso, la luce del tramonto, la telefonata a una persona cara".

Come si racconta una rinascita in 18 minuti?

Ho scritto quattro sceneggiature di questo film e ho impiegato due anni per trovare il momento giusto in cui girarlo. C’è voluto anche il tempo di costruire un rapporto di fiducia e di intesa con i genitori e il ragazzo, perché gli attori sono loro. Marcello è sdraiato nel buio più completo del mio studio illuminato da un esilissimo raggio di luce a fibra ottica e i famigliari, a lui vicini, rivivono con intensità le emozioni forti di quei giorni, anche se i fatti sono avvenuti nel 2006 e le riprese sono del 2013.

Sempre tenendo alla larga la retorica, ho documentato la riabilitazione girando una parte nella piscina comunale di Brembate con riprese subacquee grazie alla collaborazione dei terapisti. Poi al Centro di Riabilitazione di Mozzo, con gli operatori sanitari che hanno ricostruito il recupero logopedico e motorio fino a quando per la prima volta Marcello è tornato a reggersi in piedi. E’ un film in bianco e nero che diventa a colori nel momento in cui Marcello rinasce".

Da questa conversazione e da una privilegiata visione in anteprima del film, nasce spontanea una riflessione. Quando noi ci svegliamo dal sonno, non sappiamo che cosa hanno in serbo i minuti e le ore seguenti e ci domandiamo se il giorno sarà buono o da dimenticare. Ma chi vive la straordinaria esperienza di un risveglio dal coma non si pone queste domande. Per lui la meraviglia della vita ritrovata, nella ricchezza delle relazioni e degli affetti, porta la gioia di un’esperienza unica e inestimabile. Qualcosa su cui tutti siamo chiamati a riflettere. 

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