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L'abitudine

Crisi e no agli sprechi: doggy bag per gli avanzi La chiedi al ristorante?

Se Rihanna si porta via dal ristorante la mezza bottiglia di Sassicaia avanzata, anche a Bergamo comincia a prendere piede la pratica della doggy bag anche se, come evidenzia la caffetteria Sweet Irene, i clienti si sentono in imbarazzo a richiedere gli avanzi del cibo. E tu l'hai trovata nei ristoranti che frequenti? L'hai mai chiesta?

Secondo un’indagine di Coldiretti un italiano su tre è favorevole al sacchetto per gli avanzi da portare a casa dopo la cena fuori casa, e Bergamo, anche se non ha ancorta un’analisi sui numeri, sembra indirizzata a rispondere positivamente a questa domanda in crescita.

L’abitudine della “doggy bag”, ovvero la “borsa per il cane” in cui riporre quello che non si è consumato al ristorante, anche se spesso gli avanzi non sono affatto destinati a Fido, è diffusissima all’estero e ora, complice la crisi insieme alla volontà di limitrare gli sprechi, anche gli italiani la stanno lentamente riscoprendo.

Nel nostro Paese l’usanza di portare a casa il cibo avanzato in trattoria non era un tabù nel periodo postbellico, ma è andata scomparendo con l’avvento del boom economico degli anni Cinquanta, quando ha iniziato a essere considerata come una richiesta maleducata e da “morti di fame”.

Ora, invece, stiamo riapprendendo questa buona pratica anti-sprechi dall’estero, in particolar modo dagli Stati Uniti, dove è un abitudine consolidata.

Molti gli esempi di celebrità d’Oltreoceano che non si fanno problemi a portare a casa quanto hanno avanzato al ristorante: per citarne solo due, la first lady Michelle Obama che, in viaggio in Italia qualche anno fa con il marito, dopo aver assaggiato la cucina tipica della capitale ha richiesto che gli avanzi di amatriciana le venissero impacchettati, oppure la cantante Rihanna, che recentemente è stata vista uscire da un prestigioso ristorante di Santa Monica esibendo una bottiglia di Sassicaia ancora mezza piena.

La doggy bag sta lentamente entrando a far parte della routine dei clienti dei ristoranti italiani, pur non essendo ancora una pratica diffusissima, sia perché non tutti i proprietari sono inclini a offrirla, sia perché i clienti talvolta si sentono in imbarazzo a richiederla, nonostante sia a volte presente un adesivo nel locale che invita a farlo.

Un esempio di locale bergamasco, cittadino, che offre ai suoi avventori la possibilità di portare via quanto è rimasto sul piatto è la caffetteria-pasticceria Sweet Irene.

Come ha spiegato il titolare Luca Gilbertini, la buona pratica della doggy bag fa parte da anni della politica del locale, anche prima dell’ingresso nel circuito “Il buono che avanza”, un progetto milanese che riunisce tutti i ristoranti che offrono la possibilità di chiedere la doggy bag.

Gilbertini sottolinea che, nonostante Sweet Irene dia questa possibilità, molte persone si sentono ancora in imbarazzo a richiedere il sacchetto di avanzi. L’adesivo che segnala la possibilità di richiederla non basta: non tutti lo leggono, forse sarebbe utile che lo stesso cameriere proponesse la doggy bag.

Intanto l’Ascom evidenzia che non c’è ancora un progetto ben definito per fare in modo che l’abitudine della doggy bag venga adottata dal maggior numero di ristoratori possibile, sono per lo più i singoli ristoranti si stanno organizzando autonomamente in modo che i clienti possano portare a casa gli avanzi.

E tu l’hai trovata nei ristoranti che frequenti? L’hai mai chiesta?

Erika Dossena

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