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Il provvedimento

Annullata la prescrizione, Matteo Rossi ritorna a processo per firme false

La Cassazione cancella la prescrizione, che aveva fatto tirare un sospiro a Matteo Rossi, oggi presidente della Provincia di Bergamo, quando era ancora consigliere provinciale. Nel mirino tornano quelle firme a sostegno di una lista dei Pensionati, da lui autenticate. E per il nuovo numero 1 di via Tasso si accende l’allarme interdizione dai pubblici uffici.

La Cassazione cancella la prescrizione, che aveva fatto tirare un sospiro a Matteo Rossi, oggi presidente della Provincia di Bergamo, quando era ancora consigliere provinciale. Nel mirino tornano quelle firme a sostegno di una lista dei Pensionati, da lui autenticate.

Assistito dall’avvocato Roberto Bruni, il nuovo numero 1 di via Tasso è imputato, con rito abbreviato, per falso ideologico commesso in atto pubblico e in qualità di pubblico ufficiale. E per lui si accende l’allarme interdizione dai pubblici uffici.

Più precisamente, i fatti risalgono al gennaio 2010 quando, in tutte le province lombarde, è in corso la raccolta firme a sostegno delle liste che si presenteranno alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo. Le sottoscrizioni possono essere autenticate da un notaio, da un sindaco, da un consigliere comunale o da un consigliere provinciale. Matteo Rossi, allora consigliere provinciale del Partito Democratico, si è prestato per autenticare le firme per la lista dei Pensionati che, in quella tornata elettorale, avevano corso nella coailizione a sostegno di Filippo Penati, candidato per il centrosinistra al Pirellone.

Il banchetto era stato allestito a Seriate: le firme raccolte in quell’occasione erano 88, tutte autenticate da Rossi. Ad accorgersi che qualcosa non andasse, però, fu un funzionario del Comune di Seriate che, incrociando i nominativi dei sottoscrittori con i certificati elettorali si accorge della presenza di diverse irregolarità, come il nome di una donna morta nel 2009 e di un uomo scomparso nel 1992.

A finire indagato è colui che ha autenticato tutto, Matteo Rossi, che si trova imputato nel 2013. Il suo legale aveva chiesto e ottenuto l’ottenimento della prescrizione per il suo assistito, appellandosi a quanto previsto dal testo unico sulle elezioni che, in casi come questo, non concede più di tre anni all’azione penale. La richiesta era stata accolta dall’allora giudice dell’udienza preliminare Tino Palestra.

Il caso sembrava chiuso ma ora, con la decisione della Cassazione, si è riaperto. E il processo ha ripreso il via, con rito abbreviatooo e ipotesi di reato di falso in atto pubblico.

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